Voglia di sangue
| Emme: "Io, non credente, penso che uomini e cose del mistero religioso vadano rispettati..."
di emme
Abbiamo visto, dunque e finalmente, per Pasqua, quel film di Mel Gibson di cui tanto si parla. Gran spettacolo e gran divertimento per gli altri, gran disagio per me, perché io, non credente, penso che uomini e cose del mistero religioso vadano rispettati. E non c'è nessun rispetto nel commercializzare la fisicità violata del Cristo dolente che, insegna l'Imitazione di Cristo, va vissuta e rivissuta in interiore hominis, così come non c'è rispetto nello svendere ingioiellate croci a penzolare sul seno di fanciulle, matrone e vallette televisive ( " bella la croce, più bello il Calvario " fu galanteria del Cardinal Lambertini per una dama che inalberava al bianco collo una croce- gioiello).
La "passio" del Cristo è percorso misterico verso la salvezza ed in questo sta, più che nella storicità dell'evento, il suo valore. Si può inorridire davanti al sacrilegio compiuto cosa non nuovissima anche prima del Cristo, quando Osiris fu fatto a minuti pezzettini su un essere divino. Non si può, contestualizzzando e banalizzando sulle modalità dell'azione,presumere di suscitare sentimenti diversi dalla pietà a cui muove la condizione umana
Fustigazione e crocifissione erano la pena usuale, largamente praticata, nei confronti di quelli, i più, che non erano cittadini romani, i quali godevano del privilegio della decapitazione. In tal senso, Passione e Croce, simboli servili per eccellenza, produttivi di ignominia della memoria, vennero interpretati a distanza di qualche tempo dai fatti e rivendicati come simboli di una umanità declassata da pochi. Qual è, allora, il senso di questa descrizione anatomica delle sofferenze di uno dei tanti corpi che, in quei tempi, pendevano agonizzando, dalle croci? E' lecito manipolare e batter cassa sfruttando con truculente immagini di sangue simboli e miti che fondano in ciascuno la speranza di essere migliore di se stesso?.
Raccontano le cronache che alcuni si son sentiti male dopo la visione del film. Altri, in preda a meno diagnosticabili malori, ne hanno tratto ragioni di antiebraismo, o il contrario. Altri ancora, dicono, " hanno ritrovato la fede" ( quel " Ritrovato" è tutto un poema! ), Chissà se qualcuno si è fermato a riflettere , che proprio durante il "lancio" di questo film che ha fatto ricco il produttore-autore, nel Ruanda, in tre settimane ( parola di missionario in tv!), un milione ( si, proprio un milione !) di uomini, donne, bambini, venivano fatti a pezzi ed ammazzati fra la generale indifferenza, poveri Cristi che non hanno mai incontrato Mel Gibson.
Dopo tanto edificante proiezione, lo spettatore soddisfatto si rifugia nell'accogliente poltrona casalinga e il dito, veloce ed allenato, corre sul canale trasudante cultura e monumenti Maja di polistirolo. Qui, una ex bella ragazza, fra gridolini e vezzosi gesti di ripulsa, viene adagiata in una bara di plastica trasparente ed abbondantemente cosparsa vuoi di scorpioni, o di pelosissimi ragni neri, serpenti multicolori e blatte giganti. Più in là, affaticata gente di spettacolo da tempo senza ingaggio, sguazza in un fango puteolente e popolato da innominabili creature, mentre una giovanetta insipida mostra sanguinanti ferite e la più recente tecnica di sutura.
Dopo aver così risvegliato dimenticate fobie fanciullesche, lo Spettatore, affascinato dal sangue come un vampiro sitibondo, passa alla più ardua visione di carnefici in cuffia e mascherina che tagliano e manipolano tette sovrabbondanti od ipoplastiche, tirano, scollano, inseriscono a forza viscide vesciche di molle plastica e cuciono, cuciono tutto, la materna abbondanza del torace, il volto stirato, le rughe spianate, i nasi scalpellati, i menti rifatti a misura di chirurgo plastico, la pelle segnata dalle sante strie di Lucina. Scatta, incoercibile, il ben allenato dito sul telecomando, ed ecco apparire, saziante preludio al sonno ristoratore, una fiction da Gran Guignol che più sanguinolenta non si può, fra coltelli che tagliano, spade che amputano, proiettili che sfracellano, lacci e braccia che strangolano, rompono, uccidono.
Il canone degli orrori cinematografici e televisivi è infinito: ad ogni ora, con ricchezza di particolari, vengono proposti delitti, crudeltà, barbarie, quasi che questa sequela orrifica fosse rappresentativa della quotidianità. Mancava, suprema dissacrazione, questa sanguinosa " Passio", cui non è certo riscatto l'uso spregiudicato di un linguaggio, l'aramaico, morta lingua nota a pochissimi studiosi, che, sa ha consentito di risparmiare sul doppiaggio, non ha conseguito lo scopo ( ammesso che questo fosse lo scopo ) di trasferire lo spettacolo in una più consona dimensione.
Inutile cercare responsabili a questo imbarbarimento della cultura verso pulsioni gladiatorie.
Lo spettacolo di sangue fa aggio sulla saga di " Peppone e don Camillo", come sull' "Avaro" di Moliére e trascina un'audience da far impallidire e vergognare trasmissioni feuilleton come Elisa di rivanonsoché e pietose sbobbe d'appendice come " Orgoglio". Lasciamo dunque che il mitico " pubblico televisivo" si abbeveri in pantofole al desiderato sangue ed alla eccitante violenza e stiamo a guardarlo, mentre, con l'occhio affascinato dal Piccolo Schermo, biascica giudizi e paragona Mel Gibson a Zeffirelli e, perché no?, a fra' Iacopone, o cerca, al buio, fra le file di poltroncine, la Fede. E ben vengano psicologhi e sociologhi in tivvù a dibattere sul tema Anche questo è spettacolo.
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17/04/2004
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