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I classici di De André rivisitati nel “Circo Faber”

| VIAREGGIO - Intervista a Marco Pacini il direttore musicale dello spettacolo.

Alla Cittadella del Carnevale lo chapiteau è pronto, le prove musicali di "Circo Faber" intanto vanno avanti nei locali dello Studio NEUTS - in via di Viaccia 140, a Sant'Anna (Lucca) - tutti i giorni dalle 19 alle 21. Marco Pacini ha una grande responsabilità nell'ambito dell'allestimento dello spettacolo, che Viareggio (Lucca) ospiterà in anteprima nazionale mercoledì prossimo, 12 novembre. Cura la direzione musicale, vale a dire anche la reinterpretazione dei brani di De Andrè ormai entrati nella storia della canzone d'autore italiana; e anche nella poesia.

Nato a Lucca nel 1973, ha studiato pianoforte classico e, dopo esperienze come tecnico del suono, nel 1992 ha fondato il gruppo musicale Neuts, componendo musiche, testi e arrangiamenti negli album "Sipty of Khem" e "Zones". Tra i soci fondatori dell'associazione culturale "Metropolis", insieme a Emiliano Galigani (il regista di "Circo Faber"), ha partecipato all'allestimento del musical "Welcome to the Machine".

D. Finora avete provato nel vostro consueto studio di registrazione. Solo in questi giorni abbiamo potuto ascoltare i pezzi riarrangiati, talvolta in maniera ardita. Come ti sei accostato a quelli che tu stesso definisci testi di letteratura allo stato puro?

R. Non nascondo che all'inizio ho avuto un po' di paura: doversi confrontare con la musica di un artista come De Andrè, ponendola in un contesto lontano da quello di un tradizionale concerto, facendola interagire con la narrazione insieme a un testo teatrale e ai numeri di artisti di strada è stato un processo lungo che ha richiesto una buona dose di pazienza. Credo che in un lavoro del genere sia fondamentale avere molta umiltà e soprattutto scegliere bene le persone con le quali lavorare. I musicisti del gruppo sono, oltre che bravi professionisti, persone con cui confrontarsi; non mi piace imporre le mie scelte, preferisco parlarne e verificare se ci sono idee migliori. 

D. Quando hai ascoltato per la prima volta Fabrizio De Andrè?

R. Avevo circa 12 o 13 anni, fino ad allora la musica per me era rappresentata dagli esercizi dell'Hanon o del Beyer, dalle sonatine di Clementi o da Bela Bartok cioè dagli studi classici di pianoforte. Poi i miei genitori regalarono a me e a mia sorella un impianto stereo; non so perché, ma gli unici dischi "moderni" presenti in casa, esclusi quelli di mio padre, erano "Dark side of the moon" dei Pink Floyd e il volume due del live di De Andrè con la PFM: li ascoltai fino a consumarli e per me fu una vera e propria rivoluzione.

D. Ci sono dei brani che hanno segnato la tua storia di musicista? E la tua vita privata?

R. Senz'altro tutti quelli contenuti in quei dischi che ho citato, in particolare, per quanto riguarda De Andrè, forse, "Il testamento di Tito". Direi che comunque hanno contemporaneamente segnato sia il mio percorso musicale sia la mia vita privata. Senza quei dischi non so se avrei distolto la mia attenzione dagli studi classici per dedicarmi a tastiere, sintetizzatori, tecniche di registrazione e altre diavolerie elettroniche…

D. Come hai interagito con il regista nella scelta dei pezzi?

R. In realtà molto meno di quanto avrei voluto e forse di quanto avrei dovuto, comunque abbiamo fatto uno studio legato soprattutto ai testi per cercare di legare i pezzi scelti alla narrazione. Poi, in relazione a quanto avviene in scena, abbiamo definito le atmosfere da evocare con la musica.

D. Il direttore artistico, pepimorgia, è amico storico di De Andrè e lo ha accompagnato durante tutte le tournée. Come hai atteso, e poi accolto, il suo giudizio  sulla tua proposta musicale?

R. Più che il suo giudizio, sono stati importanti i suoi consigli e i suoi racconti legati al De Andrè musicista, perché mi hanno permesso di affrontare questo lavoro con più tranquillità, riuscendo a ridurre quel timore reverenziale che ci vuole, ma che a volte può diventare molto limitante.

 D. Hai avuto subito un'idea precisa su come riproporre i brani di Faber? Oppure ci sono stati ripensamenti? E' vero che fino all'ultimo siete stati indecisi su alcuni pezzi da inserire? Avremo delle sorprese?

R.  No, è stato un lavoro abbastanza lungo. Molti dei brani sono solo stati adattati al line up del gruppo, cercando di mantenere arrangiamenti abbastanza fedeli agli originali; altri sono stati completamente stravolti, ma è stato deciso che non erano arrangiamenti adatti e quindi sono stati aboliti. In effetti abbiamo lavorato sulla scaletta fino a quando non è stato possibile provare tutte le scene in modo da renderci conto se i pezzi che erano stati scelti funzionavano veramente. Comunque qualche sorpresina potrebbe esserci…..

Per approfondimenti: Marco Pacini, tel. 349.2148627. Per concordare riprese delle prove o interviste: ufficio stampa, Eleonora Sasso, tel. 347.6284491.

07/11/2003





        
  



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