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Agostini sulle dichiarazioni di Montezemolo e Fazio

| ANCONA - Luciano Agostini: il rilancio dell’economia passa necessariamente per la concertazione. Montezemolo e Fazio hanno colto il punto.

“Rilanciare l’economia agendo sui fattori dello sviluppo. E’ questo il tema che è stato posto all’attenzione del Paese dal discorso di investitura del presidente Montezemolo, seguito a ruota dalle considerazioni finali del governatore Fazio.
 
Due interventi – sottolinea Luciano Agostini, assessore al Bilancio e alla Programmazione -  che presuppongono una netta inversione di tendenza della ricetta-Tremonti del taglio delle tasse e dei condoni: una ricetta per molti versi disperata, non solo perché difficile da realizzare, ma anche perchè è la manifestazione di un isolamento del governo del Paese.
 
Non sapendo a che santo appellarsi, con una economia che continua ad essere stentata, gli effetti speciali di Tremonti che non danno i risultati sperati, in un clima di rissa con le parti sociali, al Governo è rimasta solo la strada degli interventi proclamati e mai realizzati, sostenuti da un gigantesco piano pubblicitario che si sta rivelando ormai inefficace.
 
Quindi, con gli interventi di Montezemolo e Fazio, si apre una nuova possibilità di politica programmatica, dove “la concertazione” ritorna ad essere al centro dell’attenzione. Perché è proprio la concertazione il principale fattore dello sviluppo;
certo, fattore immateriale,  ma anche vera e propria “medicina” in grado di innescare una circolo virtuoso che apre processi di partecipazione e spalanca le porte alla negoziazione e alla coesione sociale.
 
Ed è particolarmente interessante che questa scossa sia partita dal mondo imprenditoriale e finanziario, che il tema della concertazione sia stato rilanciato proprio dagli ambienti che più hanno il polso dell’economia, perché significa che la conflittualità permanente inaugurata dal governo Berlusconi non paga e certo non è sufficiente quel “dialogo sociale” che il cavaliere ha mutuato, ma anche in forma ulteriormente riduttiva, dal prototipo delineato a livello comunitario: non è sufficiente perché l’Italia ha conosciuto stagioni alte di concertazione ’92, ’93, ’98 e 2000 che hanno lasciato risultati brillanti e perché la stessa storia del nostro paese, in tutti i settori, ci insegna che laddove si riesce a mettere in campo il plusvalore della sinergia tra i diversi protagonisti dello sviluppo si riesce a vincere le sfide più ambiziose.
 
E’ anche questa la storia delle Marche e su questa lunghezza d’onda si attesta il governo regionale, che ha fatto della concertazione il suo vessillo politico anche se avremmo dovuto valorizzare di più l’esperienza avviata con il Patto per il lavoro del 1999. Qualche volta abbiamo incontrato ostacoli, ma non ci siamo fatti scoraggiare e, grazie proprio a questa tenacia, siamo riusciti a produrre anche importanti strumenti di programmazione negoziata e a mettere in campo riforme strategiche.  
 
La concertazione è lo strumento che ci serve per dare vita a una nuova stagione dello sviluppo, che punti sull’innovazione di sistema con un occhio alla formazione e uno alla ricerca. E, sempre la concertazione sarà la protagonista di quel patto di fine legislatura su cui lavoreremo nei prossimi mesi, che oltre a proseguire sulla via del risanamento delle finanze regionali, porterà ad un abbassamento sostanziale delle aliquote per l’IRPEF, a una riduzione dell’IRAP per quanto riguarda i settori della ricerca scientifica e tecnologica e all’attivazione del piano regionale dell’edilizia pubblica.
 
Un’ulteriore preoccupazione ci proviene dalla probabilità di tradurre le promesse governative di forte riduzione del prelievo fiscale, rinviato ancora una volta, in un drastico sbriciolamento del Welfare e dalle negazione del  regionalismo e del localismo. Le modifiche ad esempio delle norme che regolano il funzionamento degli investimenti delle imprese e delle famiglie ne è la dimostrazione più drammatica: in effetti se verrà confermato il quadro attuale nel 2005 le politiche economiche delle regioni verranno sostanzialmente cancellate.
 
Su questi temi che riguardano il rilancio economico della nostra Regione e del Paese vorremmo che le forze economiche e sociali si pronunciassero e potessero svolgere, nell’autonomia dei ruoli, un’azione comune sul piano nazionale e regionale.”

08/06/2004





        
  



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