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La mia città, strumento di Pace. Rocchi e Rossi sottoscrivono il loro impegno

Ascoli Piceno | La campagna promossa nel centesimo anniversario della nascita di Giorgio La Pira, il Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani e la Tavola della Pace.

In occasione delle Elezioni Amministrative del 2004, il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e la Tavola della Pace chiedono a tutti i candidati e candidate alla carica di Sindaco, Presidente di Provincia e Consigliere comunale e provinciale di inserire nel proprio programma alcuni impegni concreti per la promozione della pace e dei diritti umani, dell’educazione alla nonviolenza e della cooperazione internazionale.
 
L’Onu e i capi di Stato di tutto il mondo hanno riflettuto su come combattere e ridurre la fame, le malattie, la miseria e questi impegni li hanno definiti “Obiettivi di Sviluppo del Millennio” da raggiungere entro il 2015.

I Comuni possono partecipare al raggiungimento di questi obiettivi, accogliendo il principio che tutte le Istituzioni ne sono responsabili, dalle Città alle Nazioni Unite.
 
Molti Comuni, Province, Regioni Italiane hanno già fatto questa scelta istituendo capitoli dei loro bilanci sui temi della pace e dello sviluppo. Quasi 500 Enti Locali hanno aderito al Coordinamento, di cui 100 solo lo scorso anno.

Perché diventare “Comune per la Pace” ?

1.      Le città non sono un insieme di cose ma di persone. I Comuni e le Province amministrano, dunque, innanzitutto le persone: non le cose. Le persone con i loro bisogni, i loro diritti e, tra questi, il diritto sempre più minacciato alla pace.
 
2.      I Comuni e le Province sono le istituzioni più vicine alla gente e hanno il compito di promuovere il benessere e la felicità della comunità.
 
3.      I Comuni e le Province sono il polo vitale della sussidiarietà. Essi sono gli attori essenziali per la pratica della democrazia nello spazio dilatato dei diritti umani che va dal quartiere all’Onu.
 
4.      Il Comune e la Provincia –quando bene amministrate- sono di per sé uno strumento regolatore dei piccoli conflitti che attraversano la comunità locale. Il Comune e la Provincia sono il luogo della gestione dialettica tra le diverse opinioni. Il Comune e la Provincia prevengono e gestiscono i conflitti attraverso una distribuzione equa delle risorse, la cura delle fasce “deboli” della popolazione, la promozione della democrazia e della partecipazione attiva dei cittadini, la promozione della cultura della pace, dei diritti umani, dell’accoglienza, del dialogo.
 
5.      Il bisogno di pace e di sicurezza è una delle priorità più importanti del nostro tempo. Le persone avvertono sempre più insicurezza e conseguentemente aspirano sempre più ad un mondo di pace, più regolato, più giusto, meno violento. In questo senso la pace non è un argomento in più di cui tener conto ma il primo obiettivo di chi è impegnato a gestire la “cosa pubblica” e nella promozione del bene comune.
 
6.      La pace è un’aspirazione comune e non un valore di parte. La pace è un diritto fondamentale della persona e dei popoli che i Comuni e le Province devono perseguire non con atti di buonismo ma con appropriate iniziative politiche, d’informazione, educazione e cooperazione.
 
7.      La nostra Costituzione, all’art. 11, “ripudia la guerra” e propone altri strumenti per dirimere i conflitti internazionali.
 
8.      I Sindaci e i Presidenti, al loro insediamento, davanti al Consiglio Comunale e Provinciale, giurano fedeltà alla Costituzione Italiana e quindi anche a quell’art. 11 che li impegna ad agire, con tutti gli strumenti disponibili, per rispondere al bisogno di pace dei loro cittadini.
 
9.      Esistono oggi esperienze molto concrete che ci permettono di dire che questi strumenti ci sono e che i Comuni e le Province possono veramente scegliere la promozione della pace e dello sviluppo come nuovi “mestieri” della pubblica amministrazione, proprio come la sistemazione delle strade ed il buon funzionamento dei servizi pubblici.
 
Il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e la Tavola della Pace propongono quindi alcuni impegni concreti ai candidati e candidate Sindaci, da sottoscrivere e da realizzare una volta eletti. Tali impegni, diceva l’allora Sindaco di Firenze Giorgio La Pira, di cui ricorre quest’anno il centesimo anniversario della nascita, rendono i Paesi, le Città e le Province “strumenti di pace”.


Io sottoscritto Giorgio Rocchi
candidato Sindaco al Comune di Ascoli Piceno
e Io sottoscritto Massimo Rossi
candidato Presidente alla Provincia di Ascoli Piceno
aderisco alla campagna "La mia città: strumento di pace" e, se eletto
 
mi impegno a:
 
1.      dichiarare la mia città "per la Pace" e inserire la norma "pace-diritti
umani" nello Statuto Comunale; aderire al Coordinamento Nazionale degli Enti Locali
per la Pace e i Diritti Umani e rafforzare l'impegno dell'Italia e dell'Europa
contro la guerra, il terrorismo e la violenza, per la globalizzazione dei diritti
umani, della giustizia e della democrazia;
 
2.      istituire un capitolo di bilancio denominato "Interventi per la promozione
della cultura della pace e i diritti umani" e un "Ufficio per la pace" con il
compito di promuovere la cultura della pace e dei diritti umani mediante iniziative
culturali, di ricerca, di educazione e d'informazione che tendano a fare del
territorio comunale una terra di pace impegnata per la pace;
 
3.      promuovere l'inserimento permanente dell'educazione alla pace e ai diritti
umani nei programmi scolastici di tutte le scuole del Comune con appositi progetti
di ampliamento dell'offerta formativa sostenuti anche dall'Amministrazione Comunale;
 
4.      lavorare per costruire una città sempre più aperta e solidale, impegnata a
lottare contro le vecchie e nuove povertà e le disuguaglianze, a promuovere il
rispetto dei diritti umani dei suoi residenti, ad accogliere gli immigrati e a
riconoscere i loro diritti di cittadinanza, ad adottare la "Carta europea dei
diritti umani nella città";
 
5.      promuovere la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e
istituire, sulla base della legge 68/93, un capitolo di Bilancio denominato
"Interventi per la solidarietà e la cooperazione internazionale" e destinato a
sostenere, in collaborazione con le organizzazioni della società civile, la lotta
alla miseria e la costruzione della pace;
 
6.      favorire lo sviluppo della "diplomazia dal basso" delle città e dei
gemellaggi per la costruzione di un'Europa di pace, per la prevenzione e la
soluzione nonviolenta dei conflitti come quelli a noi particolarmente vicini del
Medio Oriente e dei Balcani, per il rafforzamento e la democratizzazione dell'Onu e
della democrazia internazionale.

25/05/2004





        
  



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