Nuovi scrittori, nuovi lettori: Paolo Nori e i suoi fan.
San Benedetto del Tronto | Lo scrittore ha presentato ieri sera, mercoledì 27 agosto, il suo ultimo libro Gli scarti'.
di Giovanni Desideri
Paolo Nori scrive accanitamente come si parla, tentativo che gli è riuscito e già da qualche anno. La sua scrittura è particolare, inedita, originale, adatta per essere amata o rifiutata, ma non per lasciare indifferenti: è ciò che accade leggendo uno qualunque dei suoi libri.
L'ultimo, Gli scarti (Feltrinelli, Milano, 2003, pp. 146, 8 ), l'autore l'ha presentato ieri sera, mercoledì 27 agosto, nell'ambito della rassegna 'Sculture e scrittori', che faceva tappa di fronte all'angelo di Kostabi, in viale Secondo Moretti a San Benedetto del Tronto, per il terzo ed ultimo appuntamento.
La rassegna, seguitissima nel corso dell'estate, era stata organizzata dalla Confesercenti, dal Sindacato Italiano Librai e dalla libreria 'la Bibliofila' di San Benedetto, a partire da un suggerimento di Alain Elkann, già in riviera il 15 luglio scorso per presentare il suo ultimo libro, presso la Palazzina Azzurra. Elkann era rimasto entusiasta per l'arredo del centro cittadino, con statue.
Così Paolo Perazzoli, ex sindaco ed attuale segretario regionale della Confesercenti e Mimmo Minuto della 'Bibliofila' hanno raccolto e perfezionato l'idea. A loro va la gratitudine delle moltissime persone che hanno seguito questo e i precedenti incontri: con Carlo Lucarelli (25/7, intorno alla scultura di Enrico Baj) ed Enrico Palandri (21/8, presso la fontana di Nespolo).
Ieri sera brillava di luce non riflessa la fedeltà allo scrittore di Roberta Luzi, una ragazza arrivata appositamente a San Benedetto da Fano, in treno, intorno alle 8. Già seduta in prima fila, da sola, mezz'ora prima che lo scrittore salisse sul palco, poi attentissima a non lasciar cadere una parola delle vivaci e divertenti letture di Nori o un'idea che Nori esprimesse intorno ai suoi libri e a quelli altrui: a) se la letteratura non smuove le montagne muove però le persone; b) si leggerà poco in Italia, si legge bene.
Gli scarti, come anche gli altri libri di Nori, ripercorre innanzitutto la storia della propria genesi, con un procedimento onnivoro, per il quale nulla di ciò che capita a Learco Ferrari, alter ego dell'autore nel libro, sembra sfuggire alla forza gravitazionale della scrittura. E già questo risponde a chi parla di 'minimalismo' e di 'scrittura per ragazzi': non è chi non veda un riferimento a Proust, che Nori cita espressamente in altri libri e che pure sconfessa un attimo dopo (ma naturalmente excusatio non petita
).
Conversando con la prof.ssa Benedetta Trevisani, conduttrice della serata, Nori ha infatti ricondotto la letteratura alla pratica quotidiana della scrittura, rifiutando etichette e quel modello di scrittura che consiste nello 'scrivere come si scrive': "io ho deciso di diventare scrittore nel '96, a 33 anni, perché finita l'università non sapevo proprio cosa fare. Da allora scrivo moltissimo, come 'si parla'. 'Aldo Buzzi nella 'Lattuga di Boston' dice che darebbe l'ergastolo' a chi scrive 'pallone' e una riga sotto 'sfera di cuoio' per evitare la ripetizione!". E bastava esserci per rendersi conto che non c'era alcuna leziosaggine in tutto questo, per abbracciare la causa della ripetizione delle stesse cose, scritte poche righe sopra.
E l'efficacia dell'ideale di Nori di 'scrivere come si parla' è stata provata proprio dalle letture che egli ha fatto dai suoi libri: la lettura in pubblico, con quella cadenza regionale (parmigiana nel suo caso) che Nori ritiene elemento di forza della letteratura italiana, oltre che elemento inevitabile, ha divertito il pubblico, mai annoiando e strappando finalmente molti convinti applausi. La letteratura c'è.
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28/08/2003
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