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Elezioni provinciali: confronto dal vivo D’Emidio-Vallesi

Ascoli Piceno | Forum a "ilQuotidiano.it" tra i candidati alla presidenza della Provincia di Ascoli Piceno.

di Adamo Campanelli

Si sono incontrati tutti insieme, ieri mattina, i candidati alla Provincia di Ascoli Piceno tra loro per un confronto faccia a faccia abbiamo intervistato Gino Vallesi (Alleanza Popolare- Unione Democratici per l’Europa) e Mario D’Emidio (Partito Repubblicano Italiano). 9 domande, 9 risposte, per capire meglio come la pensano sui temi che il futuro Presidente dovrà affrontare.


1) Una delle funzioni dei politici è quella di risolvere i problemi del territorio. È una definizione esaustiva? E di cosa ha bisogno il Piceno in questo momento?
D’Emidio: "E’ un compito importante, si, ma io per politica con la P, maiuscola, intendo il diritto /dovere del cittadino  a partecipare alla vita pubblica, ad una crescita complessiva della società a livello nazionale e internazionale, proporre quelli che sono i problemi, non solo quelli strettamente legati ai singoli territori, ma tenere conto anche dei territori più ampi, a livello regionale, interregionale. In questa fase di elezione provinciale, prevalgono gli aspetti più evidenti di esigenze specifiche del territorio Piceno."
Vallesi: "La definizione è giusta, il politico ha il compito di individuare la progettualità più a sostegno del territorio per valorizzarne le potenzialità le varie articolazioni, specificità, come i beni culturali, l’ambiente, l’assetto del territorio, le infrastrutture e servizi dello sviluppo, ha il compito di stimolarne  e affrettarne le soluzioni, ci sono chilometri tra l’idea, la progettazione e l’esecuzione, trovare consenso attorno alla progettualità  e velocizzarne i tempi delle procedure in modo che l’amministrazione sia più efficace."
 
2) Quale ritiene che sia l’aspetto più innovativo del suo programma, rispetto al passato?
D’Emidio: "Un nuovo disegno strategico che rilanci la peculiarità del nostro territorio, attraverso scelte che armonizzino lo sviluppo in tutti gli ambiti di cui si compone, recuperando i ritardi nella viabilità, nella rivitalizzazione dell’agricoltura, nella tutela dell'ambiente, nella promozione effettiva delle risorse paesaggistiche ed artistiche, delle opportunità turistiche di cui dispone.Vanno individuate politiche in accordo con le associazioni imprenditoriali a sostegno dell'internazionalizzazione e dell'innovazione tecnologica, in un rapporto più stretto ed efficace con gli Istituti Universitari. Occorre aprire la Provincia, nel suo essere frontiera sul mare, a tutto l'Adriatico."
Vallesi: "Il nuovo per me sono anche le cose vecchie che non sono mai state attuate  e che quindi ridiventano nuove. Il sistema della concertazione del dialogo con un coinvolgimento ai vari livelli sui programmi che l’amministrazione traccia è un segreto antico, ma che non è stato mai completamente esercitato. Bisogna coinvolgere le varie forze sociali, sindacali, produttive, associative, culturali, tutti quei settori intermedi, che non hanno voce, ma che invece sono portatori di buone idee e di esperienze, che possono essere convogliate in un programma che avrebbe già all’inizio un grande consenso, quindi maggiore possibilità di esiti favorevoli."

3) Quali sono le principali categorie sociali cui pensa di indirizzare la sua eventuale azione amministrativa?
D’Emidio: "Noi siamo in una provincia che rispetto al resto delle Marche è più povera, è molto semplice dire che ci saranno categorie più svantaggiate che hanno bisogno di più sostegno, noi riteniamo anche che per avere una buona spesa sociale, bisogna avere buoni redditi, e che lo Stato le Regioni le Province siano ricche, perché se sono ricche possono distribuire, altrimenti no. Per essere ricche scattano i meccanismi, di finanza, economia, anche di tipo internazionale. "
Vallesi: "Le categorie sociali, soprattutto i soggetti sociali intermedi, come ho detto prima, l’associazionismo, il volontariato, organizzazioni associative in genere, sono un mondo inespresso, “Figli di un Dio minore”…che invece devono avere un grande peso, perché la partitocrazia, tradizionalmente intesa è ormai entrata in un circuito che non corrisponde né al rispetto delle proprie storie, tradizioni, cultura di partito, nè ad una rapidità di decisioni per risolvere i problemi. "

4) Che assetto avrebbe la Provincia da lei amministrata? Sarà un’istituzione più leggera, simile all’attuale o più articolata? E che ripercussioni avrà questo sulla vita dei cittadini?
D’Emidio: "L’apparato provinciale è mastodontico…e il fatto nuovo della costituzione di Fermo, che in realtà lo sarà tra 5 anni…bisognerà governare questa transizione, in attesa del commissario statale per le ripartizioni effettive. Non penso per questo che nei prossimi 5 anni, si potrà fare una programmazione di grande riforma, in quanto la sua attività sarà bloccata e difficoltosa."
Vallesi: "L’ideale alla quale si punta è sicuramente ad una amministrazione che non pesi, che non ostacoli. Dovrebbe tornare ad essere quell’ente che toglie gli ostacoli dalla strada del cittadino e non che ne inserisce uno dietro l’altro, dove i più debiti non riescono a trovare la pista, devono vedere un cammino agile e leggero, trovando una via più libera. " 

5) Le tasse vanno ridotte? Se sì, quali conseguenze ci saranno sull’azione dell’Amministrazione provinciale?
D’Emidio: "Le tasse possono essere ridotte perché il livello di tassazione nazionale sommato alle integrazioni fiscali della Regione, della provincia, dei singoli Comuni, il carico fiscale per chi lavora è diventato difficilmente sostenibile. La discussione è, se ridurre le imposte e le tasse e se  tagliare spese sociali. I parametri stretti imposti dall’Unione Economica Europea, stanno soffocando l’economia italiana, si potrebbe cambiare certi parametri, ridurre le tasse  e dare modo al cittadino di poter riprendere spesa e riattivare l’industria  gli artigiani e poter reinvestire, però per fare questo bisogna aumentare il deficit del PIL, che viene bloccato al 3%, che si potrebbe ridiscuterlo, e fino a   quando non si fa questo il taglio delle tasse inevitabilmente comporta il taglio di servizi. "
Vallesi: "Anche qui è un discorso di manovra politico-amministrativa. Fare la politica delle entrate è cosa semplicissima, uno aumenta i livelli di tassazione già insopportabili attualmente  e così recupera eventuali disavanzi di gestione. La capacità positiva  è di manovrare anche le uscite e non solo le entrate, economicizzare i servizi, scegliere gestioni più oculate. Contenere il prelievo fiscale e non aumentare le tasse, attraverso una manovra di monitoraggio di amministrazione che eviti gli sprechi, come enti da rivedere perché hanno finito di svolgere la loro funzione…risparmiare significa mettere meno tasse, ma questa impostazione è più difficile  e di conseguenza si ricorre alla tassazione che per le tasche del lavoratore soprattutto a mono reddito sono diventate insostenibili."

6) La nuova Provincia di Fermo ha 40 Comuni e 170 mila abitanti, sui 73 che componevano la Provincia di Ascoli Piceno e 370 mila abitanti. Nell’istituzione della nuova Provincia la prossima Amministrazione avrà un mandato “ridotto”?
D’Emidio:  "Faccio parte di un partito, che a livello nazionale ha una posizione, da sempre storica, contraria all’istituzione di nuovi istituzioni, province. Non è una posizione contro il fermano, ma di tipo nazionale, storico del partito, che fonda le sue radici nell’ottocento…con riferimento all’unità nazionale, con una visione dell’Italia unita, è difficile per noi prendere posizioni di regionalismi, portati ad una autonomia tale da andare in contrasto con  quella statale. A livello particolare, locale, siamo contrari perché le province che una volta dovevano essere abolite sono state riempite di compiti notevolissimi, diventando in gran parte “carrozzoni” ulteriori rispetto  a quelli preesistenti."
Vallesi: "Sicuramente avrà una gestione in più per preparare lo “sbarco dell’altra scialuppa” che si è creata, ma questo non lo inibisce a continuare  ad agire-interagire sul  territorio come una normale provincia ha il compito di preparare l’attuazione di questa provincia, e ne ha ancora un altro, quello di ridisegnare il territorio così come diviso,  rimodulando un modello e uno schema operativo a partire dalle infrastrutture e dai fattori di sviluppo come i servizi, viabilità, agricoltura, commercio, artigianato…proprio perché il compito e la responsabilità è stata limitata ulteriormente e tutti hanno questo obbligo di riadeguare tutta la materia contenuta in questo territorio."
 
 
7) La disaffezione dalla politica ha due aspetti: da una parte i giovani sono sempre meno interessati dal sociale e diffidano della politica, dall’altra gli “adulti” se ne ritraggono “per esperienza”. Cosa può fare un presidente, prima e dopo essere stato eletto, per contrastare questo fenomeno?
D’Emidio: "Questa è una funzione che può essere svolta anche da un Presidente della Provincia, che dovrebbe essere supportato, in quanto questa è educazione, ed è un dovere e onore da parte del cittadino parteciparvi. E’ vero che i giovani partecipano poco,  e che c’è delusione, ma il problema stà nel brutto cambiamento nel fare politica, fino  a qualche anno fa c’era “un’etica politica”, che può sembrare assurdo oggi, ma ogni gruppo politico aveva una ideologia politica ben precisa, nei quali i giovani si potevano rappresentare. Ora l’ideologia politica viene allontanata e tolta questa rimane il raggruppamento politico che può diventare un partito azienda, di rappresentanza di consumatori…ognuno rappresenta una parte della società ma non riesce a rappresentarla tutta perché gli manca l’ideologia di fondo."
Vallesi: "Sono rimasto ancora allo schema della così detta prima Repubblica che era molto più chiaro, c’era una netta distinzione tra ruolo politico  e ruolo amministrativo, ai partiti di aggregazione, l’individuazione dei problemi dei programmi, la discussione delle proposte e la formulazione della proposta, all’amministratore il compito di attuarlo. Il giovane se non ha un obbiettivo uno scopo un’interesse come tutti, non partecipa, e preferisce frequentare situazioni che appaghino i loro interessi, che possono essere nel volontariato ma anche nel disagio giovanile con tutte le devianze successive. L’amministrazione in questo non si deve disinteressare e deve curare le eventuali anomalie e fare opera di prevenzione, con coinvolgimento sistematico, per riportare gli interessi della politica e dell’amministrazione nelle persone."

8) L’Amministrazione Colonnella ha istituito nove anni fa una delega alle “politiche della pace ed educazione alla mondialità” (affidata nella giunta in scadenza all’assessore Patrizia Rossini). Lei confermerà questa delega? Se sì, come intende utilizzarla?
D’Emidio:"Proporre assessorati con deleghe così generiche indicate con il ruolo di Pace…mi sembra che “lascia il tempo che trova”, e per questo non sono convinto, che un’assessorato specifico di una provincia possa svolgere un ruolo di una pace internazionale...certo nel suo complesso il governo provinciale potrebbe anche farlo, ma non una singola persona, può decidere se si va via dall’Iraq o meno…"
Vallesi: "La pace e la mondialità sono dei moderni valori positivi, ormai siamo cittadini del mondo e dobbiamo avere una visione alta e nobile, delle nostre azioni, dei nostri programmi e del mondo che ci circonda. Per riassumere con un mezzo slogan…”Come la globalizzazzione è il capitalismo che cambia, così pure essa non proibisce di pensare in grande e di agire nel piccolo” e una amministrazione piccola come la nostra può far crescere una responsabilità del cittadino che apprezza i valori della pace della democrazia della convivenza, tolleranza."

9) Si dice che il Piceno sia un territorio tranquillo. Ritenete questo un vantaggio (magari per la qualità della vita), oppure uno svantaggio (per esempio di tipo culturale)?
D’Emidio: "Rispetto ad altre zone effettivamente il Piceno è avvantaggiato per la qualità della vita, salvo qualche “sacca” di povertà che ancora esiste. “Un’Isola felice” che rischia però che ci sia una provincializzazzione eccessiva, e ciò è negativo in quanto un giovane non partecipa alla politica, si trova in una zona tranquilla…ma non ha stimoli per sprovincializzarsi. Bisogna far rientrare il Piceno negli scambi di informazione sia culturali che economici  e commerciali."
Vallesi: "In un mondo dove prevale spesso la violenza… in un territorio in cui la qualità della vita è accettabile e può essere ancora migliorata è un vantaggio inconfutabile, però non è una rendita, va seguito monitorato e soprattutto vanno studiati interventi che prevengano la devianza e che crei le condizioni di lavoro, occupazione, attività sportiva, ricreativa culturale…che non permettano di seguire i “vizi”…perchè bisogna stancarli!"
     

21/05/2004





        
  



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