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A proposito della polemica del Che Guevara e il Crocifisso

| Croci e crociate nella provincia ascolana.

di Tonino Armata

Se dovessi indicare ai cittadini della nostra provincia un libro divertentissimo: un libro dove perdersi, piangere, ridere, inorridire, meravigliarsi, non smarrire per un istante il filo dell'attenzione, non avrei il minimo dubbio: "Le crociate". Capisco di stupire qualcuno: le crociate non raccontano una tragica passione religiosa? Il loro vero protagonista non è il sepolcro di Gesù Cristo, il luogo dove ha posato le sue membra provvisorie per un momento? Noi leggiamo di battaglie, massacri, follie e furori religiosi, luoghi sacri, avventure, scorrerie, viaggi per mare e per terra, franchi, bizantini, arabi, turchi, ebrei. Questa è la storia che purtroppo noi conosciamo troppo bene, col suo terribile carico di sangue.

Per questo, le Crociate piacciono (o piacevano) tanto ai bambini, e Walter Scot e Robert Stevenson le adoravano. Anche i crociati (quelli con il prurito sotto le ascelle) non sanno mai bene sa abitano nella realtà o nell'immaginazione. Il nostro spazio non è il loro. Stanno sempre per scivolare di là, nel mondo dei cieli o in un ciclo cavalleresco. E, per questo, quasi tutti non si preoccupano per niente di raccontare la verità, questa cosa noiosa. Sia loro sia i narratori dimenticano cosa è accaduto, inventano, ingannano coscientemente o senza saperlo, dicono menzogne, sebbene portino sul petto il segno del Dio della Vera Croce.

La bella faccia barbuta del Che col famoso berretto nero spunta ancora sulle magliette rosse e sulle bandiere, pure rosse, delle manifestazioni di piazza, della pace, e sono i giovani a portarle, ereditate dai padri, dei nonni, o ristampate da qualche ammiratore del Comandante: assassinato dal regime militare in Bolivia nel 1967, a 39 anni, per ordine di Felix Rodriguez, all'epoca capostazione della Cia nella zona, il quale, si è in seguito vantato in un libro di quell'esecuzione.

Ognuno ha i suoi simboli: c'è chi trasforma la Riproduzione della Croce in simbolo del cristianesimo, e c'è chi trasforma il Che in simbolo della rivoluzione e del martirio politico, in un'icona della generosità, della bontà, dell'altruismo, simbolo di una giovinezza incerta e piena di sogni, ancora apolitica ma in cerca di una strada sacrificale per cambiare il mondo. Personalmente penso che molti ragazzi d'oggi, come capita ciclicamente, stiano riscoprendo il Che e hanno cominciato a chiedere i Diari, per capire un eroe dolcissimo, fragile e mite.

Ora vorrei dire ai cattolici cristiani. Noi liberi cittadini viviamo in una provincia confessionale  governata dallo Stato della Chiesa, oppure viviamo in una provincia laica governata da uno Stato laico. Questo è il vero problema.

La laicità non è un credo filosofico ma la capacità di distinguere le sfere delle diverse competenze, ciò che spetta alla Chiesa da ciò che spetta allo Stato, ciò che appartiene alla morale da ciò che dev'essere regolato dal diritto, ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che è oggetto di fede.

Questo è il motivo per cui ritengo che come atteggiamento atto alla comprensione dei fenomeni umani nonché alla convivenza, un'attitudine laica sia da preferire a una religiosa.

La laicità è più forte della tolleranza. I musulmani "tolleravano" ebrei e cristiani, anzi li proteggevano. Ma la laicità è altra cosa perché vuole che Dio resti a casa o nelle chiese e manda i ragazzi a scuola per insegnargli a diventare cittadini titolari di diritti, partecipi della memoria collettiva del paese in cui siamo nati.

Questa è la scuola di una provincia e di uno Stato laico, il resto appartiene alle confessioni religiose. La laicità difende il diritto di un credente a non divorziare a non abortire, difende la ragazza musulmana dal suo padre padrone, autorizza a cambiare religione o a dichiararsi atei. Non sempre vale il reciproco per chi si ritiene depositario di una verità assoluta. La laicità non è una fede, è un metodo che agevola la comprensione tra gli uomini. Infatti niente impedisce a un credente di essere anche "laico".

02/07/2004





        
  



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