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Verso le elezioni provinciali del 2004: la possibile candidatura di Massimo Rossi

Grottammare | A colloquio con l'ex sindaco di Grottammare: “la Provincia di Ascoli potrebbe essere più dinamica”

di Giovanni Desideri

"Ma lei è il sindaco di Grottammare?". La domanda gli è rivolta sovente, soprattutto a scuola, adesso che è tornato al suo lavoro di insegnante all'Ipsia di Fermo. Massimo Rossi, 46 anni, sindaco di Grottammare dal 1994 al maggio 2003, pochi mesi dopo aver concluso la sua esperienza di amministratore è già indicato come uno dei possibili candidati per il centrosinistra alle elezioni provinciali della primavera 2004.

"Chi, io?", sembra dire. Dice in effetto: "ho appreso dalla stampa della mia candidatura". Sarà. A sostegno: "non sono in cerca di incarichi politici, attualmente ne ricopro già quattro, tutti prestigiosi, in associazioni di livello nazionale".

E il catalogo è questo: vice presidente della neonata "Rete del Nuovo Municipio", associazione che favorisce politiche di inclusione sociale e di democrazia partecipata, cui hanno già aderito duecento tra enti associazioni e privati cittadini (sabato 29 novembre riunione a Firenze o Scanzano); membro della presidenza del Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani (450 aderenti tra Comuni, Province, Regioni); membro dell'esecutivo dell'Associazione Nazionale degli Eletti per il Contratto Mondiale sull'Acqua (tale contratto essendo una carta redatta nel '98 da personalità come Mario Soares, già Presidente del Portogallo, oggi parlamentare europeo, Danielle Mitterand, o l'economista Riccardo Petrella, allo scopo di affermare il diritto all'acqua di tutti gli esseri umani, mentre oggi almeno un miliardo e mezzo non vi hanno accesso); membro del Consiglio Nazionale dell'Anci (Associazione Nazionale Comuni d'Italia, dove ha già ricoperto il ruolo di componente della "Conferenza Stato-Città").

Sed contra. "Potrei valutare la proposta se la candidatura non piovesse dall'alto, ma venisse dal coinvolgimento di settori di base della società civile. In genere non mi tiro indietro. Cerco di non tradire le aspettative. Sarei perplesso, invece, se fosse una "sintesi di laboratorio" dei partiti".

Quale ruolo politico annette ad un organismo come la Provincia?
Ritengo che la Provincia possa svolgere un importante ruolo politico e di animazione del territorio. Ma credo anche che sul territorio l'ultima parola spetti ai sindaci, non a caso faccio parte dell'Anci.

Nel caso della Provincia di Ascoli?
Si potrebbe dare slancio alla provincia sotto molti profili: sociale, delle politiche del lavoro e dello sviluppo, del risanamento ambientale. E quest'ultimo punto potrebbe ricomprendere i precedenti, se si favorisse la filiera delle nuove energie. Per esempio quella dell'elettromeccanica. Inoltre si potrebbero orientare risorse verso chi si aggrega in vista dell'innovazione. Ma risanare l'ambiente vuole anche dire combattere l'inquinamento, occuparsi del cosiddetto "ciclo delle acque", portare avanti il progetto del "Parco Marino".

È già una politica sociale ed economica.
Sono indicazioni generiche. Per fare un altro esempio, penso alla salvaguardia dei livelli occupazionali. Ma non credo che questo richieda nuovi insediamenti industriali: più che a una crescita quantitativa, penso ad una crescita qualitativa del territorio. Sintetizzando, direi che si potrebbe puntare sulla qualità e sull'aggregazione: la Provincia dovrebbe mettere in sinergia gli enti, per favorire la ricerca, l'innovazione, la qualità.

Un pregio e un difetto dell'attuale Amministrazione Provinciale?
Credo che l'Amministrazione abbia lavorato bene nella promozione dell'immagine di tutto il territorio attraverso il "Piceno da scoprire", che ha avuto importanti ricadute sul turismo. Su questo versante è stato fatto molto. Ma molto positiva è stata anche l'esperienza della formazione, specie nell'ultimo periodo, con i tirocini in azienda e gli altri progetti per i laureati. Ma sempre nell'ultima fase, paradossalmente, c'è stata forse troppa "rappresentanza", più impegno nell'apparire che lavoro concreto. Non ho visto grande dinamismo operativo. Diciamo che la Provincia è andata forse "troppo piano": su alcune questioni si è perso molto tempo, sono  mancate efficienza e rapidità negli interventi. Penso alla scuola. A Grottammare siamo riusciti ad avere una nuova sede dell'Istituto per Geometri, ma molto lentamente. A parte questa lentezza, direi però che sull'operato di questa Amministrazione il segno resta comunque positivo.

Le elezioni ci saranno tra alcuni mesi, nella primavera 2004. C'è tempo sufficiente per redigere un programma comune, tra Rifondazione Comunista e i partiti dell'Ulivo?
Il tempo non manca, credo ci siano anche le condizioni. Per esempio il contributo della società civile, dell'associazionismo. In questo momento anche a livello nazionale, visto il momento politico, si stanno cercando di verificare con attenzione i punti di intesa tra Rifondazione e l'Ulivo. Questa situazione di grande fermento e di fluidità nella sinistra è una risorsa. In Provincia rappresenterebbe un elemento di discontinuità e un fattore di dinamismo.

Aderirà al referendum contro l'istituzione della Provincia di Fermo?
Non ho visto il quesito referendario per il quale so che si stanno raccogliendo firme. Qualcuno dice che tecnicamente non abbia alcuna efficacia per impedire la nascita del nuovo Ente. Ma a me non va di fare gazzarra su questo tema, non mi va di esasperare gli animi.

Il fermano è stato dimenticato in questi anni?
Forse l'attuale Amministrazione provinciale avrebbe dovuto coinvolgere di più i cittadini in generale e questo si nota particolarmente nel fermano. È vero intanto che la creazione di un'altra Provincia avrebbe costi economici molto alti e ripercussioni sull'organicità delle politiche in alcuni settori di comune interesse. Durante l'ultimo Consiglio Comunale a Grottammare abbiamo votato per la seconda volta (la prima volta nel 2002, in tempi non sospetti) un documento che chiede una Provincia di Ascoli Piceno-Fermo. Nel corso del tempo questa battaglia ha assunto toni medievali, uno scontro tra Comuni d'altri tempi. Ma le baruffe rischiano in questo caso di essere peggiori della stessa separazione del territorio.

Un presidente della Provincia di Ascoli affiancato da un commissario prefettizio, come accadrà molto probabilmente nella fase di transizione, sarà un presidente dimezzato?
Di sicuro la presenza di un commissario per 5 anni accanto al presidente della Provincia non è una prospettiva entusiasmante, per i cittadini. Limiterebbe la realizzazione del programma. Sarebbe un freno al pieno sviluppo delle idee che si vorrebbero realizzare. Ma anche per un'eventualità del genere ci vuole un'Amministrazione dinamica, coraggiosa, che metta in gioco se stessa e amministratori che si appassionino a quello che fanno.

Nel 2006 ci sono le elezioni politiche. Se diventasse presidente della Provincia di Ascoli e sorgesse poi la questione della sua candidatura al Parlamento nazionale, lascerebbe l'incarico?
Assolutamente no. È sicuro che qualora accettassi l'incarico in Provincia lo porterei avanti fino al 2009. Quando mi impegno a fare qualcosa la porto a conclusione, credendo in quello che faccio. D'altra parte già nel 2001 mi avevano proposto di candidarmi nella quota proporzionale per la Camera dei Deputati o al Senato. Ma ho rifiutato, avendo ancora due anni del mandato da sindaco davanti. Non ho mai fatto politica in maniera personalistica, ma ho cercato sempre di non perdere di vista lo spirito di servizio.

Dalla Provincia ritiene di poter fare qualcosa sui temi per i quali è impegnato attualmente?
Credo di sì, in particolare sul tema dell'acqua, secondo due filoni di intervento: la salvaguardia del carattere pubblico di questa risorsa e l'impegno a salvaguardare i corsi d'acqua, attraverso la lotta all'inquinamento. Naturalmente ci sono organismi specifici che si occupano di questo, le ATO, ma la Provincia può fare molto su questo tema. Ma per altro verso dalla Provincia si potrebbe e anzi si dovrebbe sviluppare una politica per la solidarietà internazionale, che sarebbe di conseguenza una politica per la pace.

In che modo?
Oggi si parla di lotta al terrorismo, si invoca sicurezza, ma questi sono obiettivi che si perseguono rimuovendo la disperazione di molta parte dell'umanità, milioni di persone nel sud del mondo che vivono peggio dei cani, in condizioni di deprivazione totale dei più elementari servizi, a partire proprio dall'acqua. Non dico che la disperazione sia la giustificazione del terrorismo, ma sicuramente un terreno sul quale esso ha la possibilità di attecchire ed alimentarsi. Su questi temi non si può fare finta di niente.

26/11/2003





        
  



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