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Cinghiali: 2000 imprese agricole a rischio nel fabrianese

| ANCONA - La coldiretti: “Ora basta, presenteremo il conto dei danni”.

“L’attività di duemila imprese agricole nel Fabrianese è oggi a rischio a causa dei danni causati da cinghiali e altri animali selvatici”. E’ l’allarme lanciato da Coldiretti Ancona, dopo che il proliferare degli ungulati registrato negli ultimi tempi sta mettendo a dura prova l’economia agricola del comprensorio. “Non passa giorno che i campi non siano devastati da cinghiali, caprioli, istrici, senza dimenticare i lupi, che sovente attaccano gli allevamenti. E, dinanzi all’impossibilità di fermarli, molte aziende sono pronte a chiudere i battenti – spiega Graziano Medici, imprenditore e presidente di sezione della Coldiretti -.
 
Chi lavora nelle zone interne, contribuendo tra l’altro alla manutenzione di un territorio altrimenti lasciato all’abbandono e al dissesto, non può vedersi il raccolto continuamente distrutto. Né i rimborsi, con la relativa trafila burocratica, possono costituire una reale soluzione per chi fa davvero impresa”. Tutto nasce dall’eccessiva proliferazione dei cinghiali, alla quale non è seguita un’efficace attività di controllo e di selezione, tanto che la presenza di questi e altri animali nel Fabrianese ha portato pesanti scompensi sul territorio.
 
Per non parlare del pericolo di incidenti stradali, sempre più consueti sulle strade della zona. “Avere sul territorio molti cinghiali è senza dubbio un’ottima cosa per i cacciatori – sottolinea Delfino Paciarotti, imprenditore -, ma è ormai ora che la Pubblica amministrazione dica una volta per tutte se contano di più le esigenze di chi pratica un hobby o quelle di chi fa impresa non solo per averne un reddito, ma anche per mantenere il contatto col proprio territorio, fornendo un servizio che va nell’interesse di tutta la collettività”.
 
“Nei prossimi giorni Coldiretti avvierà un’opera di monitoraggio per quantificare i danni causati alle imprese – aggiunge il segretario di zona Luigi Busco -, e poi presenteremo il conto, valutando le iniziative da intraprendere a tutela delle nostre aziende. La situazione è diventata insostenibile e serve ora che chi di dovere si attivi per ridurre la pressione degli ungulati sui nostri campi, prima che sia troppo tardi”.

01/09/2004





        
  



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