Migues, Itiberê, Vieira: compositori brasiliani per l’anteprima che ha aperto ieri sera nella chiesa di Santa Lucia a Grottammare la seconda edizione del Festival Liszt. Un’anteprima che ne evidenzia le molte qualità: in primis l’indagine intorno alla musica di Liszt, ieri messa appunto a confronto con quella dei suoi “allievi” brasiliani (suoi contemporanei i primi due, nostro contemporaneo Josi Carlos Amaral Vieira, nato nel 1952). Epigoni le cui opere, almeno alcune, sono disseminate di riferimenti anche plateali alla maniera lisztiana. Tale, per esempio, “F. L. – Bayreuth per pianoforte solo”, brano di Vieira, terzo in programma.

 

In apertura la “Sonata per violino e pianoforte op. 14” di Leopoldo Migues (1850 – 1902), seguita da “A Sertaneja op. 15 per pianoforte solo” di Brazílio Itiberê (1846 – 1913) e dalla composizione di Vieira. In chiusura l’“originale”: di Franz Liszt (1811 – 1886), il “Grande Duo Concertante per violino e pianoforte”. Esecutori d’eccezione per una serata d’eccezione: Lilian Barretto al pianoforte, Paulo Bosisio violino, i quali hanno arricchito il programma con due ulteriori brani di compositori brasiliani, Ernesto Júlio de Nazaré (1863 – 1934) e Guilherme Vergueiro (su un tema di Jobim, 1927 – 1994).

 

La gran parte dei brani è stata certamente un primo ascolto per il pubblico. Non per questo musiche prive di riferimenti a composizioni note. Come gli aromi in un buon vino, nella composizione di Migues sono risuonati accenti brahmsiani, suggestioni impressioniste, francesi (Migues studiò al conservatorio di Parigi dal 1882 al 1894), ricorrenti escursioni sui colori scuri del violino. Una composizione strutturata secondo lo schema tradizionale della forma sonata (in quattro movimenti: Allegro; Andante espressivo; Scherzo – Presto non molto; Vivace). Andamento molto mosso, con schiarite: in ognuno dei movimenti, che il pubblico ha tenuto ad applaudire uno ad uno, “chiamato” dalla conclusione virtuosistica di ognuno di essi.

 

Accenti più nettamente lisztiani nelle due composizioni seguenti, che richiamavano rispettivamente la “Rapsodia Spagnola” e “Funeraille”, tra le altre.

 

Il “Grande Duo” di Liszt ha riservato una pioggia di note non soltanto dal pianoforte ma anche al violino di Bosisio, chiamato ad una dura prova. Un ascolto vivace apprezzato dal pubblico come e più dei precedenti.

 

La serata era stata introdotta da Rita Virgili della “Gioventù Musicale d’Italia” (organizzatrice del festival insieme al pianista Maurizio Baglini, alla giornalista Tiziana Capocasa, al clarinettista Federico Paci,), dalla Capocasa e dall’assessore alla cultura del Comune di Grottammare Enrico Piergallini, i quali hanno peraltro annunciato la prossima apertura di una sala dedicata a Liszt nel Torrione della Battaglia, con particolare riferimento al soggiorno di un mese del compositore a Grottammare, nel 1868. In esposizione, inter alia, la copia di una lettera di Liszt a Itiberê, presentata ieri al pubblico in anteprima.

Il festival è già ad un ottimo livello, per i programmi proposti e il livello degli esecutori (vi hanno contribuito il Comune di Grottammare, la Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, il Ministero per i Beni Culturali – Dipartimento dello Spettacolo, la Regione Marche e la Provincia di Ascoli Piceno). Non sembra neppure aver bisogno di più pubblico: meglio pochi. Merita però un’acustica adeguata (cercasi).