Cosa c'è da sapere intorno al parto in acqua.
San Benedetto del Tronto | Il dott. Marco Mattucci e la dott.ssa Irene Marzetti spiegano le modalità della nuova tecnica.
di Giovanni Desideri
Il dott. Marco Mattucci è direttore della Struttura Complessa di Ostetricia-Ginecologia all'Ospedale 'Madonna del Soccorso' di San Benedetto del Tronto. La dott.ssa Irene Marzetti è segretaria nazionale della Federazione Nazionale Collegio Ostetriche (F.N.C.O.) e presidente del collegio della provincia di Ascoli Piceno dello stesso ente.
Dopo dodici anni trascorsi presso la clinica universitaria del Salesi di Ancona, la dott.ssa Marzetti, anche in seguito alla nascita della seconda figlia, è tornata a San Benedetto, dove esercita la libera professione di ostetrica. Così ha incontrato la signora Dajana, assistendola durante il parto in acqua, il primo a San Benedetto, mercoledì 27 agosto. E seguendola ancora nei giorni successivi, a domicilio.
La dott.ssa Marzetti elogia il reparto diretto dal dott. Mattucci: "è certamente il migliore nella provincia di Ascoli. A parte qualche problema di personale si può dire che la professionalità di medici e infermieri è molto alta. E anche gli spazi sono molto accoglienti e confortevoli.
Nel reparto di ostetricia dell'ospedale di Ascoli hanno installato proprio in questi giorni una vasca come quella in dotazione a San Benedetto dallo scorso aprile. A Fermo, invece, stanno recuperando la vasca che era stata installata nel '98 a Porto Sant'Elpidio e che era largamente sottoutilizzata".
"Le richieste per affrontare il travaglio e il parto in acqua sono in aumento", spiega da parte sua il dott. Mattucci. "Ancora però ci sono alcune resistenze, come è normale nella vita di tutti i giorni: ciò che è nuovo non viene subito accettato, magari per una forma di pigrizia, di conservatorismo.
Nel nostro caso ciò avviene sia da parte dei professionisti, sia da parte delle donne, che nel parto in acqua sono meno medicalizzate e più autonome: di fatto devono essere loro a gestire il parto. Si tratta di informare e di motivare, per fare in modo che questo tipo di resistenza, che comunque riguarda più il parto che il travaglio in acqua, venga gradualmente superata".
Ma quali sono i vantaggi di questa nuova procedura? Il dott. Mattucci li elenca: "è un parto molto naturale: molto spesso questo tipo di parto evita lacerazioni del perineo e crea un ambiente sicuramente più favorevole e più consono per il nascituro, non essendoci sbalzo di temperatura tra l'interno e l'esterno. Il passaggio, così, è meno stressante. Per quanto riguarda la donna, poi, affrontare il travaglio e il parto in acqua vuol dire velocizzare la dilatazione del collo dell'utero, con funzione antidolorifica e antispastica".
Le controindicazioni. "In effetti non si deve pensare che il parto in acqua sia una cosa automatica, che possa essere affrontata indifferentemente da tutte le donne. Per il travaglio non esistono grosse controindicazioni, mentre per il parto ne esistono diverse.
Oltre alla stessa diffidenza di alcune donne, ce ne sono di tipo organico: il parto in acqua non è indicato in presenza di infezioni del liquido amniotico, in caso di pregressi interventi chirurgici ginecologici, di alterazioni del battito cardiaco fetale, di macrosomia fetale, di malattie metaboliche (diabete, linfopatie, cardiopatie).
Per questo ogni donna che intenda partorire in acqua deve prima riempire un protocollo che abbiamo predisposto. La decisione, peraltro, può essere presa in qualsiasi momento: una donna può arrivare nel nostro reparto e partorire in acqua dopo un'ora, se i dati del protocollo lo consentono".
"L'intento che si persegue con tecniche come quella del parto in acqua, riprende la dott.ssa Marzetti, è quello di restituire al parto la sua naturalità. Troppo spesso, per esempio, si ricorre al taglio cesareo, ma non per una reale esigenza, quanto piuttosto per fare in fretta, a prescindere da ciò che è meglio per la donna. Quando in certe zone d'Italia si registrano tassi di parti cesarei superiori al 50%, questo è un chiaro indice che qualcosa non va.
Una percentuale 'normale' è intorno al 30%. La nostra associazione cerca comunque di far conoscere l'esistenza di tecniche naturali e fisiologiche, in modo da abbassare ulteriormente quel 30%.
Con il parto in acqua il bambino nasce senza neppure accorgersene, salvo che per lo sbalzo di chiaroscuri che percepisce. La luce è bassa, soffusa, il silenzio assoluto. La temperatura del liquido nel quale viene a trovarsi, invece, resta pressoché immutata. L'adattamento è dolce e graduale. Il trattamento medicalizzato, invece, benché radicato nella mentalità delle persone, è più traumatico. Soprattutto, è inutilmente traumatico".
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03/09/2003
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