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Lettera aperta al Sen. Amedeo Ciccanti

San Benedetto del Tronto | La lettera parte dalla presa di posizione per il Casinò.

di Cornelio Pierazzoli

Ho letto un Suo intervento  nel quale, dopo un caloroso panegirico dedicato ad Assessore e Consiglieri Comunali  dell' UDC,   c'è uno splendido pistolotto sulle motivazioni che spingono certi politici a impegnarsi al servizio del popolo.
Cito testualmente:
"Facciamo politica perché c'interessano le sorti dell'uomo nel suo vivere quotidiano e nella sua esperienza storica su questa terra. Concepiamo la politica come servizio, quello che pensiamo noi viene dopo…".
Non che io non creda a questi principi; ho avuto la ventura di vivere la vita della vecchia DC forse ancora da prima che Lei Senatore venisse alla luce, questo non è certamente un mio merito ma una semplice constatazione di….vecchiaia. Ma una domanda è d'obbligo e qui veniamo alla interrogazione.

Come si fa a conciliare le affermazioni suesposte, e gli ideali cristiani che implicitamente sottintendono e che  devono permeare l'agire di un politico militante in un partito che si rifà a tali principi,  con il fatto di essere uno strenuo promotore e difensore della istituzione nella nostra città di un casinò?  Tanto da difendere tale istituzione anche in un contraddittorio pubblico, finito quasi in rissa, con il Rev.do Padre Rastrelli, in occasione di un incontro di alcuni mesi or sono tenuto presso una  sala del Calabresi.

Io personalmente faccio parte del comitato del "No al casinò" proprio perché credo nell'insegnamento della Chiesa, nei suoi principi morali,  nell'istituzione della famiglia che è alla base della nostra società civile. Questi sono sentimenti condivisi dalla maggior parte dei componenti delle nostre comunità parrocchiali, tanto è vero che in una affrettata raccolta di firme, organizzata per una sola giornata  alla porta delle Chiese, sono state raccolte alcune migliaia di adesioni di quegli stessi cittadini e con l'appoggio di quegli stessi parroci tra i quali alcuni politici e tra essi anche Lei Senatore, sono usi raccogliere consensi.

D'altra parte anche Mons. Vescovo, nell'omelia pronunciata in occasione della Messa Solenne per la festività del Santo patrono, si è espresso molto recisamente contro il gioco d'azzardo. Il relativo testo è riportato nel numero N° 20 de  L'ANCORA .
Ci si dirà: non è vero che il casinò sia apportatore di mali, anzi porterà solo benefici alla città!

Ma Senatore, con quale elementi di prova si può affermare ciò?  Al contrario, prova certa in senso negativo è che, allo stato attuale, nelle quattro province dove sono localizzate le uniche case da gioco esistenti in Italia si raggiunge il massimo di condanne per alcuni resti tra i quali, ad esempio, l'emissione di assegni a vuoto (veda lo studio: LA MOBILITA' DEL CRIMINE IN ITALIA - un'indagine territoriale di legautomnomie )  d'altra parte tutte le Associazioni Antiusura, sorte nel territorio nazionale,  tra le quali anche quella di San Benedetto, sono a conoscenza di quanti e quali siano i danni prodotti dalla malattia  del gioco d'azzardo, scrivo malattia perché ormai così è ritenuta dalla letteratura scientifica e sono numerosissimi i SERT (servizio tossicodipendenze) che si stanno attrezzando per la cura di questo nuovo tipo di dipendenza.

Si dice, che i giocatori incalliti lo fanno già nelle bische clandestine, ed allora perché non liberalizziamo le droghe visto che ormai i tossicodipendenti le trovano su tutte le piazze e vie? Perché non legalizziamo la prostituzione pubblica, con relativo sfruttamento delle donne, visto che di sera le stesse vie, molto spesso, sono tutte un ammiccare di sculettanti donnine?

Non c'è forse ancora un articolo di Codice Penale che dichiara illegali questi comportamenti così come il gioco d'azzardo? I legislatori estensori dei codici erano forse tutti dei bacchettoni o non, piuttosto, politici e uomini di stato preoccupati delle salvaguardia di quei principi morali, non solo cristiani, che hanno permeato e che permeano anche ora la nostra società?

I vantaggi del casinò staranno forse, come risulta dal progetto di legge in gestazione, in quel 20% derivante dalla spartizione degli utili risultanti dalla gestione privata delle case da gioco?. Ma, chi controllerà una corretta gestione? Basterà una serie di vincite eccezionali per vanificare anche gli utili; alcuni recenti scandali  in case da gioco esistenti dovrebbero  far testo.
Caro Senatore, ci ripensi. Non è certamente disdicevole cambiare opinione, anzi è sintomo di appartenenza al novero degli  "uomini  forti e liberi" !

12/08/2003





        
  



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