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"Lassù i rumori del mondo non arrivano"

| AOSTA - Opera di Alessandro Stevanon.

SINOSSI
 
Aosta, 18 maggio 1944. Emile Chanoux, leader del movimento autonomista valdostano, viene arrestato e portato in Questura. Dopo essere stato brutalmente picchiato dalla polizia fascista, Chanoux viene sbattuto in cella.
Ormai solo e senza più forze per reagire, ripensa alla sua vita, ai momenti più belli passati con la sua famiglia, con i suoi amici, al suo rapporto con la fede e alle sue azioni politiche.
Tra i tanti ricordi che si affacciano alla sua mente , ci sono quelli dei suoi primi articoli scritti per i giornali francesi, la sua amicizia con l’abate Tréves, la sua vita in famiglia, la fondazione del movimento della “Jeune vallée d’Aoste”, l’attività clandestina del gruppo, il suo lavoro di notaio, e l’organizzazione della Resistenza in Valle d’Aosta.
 
SOGGETTO
 
Aosta, 18 maggio 1944. Verso le 9 del mattino, l’appartamento del  notaio Emile Chanoux, leader del movimento autonomista, viene circondato da una decina di poliziotti armati.
A capo dell’operazione c’è il tenente fascista  Albert Bianchi, accompagnato dal vice-commissario Victor Piccinni e, tra gli altri, dagli agenti Jacques Bruno, Joseph Carlucci,  Gonrad Ginanni, Guerrino Oberto, Joseph Nicoletti, Jules Filipetti.
Chanoux prova a scappare dal balcone, ma viene rincorso dai poliziotti e  arrestato davanti alla sua famiglia. Dopo essere stato brutalmente picchiato in Questura,  viene sbattuto in cella.
Ormai solo e senza più forze per reagire, Emile Chanoux ripensa alla sua vita, ai momenti più belli passati con la sua famiglia, con i suoi amici, al suo rapporto con la fede e alle sue azioni politiche.
Tra i tanti ricordi che si affacciano alla sua mente , ci sono quelli legati all’attività clandestina del movimento della “Jeune Vallée d’Aoste”, nato nel 1925 con lo scopo di creare un gruppo d’azione regionalista.
Inoltre, Chanoux ripensa all’incoraggiamento e al sostegno ricevuto negli anni dai suoi amici fraterni, l’abate Joseph- Marie Trèves e Lino Binel. Sotto il regime fascista, Trèves si era battuto soprattutto contro la soppressione  delle scuole di provincia e della lingua francese, mentre Lino Binel aveva esposto ad un ristretto gruppo di fidati antifascisti, le proprie idee e speranze sulla futura organizzazione politica della Valle d’Aosta.
Tra i ricordi che continuano ad accavallarsi nel silenzio della notte, ci sono anche quelli del tempo trascorso con Marie-Celeste Parruchon, una donna che Chanoux ha sposato nel 1932, e con la quale  ha condiviso gioie, speranze e tutti i valori più importanti della sua esistenza.
 
Il governo fascista, negli anni, aveva istituito un clima di paura in Valle d’Aosta.
I decreti emanati da Mussolini, avevano portato alle estreme conseguenze la politica di forzata italianizzazione: era stato soppresso l’insegnamento del francese a scuola, esaminata l’attività didattica degli insegnanti; era stata vietata l’importazione di giornali parigini, e alla fine, nel 1939, da Roma si era ordinata l’eliminazione di tutte le scritte francesi esistenti e la riduzione in italiano dei nomi e delle vie dei comuni valdostani.  
Perseguitata dagli organi del regime, la “Jeune Vallée d’Aoste” era stata obbligata ad agire clandestinamente, e la persecuzione era divenuta ancora più forte dopo il Concordato del 1929 tra l’Italia e la Santa Sede.
Chanoux e i suoi collaboratori, nelle loro riunioni, affrontavano i principali problemi sociali e politici della Regione, esponevano le proprie idee, facevano circolare libri e volantini, e  davano direttive ai membri dell’organizzazione. In modo particolare, Chanoux esplicava le sue teorie sul rinnovamento dello Stato italiano e sulla rinascita politica, amministrativa, economica e culturale della  “Vallée d’Aoste”, rinascita che avrebbe dovuto avere, come modello, uno stato federale di tipo svizzero.
A loro volta, i giovani affiliati coglievano tutte le occasioni per fare propaganda politica e lanciare “slogan” valdostani: nelle locande, nei cabaret, alle feste di matrimonio, nelle assemblee.
Alla fine del 1931 Chanoux aveva superato il concorso di notaio, professione che aveva utilizzato non solo per sostenere la sua attività clandestina, ma anche per raccogliere le lamentele dei contadini e della classe piccolo- borghese .
Ma anche diversi intellettuali si erano avvicinati a lui, considerandolo un uomo degno di fiducia per la sua fermezza di carattere, il suo carisma, la sua onestà.
La morte dell’abate Trèves, avvenuta  nel 1941, lo aveva spinto ad assumere una maggiore responsabilità verso la sua gente, e ad intensificare l’attività politica.
Così, insieme ad altri sostenitori della “causa”, il nuovo portabandiera della Valle  aveva fondato un Comitato di Liberazione.
I governanti fascisti, infatti, continuavano ad abusare del loro potere, perpetrando le peggiori violenze in tutti i comuni della regione.
Chanoux aveva deciso un piano strategico per la Resistenza valdostana, ma all’interno del Comitato Centrale non tutti approvavano il suo pensiero o condividevano le sue idee sul ruolo dei partigiani.
Dopo l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati le tensioni erano aumentate, ma Chanoux rimaneva ancora il capo indiscusso della lotta per la liberazione.
Il 19 dicembre 1943, accompagnato dall’avvocato Ernest Page, aveva rappresentato la Valle d’Aosta al Convegno di Chivasso. Il Convegno aveva riunito i rappresentanti  delle valli valdesi e del partito d’azione, che avevano discusso dell’esigenza di assicurare a tutti i popoli, anche alle minoranze linguistiche, il rispetto di tutti i diritti fondamentali dell’uomo. A Chivasso i lavori si erano conclusi con la redazione di un trattato che avrebbe avuto risonanza nazionale, e che  rivendicava richieste di autonomia da parte delle comunità delle valli alpine.
 
Chanoux era diventato ormai un personaggio troppo scomodo per il regime e per chi aveva altre idee per il futuro della Valle d’Aosta.
Solo nella sua cella, dopo aver subito numerosi interrogatori e torture fisiche, Emile Chanoux muore.
Per allontanare i sospetti e nascondere la violenza delle loro azioni, dei poliziotti fascisti simulano una falsa impiccagione da parte di Chanoux in cella.
I referti medici dell’autopsia, e alcune testimonianze raccolte, hanno però rivelato la vera causa della sua morte.

17/08/2004





        
  



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