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"Perchè ho dato le dimissioni dal Premio Bizzarri"

| Italo Moscati esce allo scoperto ed elenca i tanti perchè della sua decisione.

di Italo Moscati

San Benedetto mi piace. Al Premio Bizzarri per il documentario eravamo arrivati alla decima edizione in crescendo, con la definitiva conquista di una credibilità e di un successo riconosciuti da tutti. Poi, mi sono deciso a prendere una decisione che avevo maturato da almeno due anni in qua, dopo sei di mia direzione artistica e altri tre di collaborazione nella giuria e nel comitato scientifico.

Che cosa è accaduto? Qualche palma delle molte che abbelliscono una città già bella mi è caduta addosso? Le palme, quelle no. I sanbenedettesi devono sapere i fatti, come del resto mi sollecitano a fare gli amici del luogo, che sono moltissimi; e gli autori e giornalisti d'altre parti d'Italia, che pure sono moltissimi. Mi sono trovato di fronte ad una situazione difficile e provocatoria.

La crisi finanziaria, che pure c'è, ma che non è grave, è una facciata, per molti aspetti. In realtà, ciò che non andava era il modo con cui la Fondazione che amministra il Premio abbia cominciato a colpire in modo serio l'attività artistica e culturale del Premio stesso. Da un lato, e' stato sciolto il comitato scientifico; isolata praticamente  la direzione artistica nella impossibilità di comunicare con i vertici della Fondazione;  è stata eliminata la rivista "Libero", intitolata al nome al regista sanbenedettese che ispira la rassegna, riducendola da trimestrale di prestigio a catalogo annuale.

Ancora: c'è stata l' eliminazione di alcuni indispensabili collaboratori a Roma sul piano della comunicazione e delle relazioni; il forte condizionamento nella scelta degli ospiti e dei testimoni (poca o alcuna volontà di avere ancora personaggi come Antonioni, Cavani, Rosi, Greenanway, Wiseman, eccetera); i silenzi e i continui rinvii nell'esaminare le proposte e i progetti per le singole edizioni del Premio; taglio dei giorni di proiezione;
l' eliminazione della presenza degli studenti-ospiti nel corso della rassegna; il taglio drastico alle presenze dei giornalisti e critici;  cancellazione della importante e affermata collana "Il pianeta proibito"; e l'elenco potrebbe continuare a lungo.

Da un altro lato, ed è una cosa non meno dannosa, i supremi vertici della Fondazione, contrariamente alle promesse, non hanno saputo o voluto svolgere alcuna manifestazione sul piano locale durante l'anno, con  o senza la scuola, bruciando qualche iniziativa che in passato era stata pur presa; non c'è stato alcun incontro-dibattito-proiezione con i partecipanti, specie i vincitori del Bizzarri, fuori dai giorni dello stesso Premio, e così non si è tenuto in vita il rapporto con i fermenti del mondo del film-documentario e con le sue organizzazioni:.

Per giunta, nel corso degli anni si sono perduti i collegamenti con la realtà della zona e della regione Marche; stenta a partire la Mediateca provinciale che ha congelato il patrimonio di film raccolti durante il Premio; non è stata seriamente cercata alcuna sponsorizzazione anche per il programma del Decennale; infine, non sono stati coinvolti l'amministrazione comunale, altri centri culturali e associazioni. Insomma,è stato fatto poco o niente.

Sono d'accordo con Fabrizio Pesiri- unico vero, prezioso collaboratore del Premio con Dante Albanesi- che mi ha riferito di avere detto in Fondazione: "Ma glielo avete fatto fare il direttore artistico?".

Ecco, il lavoro c'è, riconosciuto ovunque, e anche in città. Qualcosa abbiamo realizzato. Era ed è sotto gli occhi di tutti. Però, potevo rimanere in queste condizioni? No, non potevo. Ecco tutto. E confermo la simpatia per la città delle palme, per i suoi abitanti e per i tanti che sono venuti al Premio. Un particolare saluto a Elvira Bizzarri, vedova di Libero, il regista che ho conosciuto e stimato. 

24/08/2003





        
  



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