Inaugurata ieri la mostra Futuro Remoto Tentativi di con-posizione per una identità
San Benedetto del Tronto | Il curatore Carlo Bozzo illustra il percorso a Palazzo Piacentini, presente anche l'assessore alla cultura Bruno Gabrielli.
di Roberta De Angelis
Termina la rassegna di arte contemporanea al Palazzo Piacentini con l'inaugurazione dell'ultima delle tre esposizioni che hanno avuto come tema comune la carta: quella dei libri, dei fogli di musica, da scrivere, da leggere e da conservare. La prima della serie, "C'arte sottosopra", ha racchiuso le opere di quattro giovani artisti: D. Mazzaferro, E. Montessori, T. Montemaggiori, M. Mussio, la seconda "Kairòs la virtualità dell'arte e la realtà delle immagini" ha analizzato il presente e la comunicazione digitale e infine l'ultima "Futuro remoto" ha puntato a sottolineare l'importanza del passato come lancio per il futuro.
Grazie alla struttura a tre piani ricca di stanze il palazzo è stato trasformato in un "labirinto di Minosse" dove lo spettatore sale e scende seguendo una corda di canapa adagiata in terra che lo guida per tutto il cammino, questa corda rappresenta il "filo d'Arianna". Il filo diviene un elemento fondamentale per legare tutta la mostra, a tal proposito durante la presentazione il curatore Carlo Bozzo ne ha ribadito più volte l' importanza: Senza il filo d'Arianna l'ordinato mondo della coscienza si mostra in bilico su di un dosso [ ] il filo è l'origine dell'eccesso che è posto davanti a noi.
Si alternano per tutto il percorso quadri, pagine di giornale, foto, video con audio senza immagine o con immagine senza audio tra i quali il pubblico compie una sorta di progressiva "crescita". Tutti nel cammino si sentono partecipi soprattutto quando si accede al piano superiore dove adagiato in terra è posto un grande foglio in cui lo spettatore, mentre passa, può riprodurre la firma di un artista creando a sua volta un opera d'arte (happening creare arte per "immagini" di eventi).
Al piano terra sono ordinati su dei pannelli una serie di pagine di giornali degli anni Sessanta poste sopra un collage di giornali attuali. Come nella concezione vichiana si vuole sottolineare la ripetitività degli eventi utili per donare sicurezza a noi uomini ma anche per ammonirci sul perché certi errori non si riescano a superare. Saliente a tal proposito risulta la vicinanza tra la pagina di un quotidiano che ricorda le rappresaglie degli studenti del sessantotto, con la morte di un giovane per mano dei fascisti, e la pagina di un quotidiano contemporaneo con i fatti scandalosi del G8. Anche l'inserimento dei Caroselli di Pino Pascani (esponente della "Scuola Romana") ribadisce sottilmente come quel remoto passato risulti indispensabile per il nostro presente trasformato in futuro nello stesso momento in cui diviene.
La parte più intima di tutta la mostra si trova nel sotterraneo dove, in un ambiente quasi completamente buio, sono poste le gigantografie degli artisti ripresi nel momento della realizzazione delle proprie opere, lo spettatore può così scrutare il subconscio dell' uomo-artista e tentare di scoprirne i segreti più profondi. I curatori e gli organizzatori sono riusciti a far bene amalgamare la classicità della struttura e la contemporaneità delle opere in una mostra che vale proprio la pena di visitare.
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21/09/2003
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