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Da una lettera aperta a Scaltritti a una risposta aperta a Rossi

Ascoli Piceno | Le risposte dell'On. Scaltritti al Presidente della Provincia Rossi

di Gianluigi Scaltritti

Caro Presidente,
resto sorpreso dalla veemenza con cui risponde alla parte finale del mio articolo nel quale ho voluto esprimere la mia perplessità per la sua dichiarazione sulla stampa di voler appendere, “quanto prima”, il ritratto di Che Guevara nella sede della Provincia.

Tale dichiarazione, provocatoriamente pubblica, meritava in quel momento di essere commentata, visto che non era più una questione di natura privata.

Ora vuole farla apparire tale, addolcendola con la piccola foto del babbo e gli altisonanti valori dell’onestà,  della giustizia, della generosità e dell’amore di cui sembra vantare l’esclusiva.

Devo riconoscere che ha una spiccata vocazione a giocare con le belle parole e questo, come politico, anche se detesto l’ipocrisia, glielo devo concedere, ma da cattolico la invito a lasciare fuori dalla speculazione verbale Gesù Cristo e il Crocefisso, perché non è un comunista convinto come Lei, erede ideologico di chi ha massacrato decine di milioni di persone innocenti nei Kulak, che può dare lezioni di fratellanza e di amore universale.

Caro Presidente Massimo, non ho interesse ad accettare il suo invito, perché le belle frasi celebri le trovo nei libri del mio studio ed anche perché la mia “chiusura ideologica”, come la chiama lei, mi porta ad inseguire gli ideali del possibile, attuando una nuova politica, in cui credo, che guarda alle riforme e alla soluzione dei problemi della gente. L’impossibile o meglio l’utopia, elemento fondante della filosofia comunista, insieme alla demagogia e al buonismo li lascio a Lei che ne è maestro.

Caro Rossi non pensi al millennio e ai “confronti senza barriere”, ma alla Provincia, a capo della quale è seduto grazie alla macchina elettorale della sinistra, perché credo che le belle parole serviranno a poco se non saprà tenere insieme e ridare slancio ad un territorio che i suoi compagni in nove anni hanno ridotto allo stremo.

Per quanto mi riguarda dopo cinquantacinque anni trascorsi onestamente sia da imprenditore che da politico credo di aver acquisito esperienza e sensibilità sufficienti a capire i motivi dei successi e degli insuccessi delle mie azioni, perché ho affrontato la vita sempre con umiltà e realismo e questo mi consentirà di agire con responsabilità nel farle una opposizione ferma e costruttiva.
 

22/06/2004





        
  



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