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“La cavalcata selvaggia”: presentazione del libro in riva al mare

San Benedetto del Tronto | La prigionia in India di 10 mila italiani durante la Seconda Guerra Mondiale nell’ultimo romanzo di Carlo Grande

di Giovanni Desideri

Carlo Grande

Un titolo western? “Esageruma nen”, non esageriamo. Carlo Grande ha presentato ieri sera il suo ultimo libro allo stabilimento “La Serenella” di San Benedetto, terzo incontro della serie “Scrittori Sotto le Stelle”, organizzata dalla libreria “la Bibliofila”, dal Sindacato Italiano Librai (SIL), Confesercenti, Fiba. Il titolo del romanzo è “La cavalcata selvaggia”, edito quest’anno da Ponte alle Grazie.
 
Grande ha spiegato che si tratta del titolo dato da un reduce triestino della Seconda Guerra Mondiale alle sue memorie, inedite. Un reduce con questa caratteristica: essere stato prigioniero degli inglesi in India, dove furono condotti diecimila ufficiali e sottufficiali italiani, prima nella fascia centrale del paese, dove molti morirono per il caldo e le malattie, poi in un campo di prigionia a Yol: ai piedi dell’Himalaya.
 
È qui che è ambientato il romanzo di Grande, storia del pilota di guerra italiano Pribaz e dei suoi compagni di sventura, rimasti prigionieri per sei anni. Dopo l’8 settembre gli inglesi chiesero loro se fossero ancora fascisti. Coloro che rispondevano di no acquisivano alcuni diritti. Tra questi quello di compiere escursioni con i compagni di prigionia, che fossero verso il lago Tso Moriri o verso l’obiettivo maggiore: le vette stesse dell’Himalaya, naturalmente senza alcun ausilio che assomigliasse ad una bombola dell’ossigeno.
 
Retroscena della vicenda e della genesi del libro sono emersi durante la conversazione tra l’autore, la conduttrice della serata Antonella Roncarolo, Mimmo Minuto della Bibliofila, Paolo Perazzoli della Confesercenti, Giuseppe Ricci della Fiba. (Per la cronaca, Grande ha riferito che il 25% di quei prigionieri si disse ancora fascista dopo l’8 settembre.)
 
“La cavalcata selvaggia” è basato sulle memorie raccolte in giro per l’Italia presso i pochi reduci ancora in vita (“ho fatto appena in tempo a scrivere un libro così”, ha detto l’autore, che è giornalista della Stampa di Torino e direttore del mensile Italia Nostra). È un romanzo che può vantare gli elogi dei reduci e di critici come Igor Man (collega di Grande alla Stampa), Bruno Quaranta  (Tuttolibri) o Mario Rigoni Stern. Quest’ultimo, come noto, scrittore e reduce egli stesso della Seconda Guerra Mondiale.
 
Grande ha sottolineato in un paio di efficacissimi tratti le caratteristiche di quegli uomini, all’epoca giovani ragazzi, prigionieri in luoghi lontanissimi: il fortissimo amore per la vita (“che conservano ancora oggi, superiore a quello di molti ventenni di oggi”) e la dignità, parola ben scandita dall’autore. Idea che quei prigionieri mettevano in pratica dimostrando ai loro carcerieri di poter compiere imprese come appunto la scalata dell’Himalaya, che effettivamente portarono a termine.
 
Nel corso della serata non è mancato un piacevole fuori programma, proprio mentre si parlava dell’avventura vissuta da quegli italiani: tragica, ma anche poetica. Sollecitato da Ettore Picardi sul tema della poesia, Grande ha portato il discorso sulla poesia della e nella musica (“c’è più poesia nei testi di Vasco Rossi o di De Gregori o di De André o anche in Bukowski, che in tanti libri di poesia”).
 
Ebbene, il tema ha attirato l’attenzione di tre ragazzi che passavano, uno dei quali ha consegnato al tavolo dell’autore una sua poesia: la prova in vivo di ciò che Grande stava dicendo sulla poesia e sulla ricchezza interiore di molti giovani (Grande è stato insegnante prima che giornalista), nella fattispecie tale Michael Puglia, italiano di origini irlandesi, residente a Prato. Ne è nato uno scambio di battute, ancora al termine della presentazione del libro. L’autore si è poi trattenuto presso lo stabilimento balneare per la cena. Con fuochi d’artificio finali.
 
Prossimo appuntamento, per giovani e meno giovani, giovedì 5 agosto presso lo stabilimento “Club 22” (concessione n. 22) con Emidio Clementi, autore di “L’ultimo dio” (Fazi, 2004).

03/08/2004





        
  



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