Confcommercio: No al referendum sull'allargamento dell'art 18 ad imprese con meno di 15 dipendenti
| ASCOLI PICENO - Presa di posizione dell'organizzazione dei commercianti ascolani che ha promosso sul tema una riunione.
Presso la Sede Confcommercio Provinciale si è svolto il 1° incontro del Coordinamento Provinciale per il NO, al referendum del 15 Giugno, sull'estensione dell'applicabilità dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori anche alle piccole imprese fino a 15 dipendenti, le quali, se prevalessero le ragioni del SI, sarebbero obbligate al reintegro del lavoratore licenziato, senza giusta causa, così come già accade per le imprese maggiori.
Alla prima riunione del Coordinamento Provinciale, oltre al presidente provinciale Confcommercio Benito Calvaresi ed al direttore Giorgio Fiori, hanno presenziato Luciano Vinoli, per la Confindustria, Dante Teodori per la Confederazione Italiana Agricoltori-CIA, Desiré Basile per la CNA e Santalucia per la Coldiretti.
Tutte le altre Organizzazioni della piccola e media impresa, della provincia, formalizzeranno nei giorni prossimi la loro adesione al neocostituito Coordinamento, in linea con quanto già definito a livello nazionale. Infatti, oltre alle Organizzazioni Nazionali delle Associazioni sopra elencate, hanno aderito al Comitato Nazionale per il NO anche la Casa-Artigiani, la Compagnia delle Opere, la Confagricoltura, la Confapi, la Confartigianato, la Confcooperative, la Confesercenti e la Confetra-Trasporti.
Il Coordinamento provinciale per il NO, che tornerà a riunirsi nelle prossime settimane per programmare alcune iniziative locali di più ampia sensibilizzazione verso le ragioni del NO, ha riassunto i 7 motivi principali secondo i quali è necessario votare NO, che si evidenziano di seguito:
1. Tre le sentenze della Corte Costituzionale e trenta della Cassazione hanno ribadito e ampiamente motivato le ragioni per le quali è necessario mantenere, in tema di rapporti di lavoro, un regime differenziato tra grandi e piccole aziende.
2. Le forze sindacali sino ad ora non hanno mai assunto iniziative formali per opporsi a queste sentenze e, quindi, per modificare quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori.
3. La riforma proposta dal referendum impedirà al sistema delle piccole imprese che oggi danno un contributo fondamentale, in termini di valore aggiunto, del 42,8% (imprese con meno di 20 addetti) alla creazione di nuovi posti di lavoro di restare competitive sul mercato e, quindi, di contribuire al processo di sviluppo della nostra economia.
4. La riforma creerà un altro, pericoloso e probabilmente irreversibile, scivolo verso il sommerso, l'abusivismo e l'economia illegale.
5. La riforma manderà in pezzi il sistema di imprese che, nelle aree del sottosviluppo, sono già costrette ad operare, soprattutto per carenza di infrastrutture e per la situazione del mercato, in condizioni di estrema precarietà.
6. La riforma costringerà centinaia di migliaia di imprese, già salassate dall'aumento delle tariffe e del costo di tutti i servizi, non solo ad utilizzare a piene mani gli strumenti che oggi consentono forme di lavoro precario, ma anche a dirottare altrove le risorse disponibili per nuovi investimenti.
7. La riforma colpirà proprio quel settore di imprese che, non disponendo di quel sistema di ammortizzatori sociali oggi utilizzabile solo dalle grandi aziende, non può fare mai leva su strumenti che gli consentano, soprattutto nei momenti di crisi, di far fronte alle perdite di bilancio.
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22/04/2003
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