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“L’Europa non è l’America”: Massimo Teodori ha presentato il suo libro

San Benedetto del Tronto | Dibattito acceso alla Palazzina Azzurra per il quinto appuntamento degli “Incontri con l’autore” della libreria “la Bibliofila”

di Giovanni Desideri

La presentazione dell’ultimo libro di Massimo Teodori (L’Europa non è l’America, Mondadori, 2004) ieri sera alla Palazzina Azzurra  è stata caratterizzata , come non sempre accade, dalla più intensa partecipazione da parte del pubblico, attraverso un acceso dibattito sui temi in discussione: la guerra in Iraq e il ruolo degli Stati Uniti, tra gli altri. Si trattava del quinto appuntamento della serie “Incontri con l’autore” organizzata dalla libreria “la Bibliofila” di San Benedetto, in collaborazione con l’assessorato alla cultura. Massimo Teodori è stato presentato da Antonella Roncarolo e da Mimmo Minuto.
 
Prima delle domande dal pubblico, Teodori ha sintetizzato e quasi “perorato” le tesi del suo libro. Tutte basate su questo assunto, più volte ripetuto dall’autore: “l’occidente è oggi “sotto attacco” da parte del terrorismo islamico internazionale. Un terrorismo che non reagisce a precedenti azioni da parte degli Stati Uniti, ma che è di tipo aggressivo e ideologico. Chi non vede il pericolo è fuori dal mondo e dalla storia.” La guerra in Iraq, in sostanza, come una guerra di difesa dopo l’11 settembre.
 
“Ci sono state due reazioni diverse a quell’attentato, ha specificato Teodori. Quella dell’America che ha dichiarato guerra al terrorismo e quella dell’Europa, che invece non ha fatto nulla o ha fatto tante cose diverse. L’Europa ignora il terrorismo. Con doppio danno: agli Stati Uniti costretti ad azioni unilaterali, a se stessa perché così facendo si  pone fuori dalla storia.” Tale e quale.
Poi una serie di obiettivi polemici: la Spagna di Zapatero, per Teodori “ricattata dai terroristi, che hanno influenzato le elezioni”; la Comunità Europea, che non saprebbe entusiasmare i cittadini europei (“a Bruxelles e Strasburgo non si fa nulla di importante”); al movimento pacifista, per Teodori “un’assenza di politica, la ricerca di un impossibile compromesso con i terroristi.” Conclusione: “il nostro problema è l’Europa, non gli Stati Uniti.”
 
Il pubblico non ha tardato a sollevare obiezioni: contrapponendo lotta al terrorismo e guerra in Iraq e contestando la decisione del presidente Bush di intraprendere tale guerra (per qualcuno “fatta per il petrolio”); contestando che la missione italiana in Iraq sia “di pace”; accusando Teodori di “inesattezze”; difendendo Zapatero (“aveva annunciato prima dell’11 marzo l’intenzione di ritirarsi dall’Iraq”) e le ragioni del pacifismo (“il messaggio pacifista è giunto da ogni paese. Se la gente chiede qualcosa va ascoltata. Sta poi ai politici tradurre una indicazione in una politica.”). Non è mancato neppure chi ha contestato i contestatori per il loro “cattocomunismo” o per le loro “chiacchiere da bar”. Non è mancato nulla.
 
Rispondere non è stato sempre facile per Teodori, che ha insistito sul ruolo di destabilizzatore esercitato per decenni da Saddam Hussein nel medio oriente (dunque sulla necessità di rimuoverlo dalla guida dell’Iraq) e sulla mancanza di alternative alla guerra (“i pacifisti non hanno proposte”). Per questi e per altri motivi, per i legami storici tra le due sponde dell’Atlantico, Teodori ha infine auspicato che la frattura tra Europa e America sulla guerra in Iraq si ricomponga e che l’Europa si unifichi davvero, combattendo il nemico, il terrorismo.
 
Alla fine la consueta fila per l’autografo sulla copia del libro è stata forse meno folta che in altre occasioni. Ma è stato comunque un ottimo “match” tra il pubblico e l’autore.

11/08/2004





        
  



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