Mel Gibson il surfista...
| Tra critiche, sarcasmo e umorismo...il punto di vista di Francesco.
di Francesco Bruni
Francesco Bruni e i suoi 6 euro spesi per il film...un giorno, un paio d'ore, un'avventura per lui, il film "The Passion"...in cui la consapevolezza della finzione cinematografica nelle scene di sangue e non, danno spazio a critiche, umorismo ma anche a certezze...
Nell'Agorà mediatica anch'io mi appresto a declamare la mia retorica su "La Passione".Scusate se scrivo il titolo della possente opera di Mel Gibson in italiano ma purtroppo ai miei tempi i ministri dell'istruzione non conoscevano l'importanza delle tre "I".Una "I" (italiano) bastava.
A dire il vero era mia intenzione esprimermi, in questa mia elucubrazione, in aramaico.Il nostro direttore me l' ha vivamente sconsigliato dicendomi "non facciamo squallide imitazioni di Gibson". Peccato,potevo lanciare a briglie sciolte la mia profonda conoscenza di una lingua appresa nella gita di un giorno fatta anni fa a Gerusalemme.Sarà per un'altra volta.
Premetto che anch'io sono svenuto, anche se mia moglie insiste che ho avuto un colpo di sonno.Giuro sono svenuto,forse sconvolto dalla recitazione della Bellucci. Così vestita non l'avevo mai vista.Invece nelle altre scene violente e sanguinarie sono rimasto impassibile,forse ormai avvezzo a queste rappresentazioni dopo essermi pappato anni e anni di orror cinematografico e televisivo.
Ai miei tempi (in realtà non sono un matusa ) le scene cruente finivano con sfumature verso il cielo evitando di far vedere teste che rotolavano o fiotti di sangue.Oggi è proprio il particolare che viene inquadrato.La cinematografia è ricca di scene dove gli occhi schizzano dalle orbite e il sangue scorre copioso e imbratta abbondantemente le vesti del carnefice.Siamo nell'era del postmoderno e nel post moderno è vincente il reality.
Che sia "Il grande fratello" o "Il silenzio degli innocenti" non importa,l'importante che sia reality,che dia emozioni forti,che non ci siano veli ipocriti.Tutto fa spettacolo,ivi compresa la disperazione di una madre che piange la morte del proprio figlio.Sia essa una popolana del quartiere Posillipo o la madre di Dio non fa differenza.Il popolo pagante vuole la sferzata della dura realtà e per questo paga profumatamente.Poi magari è disposta anche a discutere sui suoi effetti che vanno dalla riflessione sul momento storico che stiamo vivendo alla opportunità di presentare così crudamente i fatti. D'altra parte,bisogna riconoscere, che quelle scene descritte da Mel,stando ai fatti storici, sono veramente accadute in quel modo.Non dimentichiamo che i romani pagavano l'ingresso al Colosseo per godere dello spettacolo dei cristiani sbranati dalle belve.In fondo quegli spettacoli macabri non erano altro che dei reality ante litteram.
Mel Gibson, come un surfista, ha cavalcato l'onda spumeggiante e pericolosa di questo genere giungendo a riva a mani alte, da trionfatore. Il suo spettacolare prodotto cinematografico ha saltellato tra consensi e critiche,tra anatemi e benedizioni ma, quello che più conta oggi, ha incassato fior di miliardi, compresi i miei sei euro.
|
18/04/2004
Altri articoli di...
Le strade musicali dell'Ebraismo nel compendio cinematografico di David Krakauer
Quando il giornalismo diventa ClickBaiting
Kevin Gjergji