L'esercito dei sei milioni!
| Qunado una Sentenza della Cassazione diventa rivoluzionaria.
di Federica Poli
Una decisione rivoluzionaria della Corte di Cassazione - Sezione Lavoro (sentenza n. 12256) ha portato, finalmente direi, al riconoscimento di un male che nessuno vede che nessuno riconosce ma che annovera tra le sue "vittime" ben 6 milioni di italiani. È la depressione.
La Suprema Corte ha stabilito che l'assegno di invalidità percepito dal soggetto colpito non va revocato dall'Inps se i sintomi continuano a persistere in modo invariato e, in tal senso, non mutano il ridotto grado di incapacità al lavoro del malato che deve essere, ricordiamolo, inferiore ad un terzo.
Il male oscuro, come lo chiamano molti, ha tra gli elenchi dei "caduti" anche persone del calibro di Michelangelo, Beethoven, Mozart e testimonial d'eccezione è Vittorio Gassman. L'illustre attore, cultore e letterario italiano ha nelle sue "Memorie del sottoscala" dato voce alla paura dell'essere.
Proprio questo è la depressione. Una paura incontrollabile della vita che può avere contorni maniacali o di malinconia.
C'è chi, in preda a crisi depressive, assume comportamenti di inusitata euforia ovvero si crogiola nell'accidia navigando in un senso da tutti descritto come di "vuoto".
Per chi è un profano di questa malattia sono situazioni a dir poco improponibili ma chi ha avuto un parente o un amico sofferente per tale patologia sa bene di cosa si parli.
Finalmente, quindi, la Corte di Cassazione concede all'Italia malata una sentenza che possa ritenersi, a furor di popolo, giusta ed equa. Far mancare un sussidio a queste persone che non sanno nemmeno di cosa soffrono si sarebbe trasformata in una vera e propria ingiustizia. Sì, perché il dolore non è visibile, non c'è una ferita da rimarginare che possa rendere palese la cicatrice agli occhi di chi osserva. Il male oscuro si insinua nella mente e mangia ogni riflesso, ogni volontà di vivere di cui l'uomo è geneticamente dotato.
La persona che ha presentato ricorso, che ha scalato tutti i gradi della giustizia fino ad interessare il più alto e importante, era una donna siciliana affetta dalla depressione alla quale inspiegabilmente era stata revocata la pensione di invalidità in quanto in grado, seppur la sua capacità lavorativa permanesse ridotta a meno di un terzo causa la persistenza della malattia invalidante, di svolgere il lavoro di impiegata.
Detta così si ritiene una decisione, quella dell'Istituto erogatore, paradossale in quanto come si può dire ad una persona "stai male e per questo non hai diritto al sussidio"?
In quest'Italia dei papocchi siamo tarati per tutto .
6 milioni di italiani vivono nel "sottoscala", non sono pochi, e sono ugualmente tante le volte che ci giungono notizie di persone che, definite instabili, compiono gesti inenarrabili perché "erano depresse".
Così come altre patologie non va sottovalutata questa malattia dell'animo, dell'insofferenza dell'essere, della paura della vita.
Sento già la voce della mia nonnina che, con sguardo rassegnato, dice "voi giovani non sapete come occupare il tempo, vi inventate anche delle malattie ora".
La psichiatria è un campo minato, può celarsi qualsiasi cosa al suo interno e qualsiasi uomo può ricondurre un comportamento a una patologia ma la depressione è qualcosa di più perché chi ce l'ha soffre in silenzio ed ora anche la Suprema Corte ha dato voce all'esercito dei 6 milioni.
Chi scrive è una persona che cerca di appropriarsi di ogni esperienza, che accoglie il mondo a braccia aperte e che, malgrado i dolori e le delusioni, riesce a credere in un domani migliore. Questo male per me è quasi utopia ma a volte, cerco di provare a guardare alla mia esistenza senza aspettative o senza un sorriso al mattino quando mi sveglio, solo allora riesco a comprendere il vuoto degli occhi di chi ha paura di essere.
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02/09/2003
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