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Ma come parli?

| L'idioma di San Benedetto, i suoi costumi.

di Giovanni Desideri

Alzi la mano chi sempre si è astenuto dal fare rilievi sul modo di parlare degli altri. La galleria dei luoghi comuni ormai si è arricchita di nuovi pezzi pregiati.
Insospettabili sbottano: 'non parlano più correttamente nemmeno in televisione' (sede dell'ortodossia in una remota età dell'oro?). L'Italia linguistica che si scorge da una città turistica come San Benedetto, poi, è una collezione di accenti, di parlate, di dialetti diversi, alcuni più graditi altri meno, giusti i gusti.

Ma il nostro problema, qui, sia ciò che avviene da noi: come si parla a San Benedetto? Alcuni sentono il proprio dito indice fremere/anelare a levarsi in reprimende, previa ricognizione della teratologia linguistica del borgo. E se a tutto si resiste fuorché alle tentazioni, lanciamoci sì anche noi in osservazioni sparse e umorali. Facciamo la morale, per gioco, per poco.
Ma premettiamo: gli sparlanti in oggetto siamo anche noi, non ci colpisca il contrappasso in vita (altri: legge di Murhpy) di sviste colossali nel mentre parliamo di sviste altrui.

I peccati veniali: la nostra pronuncia. Incriminata unica la diciottesima dell'alfabeto italiano: lettera s, orrendamente sibilante appo la cittadinanza tutta, seguita da vocale o consonante. Forse meno se da vocale, irrimediabilmente se da consonante. In questo caso tramortiscono l'udito anche di un ascoltatore semiassopito: dispiacciono le pronunce 'st', 'sf', 'sc', 'sb' e simili.
È già abbastanza per convocare un drappello di logopedisti di pronto intervento. Ma nemmeno tutti riescono a non cadere in altre paludi: 'niente' è parola difficile da pronunciarsi per noi, una vetta che pochi scalatori conquistano senza evitare lo sconsolante 'gnente'.

Prova dell'amplificazione: concittadini intervistati 'alla televisione' o parlanti in apposito microfono solfeggiano in esauriente successione tutto ciò di cui (non) sono capaci: fiumi di s  a graffiare i timpani. Inoltre: alla prova del microfono i più intendono abbandonare l'eloquio di tutti i giorni. Tutte le fronti si imperlano nello sforzo di non compiere errori. Pochi restano sul campo bipedi e non supini, per aver commesso solo.. lievi imprecisioni.

La grammatica facciamo un'altra volta, l'importante è quello che si ha da dire, non è così? Non mette conto puntualizzare con morettismi: 'chi parla male pensa male e vive male!'. Magari smettere di fumare è più salutare, più urgente, diranno certi con ragioni da vendere. Biologiche.

Milano. È la città-Accademia-della-Crusca nell'immaginario del con-cittadino: burlette sullo straparlare locale hanno per controparte Milano, i milanesi. 'Un sambenedettese a Milano va allo stadio!'. Barzellette. 'Una signora di Milano va al mercato a San Benedetto!'. Perché mai Milano? Chissà. Giù a nord.

Ancora dal campionario locale: i saluti, dare del lei/del tu. 'Buongiorno/buonasera': formali, troppo, non per tutti. Se non vuoi gelare l'uditorio meglio un 'salve': né carne né pesce. Per chi conosci e non conosci. Meglio ancora, meglio di tutti un 'ciao' liberatore: informale, confidenziale, nullaugurante. E talvolta inadatto, frutto di pigrizia, svogliato, apatico. Il 'ciao' non ha l'oro in bocca, il 'ciao' non si vede dal mattino. 'Ciao' e tutti ti danno del tu, come insegna tramite esempio il presidente-operaio. Ma se necessità impone l'aborrito 'lei', allora preparatevi alla corrente alternata, eventualità sempre in agguato: 'lei preferisce il mare o la montagna? Dove sei stato più spesso?'. La coerenza non è di questa provincia e comunque il lei e annessi bizantinismi non sono amati: non come il francese 'vous' per i francesi, il loro 'bonjour' validi per tutti, senza pesi e contrappesi. Non consta di là dell'Alpi il sempre sgradevole 'salve'. I costumi, fortuna o sfortuna, meglio o peggio, da noi sono 'da bagno'.

Come finivano le storielle sopra? La signora milanese al mercato messa in guardia dal reprobo sambenedettese: 'signora stia attenta, ché lì si sgaliscia!'. L'altra è troppo lunga. Un'altra volta. Non è di più e meglio delle algide (al confronto) sviste del dottor Cottard della Recherche?

06/05/2003





        
  



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