Bieticoltura Marche: settore a rischio scomparsa
| ANCONA - Coldiretti:" Indispensabile una riforma di largo respiro ".
Se non si arriverà a una riforma del settore, la bieticoltura marchigiana rischia di diventare un lontano ricordo, e con essa le circa 7mila aziende che la praticano. E quanto dichiara Coldiretti Marche, in merito alle sempre più gravi difficoltà in cui versa uno dei comparti storici dellagricoltura regionale e alla notizia, seppur non ufficiale, dellaccoglimento del ricorso del Brasile di altri paesi contro i sussidi europei allo zucchero.
Ciò significa che a breve ci dovremo confrontare con un mercato molto più spietato di quello al quale eravamo abituati spiega il presidente Giannalberto Luzi -, e le possibilità della bieticoltura marchigiana di non lasciarsi travolgere sono legate alla volontà di dimostrare, dinanzi alle proposte della Commissione Ue, una capacità negoziale e quindi una nuova politica, anziché arroccarsi sul fronte del no incondizionato. Una politica più legata alla qualità, al mercato e alla valorizzazione delle produzioni, in linea con la Riforma della Pac, che si abbini a una ristrutturazione degli impianti di trasformazione che renda lindustria dello zucchero realmente competitiva a livello europeo e più disponibile a remunerare il prodotto locale. Gli indirizzi della nuova Organizzazione comune di mercato per lo zucchero, avviata dalla Commissione Europea, vanno in tale direzione e dovremo ora impegnarci tutti, dalle organizzazioni alle istituzioni, per portare a casa un risultato che garantisca il rilancio della nostra bieticoltura, attraverso il riconoscimento del plafond finanziario.
Dal 1990, le imprese bieticole sono diminuite del 40%, mentre la superficie utilizzata è calata di quasi diecimila ettari. Oltre a ciò, il settore è reduce da una delle annate più nere della sua storia. Nel 2003 la produzione raccolta è stata di circa 7 milioni di quintali, con un calo di oltre il 60% rispetto al 2002, a causa della siccità.
Ciò significa che a breve ci dovremo confrontare con un mercato molto più spietato di quello al quale eravamo abituati spiega il presidente Giannalberto Luzi -, e le possibilità della bieticoltura marchigiana di non lasciarsi travolgere sono legate alla volontà di dimostrare, dinanzi alle proposte della Commissione Ue, una capacità negoziale e quindi una nuova politica, anziché arroccarsi sul fronte del no incondizionato. Una politica più legata alla qualità, al mercato e alla valorizzazione delle produzioni, in linea con la Riforma della Pac, che si abbini a una ristrutturazione degli impianti di trasformazione che renda lindustria dello zucchero realmente competitiva a livello europeo e più disponibile a remunerare il prodotto locale. Gli indirizzi della nuova Organizzazione comune di mercato per lo zucchero, avviata dalla Commissione Europea, vanno in tale direzione e dovremo ora impegnarci tutti, dalle organizzazioni alle istituzioni, per portare a casa un risultato che garantisca il rilancio della nostra bieticoltura, attraverso il riconoscimento del plafond finanziario.
Dal 1990, le imprese bieticole sono diminuite del 40%, mentre la superficie utilizzata è calata di quasi diecimila ettari. Oltre a ciò, il settore è reduce da una delle annate più nere della sua storia. Nel 2003 la produzione raccolta è stata di circa 7 milioni di quintali, con un calo di oltre il 60% rispetto al 2002, a causa della siccità.
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09/08/2004
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