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Un incubo vissuto 25 anni fa.

San Benedetto del Tronto | E'uscito nei nostri cinema "Buongiorno, notte", il film sul rapimento Moro candidato al Leone d'oro.

di Gianluca Traini

La ricostruzione di un incubo vissuto 25 anni fa, questo è quello che ha cercato di fare il regista Marco Bellocchio (I pugni in tasca, L'ora di religione) con il suo film "Buongiorno notte", incentrato sul rapimento di Aldo Moro, e che è, adesso che vi stiamo scrivendo, un candidato autorevole al Leone d'oro del Festival di Venezia.

La strada che sceglie Bellocchio per rendere in immagini la tragedia centrale della nostra Repubblica è quella di seguire "una sceneggiatura falsa e assurda", come dice la protagonista Chiara (Maya Sansa), brigatista che tiene in ostaggio Aldo Moro, a un suo amico estraneo al terrorismo che le ha fatto leggere il copione di Buongiorno, notte, un film che lui stesso ha scritto.

Con questa strampalata trovata che sfrutta la tecnica narrativa della mise en abime, ci viene offerta la chiave per interpretare questo strano film, che a tratti sembra avere davvero l'incoerenza dei sogni. Falso, perchè, seppure liberamente ispirato al libro della brigatista che fu tra quelli che tennero realmente in ostaggio Moro, Il prigioniero della Braghetti, non nutre, per ammissione dello stesso regista, nessuna aspirazione di ricostruzione storica-veridica dei fatti; ed assurdo, perchè a volte fa saltare il filo logico della narrazione, come nel caso del tentavivo non riuscito della protagonista di lasciar scappare l'ostaggio, o come nel già citato impossibile dialogo incentrato su un film che ha lo stesso titolo e la stessa storia di quello che stiamo vedendo.

Eppure questo film falso e incoerente come i sogni, che non si cura affatto dei motivi che portarono al rapimento di Moro (e dei vari retroscena politici oscuri che ruotarono intorno al riscatto e che ne fanno ancora adesso uno dei tanti misteri della nostra storia), con il suo muoversi per la maggior parte del tempo nell'appartamento dei rapitori, il cui spazio viene sottolineato fin dai titoli di testa con una carrellata laterale, cerca, a tratti riuscendoci sorprendentemente, di cogliere il rapporto che si era instaurato tra i brigatisti e l'onorevole democristiano sequestrato (interpretato da un intenso Roberto Herlitzka), facendo risaltare, soprattutto nei turbamenti e nei dubbi laceranti della protagonista Chiara, i sentimenti di quei ragazzi che per fare la rivoluzione si erano ritrovati a vivere qualcosa di più grande di loro, qualcosa che gli aveva fatto perdere il contatto con quella realtà che volevano cambiare insensatamente con la violenza, con quel mondo esterno che nel film entra per la maggior parte filtrato dalle immagini della televisione di allora.

E proprio "la psicologia dei terroristi, il quotidiano nella casa piccolo borghese alla periferia di Roma, la lotta tra l'utopia rivoluzionaria e la vita di tutti i giorni", è quello che maggiormente interessava al regista Marco Bellocchio, che con questo film realizza un'affascinante prova d'autore, non all'altezza però dell'Ora di religione, un opera sicuramente più riuscita e più vicina al pubblico di questa.

06/09/2003





        
  



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