"Gli anziani in piazza a Montecitorio, nelle ore più calde della giornata, e poi a rinfrescarsi nelle farmacie, e non nei supermercati". Una protesta forte, provocatoria per dire no al decreto sulla ripartizione dello sfondamento del tetto di spesa, quella scaturita al termine del congresso straordinario dell'Osservatorio della terza età, oggi, a Roma.

Oltre mille delegati riuniti in un centro congressi di via Aurelia hanno deciso la mobilitazione contro quella che, ancora una volta, si preannuncia come un'ulteriore stangata per famiglie e anziani. Ieri, infatti, il Consiglio dei ministri ha ripartito tra le case farmaceutiche (60%) e le regioni (40%) lo sforamento del tetto di spesa programmata per le medicine. Nei giorni scorsi, uno studio di Ageing Society ha dimostrato come il provvedimento precedente analogo previsto in Finanziaria si sia tradotto in una maggiore spesa a carico dei cittadini.

"Ci faremo sentire in tante città italiane, a cominciare dalla piazza del Parlamento" tuona il Segretario generale di Ageing Society, Roberto Messina. "Chiediamo una ripartizione più equa dei sacrifici, coinvolgendo tutta la filiera del farmaco: dalle aziende alle farmacie. Bisogna abbattere la quota a carico delle regioni, per evitare che i maggiori oneri per gli enti si traducano in una riduzione delle risorse per il welfare, oltre che in un prevedibile aumento dei ticket".

Al fianco degli anziani è sceso anche il segretario nazionale della Fimmg, Mario Falconi, che ha promesso di mobilitare i medici di famiglia. "Le disfunzioni attuali del Ssn servono a spezzare la solidarietà che regge il sistema e spingono i pazienti-cittadini verso forme alternative di tutela della salute, come le mutue o le assicurazioni. Saremo in piazza anche noi - ha aggiunto - per un sistema solidale pubblico, che garantisca la salute degli italiani senza distinzioni territoriali".

Dall'assemblea dell'Osservatorio della terza età, Ageing Society, è partita anche la forte richiesta al Governo di rispettare l'impegno assunto a difesa delle fasce più deboli, costrette a pagare gabelle come l'Iva del 10% su farmaci di prima necessità, quali, ad esempio, gli antinfluenzali e quelli contro l'osteoporosi.

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