Acqua bene comune dell'umanità
| Garantire l'accesso all'acqua per tutti entro il 2000: era questo il traguardo che le agenzie internazionali si erano poste dal dopoguerra in poi.
di Pierluigi Addarii*
Garantire l'accesso all'acqua per tutti entro il 2000: era questo il traguardo che le agenzie internazionali si erano poste dal dopoguerra in poi. Eppure, tracciando un bilancio in questo 2003
- proclamato dalle Nazioni Unite "Anno internazionale dell'acqua" - questo traguardo sembra sempre più lontano.
La devastazione delle risorse idriche del pianeta continua in misura considerevole. Il numero delle persone che non ha accesso a un'acqua potabile e sana non fa che aumentare: secondo l'OMS sono 1,8 miliardi di uomini.
Di fronte a questa situazione drammatica, causa di miseria, malattie e fame, la comunità internazionale è chiamata a progettare una nuova politica mondiale di gestione e regolamentazione dell'acqua per garantire l'accesso alla risorsa come "diritto umano", contrastando la sua mercificazione.
Purtroppo, sia nel corso del Forum Internazionale del marzo 2000 tenuto a l'Aaja che durante l'Assemblea di Johannesburg del dicembre 2002 i capi di Stato e di Governo presenti hanno formalmente rifiutato di riconoscere l'accesso all'acqua come diritto universale, concordando invece sul fatto che l'acqua deve essere considerato un "bene economico" ed introducendo il primato della privatizzazione dei servizi connessi all'acqua (raccolta e distribuzione). In tal modo questo bene primario esce dalle leggi e dai trattati delle istituzioni pubbliche locali e globali per entrare definitivamente in quelle economiche.
In Italia, la Finanziaria del 2002 (art. 35), seguendo questa logica, sta imponendo la trasformazione di tutte le aziende municipalizzate e consortili che gestiscono il consorzio idrico in s.p.a., con la partecipazione almeno al 40% di privati. Molti comuni ed alcune regioni si stanno opponendo a questa operazione, ed anche alcune forze politiche hanno avviato una riflessione su questa materia.
Ed è per questo motivo che va segnalato ed apprezzata l'iniziativa del Consiglio Provinciale di Ascoli Piceno che ha promosso la costituzione di un cartello di "Province per l'acqua"(Ascoli Piceno, Ancona, Aquila, Campobasso, Chieti, Isernia, Macerata, Perugia, Pesaro e Urbino, Pescara, Rieti, Teramo, Terni), che hanno aderito alla "Carta dell'acqua" e promuoveranno iniziative comuni di sensibilizzazione e di cooperazione internazionale.
La Consulta Provinciale per la Pace auspica che questo segnale sia raccolto anche dalle Amministrazioni Comunali e che vengano promosse "le forme più innovative di partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche dell'acqua a livello locale tramite gli strumenti della democrazia rappresntativa
e tramite un'intensa opera di formazione e informazione dei cittadini in materia d'acqua" (dalla "Carta dell'acqua").
*Presidente della Consulta Provinciale per la Pace
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05/06/2003
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