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Le cartoline di Leonardo Manera: in piazza Piacentini si ride “ad libitum”

San Benedetto del Tronto | La cronaca, l'analisi, lo show, l'intervista e le “pillole locali” dello spettacolo sambenedettese

di Melissa Cellini

La cronaca ci porta a ricordare un'altra calda serata di inizio agosto.  La cornice ha ormai assunto qualcosa di usuale, quel palco dallo sfondo nero con le case e i balconi del paese alto sambenedettese che si affacciano sopra di esso. Quello che invece sorprende sera dopo sera è la capacità di far ridere in tanti modi diversi, e stavolta è il turno dello spettacolo di Leonardo Manera.

Un'ora e mezza di risate garantite per l'ancora una volta gremita platea che vedeva nelle sue prime file ad applaudirlo il vice sindaco Pasqualino Piunti, il presiedente del Consiglio Comunale De Vecchis. Numerosi anche i rappresentanti delle forze dell'ordine tra cui il Capitano dei Carabinieri Delle Grazie e il Commissario di Polizia Patrizia Carosi.

L'analisi ci fa tracciare un quadro dei punti forti dello spettacolo.  La rappresentazione degli universi paralleli della vita quotidiana  sono l'asse portante dello show  di Manera. Uomo e donna, adolescenza e vecchiaia, religione e sesso, destra e sinistra; una narrazione della comicità - o se si vuole della drammaticità delle situazioni davanti a cui l'unica soluzione è ridere raccontandole. Si ride perché la mimica del suo viso è formidabile, perché i grandi occhi azzurri visti dal vivo sembrano racchiudere davvero lo specchio dell'innocenza nel voler disegnare l'aspetto umano della società.

Il segreto sta anche nel modo di raccontare le storie: quei giochi fonologici e filologici che sottolineano l'incontro di vocali e consonanti, quelle "RRR" roteanti così rimarcate, quell'apporre ironia nei doppi sensi  linguistici. Non da ultimo ingrediente per gli sketch la componente musicale che varia da un brano melodico, ad uno swing reggae di argomento religioso ed una conclusione ritmata trionfalmente dalle note del "Guglielmo Tell" di Rossini, un gran crescendo finale.

Lo show parla di per sè.  E' l'uomo Leonardo Manera quello che va in scena. Quello che viene abbandonato dalla fidanzata, perché lei ha un altro a cui pensava anche mentre stava insieme a lui …questi sono i veri segni della globalizzazione! E' l'uomo che quando viene lasciato cerca di fare il macho e la prima settimana pensa che potrà avere altre 100 donne, la seconda settimana pensa che ne potrà avere almeno 10, la terza settimana pensa e stop. E' l'uomo che ha difficoltà negli approcci e preferirebbe le donne adottassero dei cartelli e segnali per facilitare la vita a colui che si getta nell'ardua impresa della conquista.

E' l'uomo che ripercorre in ipnosi con animo inQUIeto scene della sua infanzia, la prima comunione, una giornata acqUOsa quando la mamma AdRRRiana lo aveva fatto vestire con un abito maRRRone e lui sfoderava un sorriso splendente grazie al suo dentifricio al flUOro… E' l'adolescente che scrive il suo diario e non capisce perché le ragazze in discoteca continuino ad ordinare delle caHIpirine e allora anche lui decide di provarne una e quando torna a casa stravolto trova il nonno che gli dice "Vai a lavorare… drogato!".

E' il ragazzo che ha abbandonato il seminario perché quando gli chiesero cosa avesse detto Gesù alla Maddalena lui rispose "Bella la Sardegna!"(Qui l'ironia sta nel fatto che Gesù non è mai stato in Sardegna...). E allora  prova a gettarsi nella realizzazione di film porno dove le unioni tra maschio e femmina sono regolate dal "salva l'amplesso Beghelli". Alla fine sembra averla trovata una donna anche se dal chiamarlo amore ora lo apostrofeggia con "egoista, verme, bastardo!" e lui vero uomo si gongola tra cibo, pallone, rutti e fiumi di birra. Ma anche questo è volersi bene perché in fondo l'amore vero è  una piccola stella cadente nella notte della solitudine.

L'intervista a Leonardo Manera è simpatica e sincera.  La cosa che ama di più nel suo lavoro è la capacità di saper far ridere e divertire la gente, cercando di creare uno spettacolo in cui lo spettatore possa veramente abbandonarsi all'ironia della vita. C'è una buona dose di esibizionismo in chi entra a far parte dello show business e quindi la visibilità del personaggio di per sé non è un problema se non quando crea delle situazioni un po' imbarazzanti come qualcuno che ti vuole dare la mano mentre sei a fare pipì nel bagno di un autogrill.  Ma in fondo la vita vera è sempre un continuo spunto per le gag, ad esempio non è mai stato veramente in seminario ma dicevano di lui che avesse la faccia da ecclesiasta; per non parlare poi delle vicende legate al gentil sesso...

Nei progetti futuri ci sono la realizzazione di un libro in uscita a novembre in contemporanea con la partenza di una nuova tournée teatrale. A gennaio invece l'appuntamento è di nuovo a Zelig. Il sogno da realizzare infine è quello di un bel viaggio intorno al mondo e di poter continuare in altri luoghi –ad esempio Sud America ed Est Europa - a far divertire la gente puntando non sul linguaggio quanto sulla mimica e sulla gestualità.

Le pillole locali sono sempre curiose.  Leonardo Manera non è nuovo in riviera, è venuto spesso a Grottammare e San Benedetto e torna anche sempre volentieri a "CEnare nel piCEno". Chissà se qualcuno gli ha poi detto che la gentile signora che continuava ad apostrofare ironicamente seduta in prima fila altri non era che il locale Commissario di Polizia?... Meglio chiamare sulla scena allora un'altra spettatrice del luogo, Cristina,  che accompagnata sul palco e messa sotto un ombrellino a tenda ha deciso di non approfittare della situazione se non per farsi tante risate.

Ed infine ormai il più gettonato e immancabile riferimento di questi giorni di comicità, al non presente in platea assessore alla cultura … Come ha detto Manera a chiusura dello spettacolo:

"Un gRRRande RRRingraziamento al mio caRRRo amico – di cui leggo il nome che ho scRRRitto qui sul foglietto – BRRRuno GabRRRielli…"

07/08/2003





        
  



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