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Intervista a Rita Monaldi

| Approda a Vienna dalla Provincia marchigiana l'autrice di Imprimatur

di Benedetta Trevisani

Il personaggio: Rita Monaldi, giornalista e scrittrice

Rita Monaldi è nata a Porto San Giorgio il 19 aprile 1966, è cresciuta a Pedaso, ha frequentato il Liceo classico a San Benedetto. Un percorso all'interno degli orizzonti circoscritti della provincia picena che non le ha impedito di attingere, già con l'esperienza di studio all'università "La Sapienza" di Roma dove ha ottenuto la laurea in Lettere classiche con il massimo dei voti, una formazione più alta e aperta. Vince infatti una borsa di studio annuale a Vienna e subito s'innamora della città  nella quale sceglierà poi di vivere con il marito Francesco Sorti, anche lui giornalista e scrittore. Sono anni di grandi speranze e di grandi sfide che l'hanno vista diventare giornalista professionista e vivere con alterne vicende la sorte di varie testate giornalistiche tra cui L'Indipendente di Vittorio Feltri. Sfide vinte se oggi può rispondere così alle nostre domande:

Quali sono attualmente i tuoi impegni e i tuoi interessi?
Ora abito felicemente a Vienna con marito e figlioletta e sono autrice, con mio marito Francesco Sorti, di IMPRIMATUR, thriller storico ambientato nella Roma barocca. Pubblicato in Italia nel marzo 2002 da Mondadori, già uscito anche in Francia, Canada, Belgio e Olanda e in corso di traduzione in altre 7 lingue. In tedesco verrà presentato in ottobre alla prossima Fiera di Francoforte. L'ultima bella notizia è la vendita dei diritti cinematografici a una grossa casa di produzione!

Tema centrale di IMPRIMATUR è la battaglia di Vienna del 12 settembre 1683, quella in cui le truppe cristiane spazzarono via definitivamente la minaccia islamica dall'Europa.  Ad aprile prossimo pertanto, in coincidenza con la beatificazione di padre Marco d'Aviano, il cappuccino che all'alba di quel 12 settembre (mentre a NY era ancora l'11) incitò i Re e Principi cristiani all'assalto, la Mondadori farà uscire l'edizione tascabile di IMPRIMATUR nella collana "Oscar Bestsellers".
IMPRIMATUR è il primo di un ciclo di 4 romanzi i cui titoli formano una frase latina:
IMPRIMATUR SECRETUM, VERITAS MYSTERIUM
Ossia: si possono pure stampare tutti i segreti del mondo, ma la Verità resta un mistero. Filosofia che ci deriva dal nostro passato di giornalisti e che trasfondiamo nei nostri romanzi.
Stiamo ora scrivendo SECRETUM, il secondo romanzo della serie, i cui diritti sono già stati acquistati in Olanda, Francia e Germania insieme con VERITAS, il terzo romanzo.


Nascere qui è stato sicuramente un punto di partenza biografico. Lo è stato anche per quanto riguarda i tuoi interessi culturali e la tua attività?
Certamente. A parte la preveggenza di mia madre, che mi ripeteva da piccola che un giorno sarei diventata scrittrice, devo riconoscenza anzitutto alla mia meravigliosa maestra elementare, Libera Capone: un esserino severissimo e leggero come una piuma, buonanima, a cui penso ancora adesso con lo stesso struggente amore col quale ricordo mia nonna. Quanto amore per le lettere mi ha trasfuso! Subito dopo, il pensiero e il cuore corrono alla mia insegnante di italiano alle scuole medie: Fiorella Pirani Amico, di Grottammare, che ha rimpolpato e consolidato quell'amore. Mentre le ricordo ancora mi commuovo, tanto è stato importante il loro contributo alla mia formazione e allo scatenarsi delle mie passioni letterarie.


Da San Benedetto a Vienna, da una piccola città di provincia alla capitale della cultura mitteleuropea. Quali le tappe fondamentali di questo percorso?
Per le tappe effettive, vedi sopra.
Per le tappe del cuore, Vienna è entrata nella mia vita prestissimo, da quando - piccolissima - imparavo a ballare il valzer con mio padre nel salotto di casa mettendo i miei piedini sopra ai suoi, mentre andava il disco a 33 giri della raccolta "Magia dell'operetta" acquistata a rate per posta da "Selezione" Oppure quando, il 1° gennaio di ogni anno, non mancavamo mai all'appuntamento radiofonico e televisivo col Concerto di Capodanno. Quanto mi faceva sognare! Male, malissimo, per la mia tendenza esagerata a costruire castelli in aria. Quando ho potuto scegliere dove usufruire della borsa di studio post lauream, non ho avuto dubbi! Un amore che mio marito ha presto condiviso e anzi è stato lui il primo a dire: "Ma se ci fa tanto sognare, molliamo tutto, dài, e trasferiamoci!". Quando è arrivato il successo di IMPRIMATUR (venduto in mezzo mondo già un anno prima della pubblicazione), abbiamo fatto immediatamente le valigie! Sono ormai due anni che abito in questa magica città, e ancora non riesco a credere di avercela fatta.

Che cosa significa per te il viaggio e che cosa il ritorno?
Canta Garcìa Lorca: "Chi cammina dimentica, chi resta sogna." È un invito che faccio a tutti. Mai fermarsi a un tempo, a un luogo. Si finisce per passare la propria vita sospirando. Mi fa tanta malinconia, quando rivedo i vecchi compagni di scuola, udire che parlano e parlano degli anni di liceo come se fosse un universo fatato finito ieri e dopo non avessero più vissuto. Ricordano ogni più piccola virgola e ripetono sempre le stesse storie. Hanno scelto di non crescere più. Io, invece, ho scelto di non fermarmi. Sporta a quadretti sottobraccio e gabbia del canarino in spalla, me ne sono andata via. Non avevo assolutamente idea di quanto mi aspettava. La mia vita, grigissima fino ad allora, è diventata un turbinìo da romanzo. E io sono diventata un'altra persona. Ascolto a volte a bocca aperta i racconti dei miei amici di liceo su di me: io non ricordo nulla. A furia di andare e andare, come dice Lorca, ho dimenticato. Ho visto e vissuto tanto, dopo. E non parlo del successo: quello è venuto adesso. Parlo, invece, delle scoperte e delle sfide, grandi e piccole, delle lotte e delle battaglie, delle sconfitte e delle rinascite. "La vita è dura, ma io sono più duro" mi rispose una volta il mio professore all'università, quando mi lagnavo della durezza della vita. Ne ho fatto il mio motto.

Come è presente il luogo d'origine nell'opera?
Basta aprire IMPRIMATUR. Ho voluto, in accordo con mio marito, dare un ruolo alla mia regione, alla mia provincia. E così, chi leggerà il romanzo, troverà due personaggi di Fermo, entrambi molto importanti per la trama. Uno, Pompeo Dulcibeni, di reale ha soltanto il cognome, attestato nella Fermo del XVII secolo. L'altro, invece, è un personaggio storico: il medico Giovanni Tiracorda, uno dei più stimati archiatri pontifici del '600, maestro del grande Lancisi. Volendo inserire un piceno in IMPRIMATUR, cosa meglio di un medico? I Papi del '600, infatti, si facevano curare solo dai marchigiani, soprattutto piceni. Le nostre ricerche sono partite dalla Biblioteca Comunale di Fermo. Lì la nostra scelta è caduta su Tiracorda. Di lui, tra l'altro, abbiamo rintracciato in Biblioteca Vaticana una simpatica caricatura disegnata da un altro piceno, un pittore di Comunanza, molto famoso all'epoca alla corte pontificia: Pier Leone Ghezzi.
Tiracorda oggi è completamente sconosciuto: a parte un paio di righe in vecchie raccolte di piceni celebri, nessuno aveva mai fatto prima di noi uno studio sulla sua vita. A Roma, ci siamo rivolti alla chiesa storica dei piceni: San Salvatore in Lauro, che ospita ancora oggi il Pio Sodalizio dei Piceni e il suo antichissimo archivio. Lì, con enorme emozione, abbiamo scoperto, vecchie e dimenticate, le carte private di Tiracorda: i resti della sua biblioteca (quasi tutta bruciata dalle truppe napoleoniche per riscaldarsi d'inverno!), i conti della spesa della moglie Paradisa, le ricevute del sarto, del falegname, del necessario per il mantenimento di carrozza e cavalli, varie lettere private e così via. Abbiamo compulsato persino il suo testamento e l'inventario dei suoi beni, dove veniva minuziosamente descritto anche quanto si trovava nei cassetti. E cosa scopriamo? Che Tiracorda abitava giusto a fianco del "Donzello", la locanda da noi scelta come teatro dell'azione in IMPRIMATUR! Incredibile. Uno dei non pochi fenomeni curiosi, oserei dire paranormali, capitatici durante la stesura del libro.
Grazie a noi, inoltre, il Pio Sodalizio dei Piceni si è accorto di Tiracorda e dei tesori che giacevano dimenticati nel proprio archivio, e ha commissionato degli studi sulla sua vita. Insomma, con IMPRIMATUR sono riuscita anche a rendere un buon servizio alla mia terra e a farle pubblicità in tutto il mondo. Da Los Angeles a Seoul e Tokyo, passando per Madrid, Berlino e Mosca, leggeranno dei piceni e della città di Fermo.

Quali sono a partire da ora i tuoi progetti o le tue aspettative?
Se parliamo di progetti e aspettative in relazione alla mia terra, questi coinvolgono soprattutto mia figlia. Me la sto assaporando come in un sogno ora che ha solo due anni, ma penso con gioia anche al momento in cui sarà in età da poterle raccontare la mia storia, a partire da Pedaso e San Benedetto - le mie parti - fino a Vienna, le sue parti. Sarà curiosa, mi chiederà, e io le racconterò. Vorrei portarla dove sono nata e cresciuta, e farle respirare un po' l'aria salmastra e la mentalità di quei luoghi, dove tra l'altro lei ha vissuto la prima estate della sua vita. Non sarà facile, forse. Il mondo della sua mamma da bambina è così diverso dal suo: niente turbinio di slitte o di pattini sul ghiaccio, ma pacati pomeriggi in riva al mare a raccogliere conchiglie con la nonna.

15/03/2003





        
  



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