Geriatria: è necessaria una rivoluzione culturale.
| SAN BENEDETTO Continuiamo il nostro viaggio nel mondo della sanità locale visitando il reparto del dott. Domenico Sabatini.
di Giovanni Desideri
Non ingannino i modi da principe di Danimarca: il dott. Sabatini non si limita a togliersi svariati sassolini dalle scarpe, ma fornisce una pars costruens di non poco momento durante il suo racconto sulla situazione della Struttura Complessa di Geriatria, di cui è direttore dal 1999, presso l'Ospedale Madonna del Soccorso'.
Premessa. La nostra disciplina si trova, per ragioni di mentalità locale', nell'infernale situazione di dover giustificare la sua stessa esistenza. Ad alcuni sembra che Geriatria sia un doppione di Medicina o delle varie aree specialistiche. Non è così! È penoso dover perdere ogni volta del tempo a giustificarsi! Che si sappia invece che in più del 60% dei casi le invalidità sono causate da approcci sbagliati al disagio dei pazienti: è sbagliatissima la cultura dell'immobilismo su un letto (in ospedale o a casa), degli accertamenti', delle cure di lungo periodo che non risolvono nulla, dunque di una spesa sanitaria senza costrutto sui casi cronici. Al contrario, si deve partire e non ci si deve più discostare dal concetto di autonomia della persona', che è un concetto fondamentale, dal quale discendono molte conseguenze e molti cambiamenti da operare, specie nella mentalità delle persone: che siano anziani o loro familiari. Per esempio, la conseguenza di ricoveri meno prolungati e di una grande efficienza operativa.
Che fare? Nei confronti della Geriatria e dei suoi esponenti si deve cambiare mentalità: concretamente, questa disciplina deve essere considerata una disciplina di pronto intervento. Il geriatra deve essere allertato in qualsiasi momento del giorno e della notte, nei giorni festivi o in quelli feriali (distinzioni assurde!) perché il suo intervento è prezioso nella fase acuta di un evento patologico, in prossimità della sua insorgenza. In questo modo il geriatra opererà in due direzioni: non solo, come pure si deve, di concerto con gli altri specialisti (ortopedici, cardiologi ecc), ma anche e soprattutto in vista di una buona condizione globale del paziente. Le faccio degli esempi: non serve a nulla la fisioterapia in quanto tale, protratta per mesi ed anni. La fisioterapia va fatta per raggiungere scopi precisi. Una volta individuati tali scopi, è più facile raggiungerli, mentre se si opera alla cieca non si andrà da nessuna parte. E così, con una battuta, si potrà dire che sta bene' l'anziano capace di allacciarsi le scarpe (concetto di valutazione funzionale): è da evitare che lo si distenda su un letto a perdere la sua autonomia e la sua capacità di muoversi (terapia occupazionale). Coloro che invece sono affetti dai disagi dell'età' non dovrebbero essere privati di un ambiente confortevole e familiare, fatto di luoghi e persone, a casa o in ospedale, prendendo coscienza senza patemi d'animo della loro condizione di anziani.
Dove va la A.s.l. 12? Ho superato iniziali divergenze con il commissario straordinario, il dott. Marabini, e oggi c'è una certa sintonia, sia teorica che operativa. Quello che ho detto a proposito del pronto intervento e della concretezza degli obiettivi è al tempo stesso la strategia condivisa con la dirigenza e il percorso che tutti insieme ci siamo dati. Non vogliamo prendere ad esempio ciò che accade a Milano, dove sei reparti di Medicina producono' anziani invalidati e spediti a geriatria per una specie di trattamento terminale', ma semmai vogliamo ispirarci all'eccellenza di Brescia, dove la collaborazione di tutto l'ospedale con le esigenze dei singoli reparti e con geriatria in particolar modo è al massimo dei livelli possibili. Nelle Marche abbiamo certamente tutte le strutture che occorrono, ma anche difetti di mentalità e cose da fare. Un dato conclusivo, coerente con quanto ho detto: la qualità di un reparto come il nostro finisce per essere opera del personale infermieristico. Ai nostri infermieri vengono richiesti gesti poco gratificanti, ma fortissime motivazioni per andare avanti possono venire dalla consapevolezza degli obiettivi concreti di cui ho detto. È quello che cerchiamo di fare ogni giorno.
I dati. Il reparto è diretto come detto dal dott. Domenico Sabatini, che si avvale della collaborazione dei dott. Sfrappini, Infriccioli, Franchi. Gli infermieri sono 16 e 4 gli operatori tecnici dell'Assistenza. Sono presenti tre ambulatori: per il ricevimento, la densitometria ossea e la diagnostica eco-doppler vascolare. Prestazioni assicurate: visite specialistiche geriatriche, valutazioni multidimensionali, diagnosi e cura della malattia arterosclerotica, delle sindromi oseoporotiche, delle malattie della tiroide, del deterioramento cognitivo. I posti letto sono circa 20, in fase di riorganizzazione per spazi e finalità degli interventi.
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17/05/2003
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