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Estorsione e sequestro di persona: sgominata gang albanese

| SAN BENEDETTO - I quattro avrebbero anche rapito e malmenato un minorenne.

di Paola Pennacchietti

Sequestro di persona, a scopo di estorsione, estorsione e rapina aggravata. Sono queste le pesanti accuse con le quali le Squadre Mobili di Ascoli e Teramo hanno sgominato una pericolosa banda albanese che operava tra San Benedetto, Grottammare e Acquaviva. I quattro sono accusati di avere taglieggiato un imprenditore albanese titolare di un'attività di import-export a San Benedetto, di averlo rapinato e di avere rapito un minorenne di 16 anni, prelevandolo direttamente nel centro della città. Nel corso dell'operazione è anche stato sequestrato un fucile Kalashnikov, munizioni, due caricatori. Tre degli albanesi arrestati, inoltre, si trovavano già in carcere perché erano rimasti coinvolti solo qualche settimana fa in un'inchiesta legata al traffico di droga tra le Marche e l'Abruzzo.

 

La gang albanese era composta da Elton Avdiaj, 26 anni, Julian Velja, 27, Allir Xafa, 34 ani, Elvis Hylviu di 28 anni, tutti residenti in Abruzzo tra Tortoreto, Bellante e Alba Adriatica. L'organizzazione che avevano formato è stata definita dal capo della Mobile di Ascoli Fausto Lamparelli "molto pericolosa".

 

A portare i quattro in carcere è stata la denuncia dell'imprenditore al quale avevano chiesto il pizzo. Cinquemila euro a settimana che l'uomo non poteva pagare. Per convincerlo, i quattro hanno usato pesanti minacce. L'uomo ha pagato allora 1.000 euro, ma la somma non ha soddisfatto i suoi sfruttatori che ad un certo punto hanno rapito nel pieno centro della città un ragazzino di 16 anni, amico dell'imprenditore. I quattro avrebbero incappucciato, legato e malmenato il ragazzo e poi portato in auto nelle campagne di Acquaviva. Qui i sequestratori avrebbero chiesto all'imprenditore di raggiungerli e una volta sul posto sarebbe stato picchiato e minacciato a sua volta, anche con una pistola. In quell'occasione i quattro albanesi gli avrebbero anche rapinato 6.000 euro che l'uomo aveva in tasca.

 

Terrorizzato, l'imprenditore ha denunciato alla Polizia quello che gli stava accadendo e sono partite le indagini, nel corso delle quali è poi stato recuperato il Kalashnikov. Gli investigatori lo hanno trovato lungo la Bonifica, assieme a due caricatori e 54 proiettili. L'arma è stata attribuita con certezza alla banda che se ne sarebbe sbarazzata in fretta e furia, forse perché aveva capito che la Polizia era ormai sulle sue tracce.

 

Durante l'indagine, effettuata con appostamenti e pedinamenti, gli agenti hanno verificato che i quattro albanesi conducevano un tenore di vita altissima, girando con auto di grossa cilindrata . Denaro che non poteva certo venire da quell'unica estorsione nei confronti dell'imprenditore albanese.

 

Mentre l'inchiesta andava avanti, tre elementi della banda sono finiti in carcere in Abruzzo con l'accusa di traffico di droga. Un particolare che ha fatto supporre agli inquirenti che l'organizzazione criminale potesse avere altri interessi tra le Marche e l'Abruzzo e che forse le estorsioni potessero riguardare altri imprenditori, sempre albanesi. Il denaro  che la banda riusciva a mettere insieme in questa maniera poteva servire a finanziare altre attività, forse propria quella del traffico degli stupefacenti per cui tre membri del clan erano finiti in manette.

 

Gli elementi messi insieme nel corso dell'inchiesta hanno portato il gip del Tribunale di Ascoli Annalisa Gianfelice, su richiesta del Pm Carmine Pirozzoli, a emettere quattro ordinanze di custodia cautelare, di cui tre eseguite in carcere. Il quarto albanese è stato arrestato nell'Ufficio Stranieri della Questura di Teramo dove si era recato per il permesso di soggiorno. Gli altri vivevano regolarmente in Italia da almeno due anni e fino all'arresto in Abruzzo non avevano precedenti.

 

L'inchiesta va avanti, per cercare di capire se i quattro avessero complici o dipendessero da strutture criminali più complesse. Sono state eseguite diverse perquisizioni negli appartamenti usati dalla banda e si cercano le armi con le quali la banda aveva minacciato l'imprenditore al momento del sequestro.

31/03/2003





        
  



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