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Il manifesto dei cresimati

Ascoli Piceno | Come vivere la cresima

di Don Baldassare

L'11  ottobre 2004 alle ore 18, nella Chiesa Cattedrale, per l’imposizione  delle mani del Vescovo SILVANO MONTEVECCHI , è stato celebrato il sacramento della Cresima.

Vogliamo ricordare questo giorno, proponendoci e proponendo ai nostri genitori ed a tutti il Manifesto di noi Cresimati.

Come vogliamo Vivere la Cresima 
 
* Vivere nella libertà dello Spirito
In molti passi delle sue lettere Paolo ha descritto che cosa significa vivere secondo lo Spirito e non secondo la carne. Vivere secondo la carne vuol dire, per lui, vivere secondo i parametri di questo mondo, vivere sotto il peso di dover assolutamente ottenere successo e riconoscimenti.
L’esperienza più importante che fanno coloro che vivono secondo lo Spirito è, per Paolo, quella della libertà:
 
«Ora non c’è più nessuna condanna per coloro che sono in Cristo Gesù. Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte» (Rm 8, ls.).
 
Lo Spirito Santo ci libera dall’adesione ai vecchi schemi del nostro psichismo, in cui continuiamo a ricadere.
Avvertiamo in noi sempre gli stessi schemi d’azione e gli stessi meccanismi. Nei confronti delle persone che ci feriscono reagiamo con odio e con rabbia. Da altri, ci lasciamo imporre le regole del gioco per il nostro comportamento: non appena sorgono dei conflitti, cerchiamo la colpa in noi stessi. Questi modelli di vita, che ci portano a fallirne l’obiettivo, sono ciò che Paolo intende con «legge del peccato e della morte». Infatti, peccare significa “mancare la meta”. Fallire l’”obiettivo”; e questo vuol dire per noi la morte, perché ci tiene lontani dalla vita vera.
Lasciarsi guidare dallo Spirito rende liberi interiormente: questa è stata l’esperienza più profonda fatta da Paolo nell’incontro con Gesù Cristo: «Ma il Signore è Spirito, e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà» (2 Cor 3,17).
 
La libertà dono dello Spirito si manifesta, per Paolo, soprattutto nel fatto che noi non siamo più schiavi, ma liberi figli e figlie di Dio:
«Tutti quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio, costoro sonofigli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi, per cui dovete ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà, Padre!” (Rm 8,14s.).
 
Paolo considera schiavi, servi, coloro che sentono la necessità di regolarsi sugli altri, quanti vivono continuamente nel timore di non soddisfare le attese altrui.
Il cristiano è, per Paolo, un uomo libero che può incedere a testa alta nella vita, che possiede una dignità inviolabile e che non è costretto a comprarsi il suo valore in cambio di una prestazione, né ad accattivarsi la benevolenza degli altri, adattandosi ad essi.
Chi deve soddisfare perennemente le aspettative degli altri nei suoi confronti, per potersi sentire persona umana, è uno schiavo perché dà agli altri potere su di sé. Chi vive nello Spirito non concede agli altri alcun potere sulla sua vita. Lo Spirito che è in noi ci libera dal potere di coloro che vogliono instillarci una cattiva coscienza, che ci vogliono rendere succubi, che ci sottomettono e che ci vorrebbero costringere nell’immagine che loro hanno di noi.
 
 
* Vivere nella forza dello Spirito
 
Come noi si possa vivere nella forza dello Spirito, ce lo indica Luca negli Atti degli apostoli. Io vorrei commentare un breve passo degli Atti per far vedere quale aspetto potrebbe avere, concretamente, per noi, il vivere della dynamis (cioè della forza) dello Spirito Santo. Negli Atti degli apostoli, i discepoli pregano così:
 
«”Concedi ai tuoi servi, Signore, la forza di annunciare in tuttafranchezza la tua parola. Stendi la tua mano, perché si compiano guarigioni, miracoli e prodigi nel nome del tuo santo servo, Gesù”. Quando essi ebbero terminato la preghiera, luogo in cui erano riuniti tremò e tutti furon pieni di Spirito Santo e annunciavano la parola di Dio con franchezza» (At 4,29 ‑ 3 1).
 
La forza dello Spirito si manifesta, per i discepoli, nel fatto che essi annunciano «in tutta franchezza» la Parola di Dio. Il termine greco ‘franchezza’ è parresìa, che significa”libertà di parola”,  coraggio di esprimere liberamente ciò che si ha nel cuore. Nei discorsi che facciamo, noi tendiamo spesso a orientarci verso le attese altrui e non diciamo tanto quello che sentiamo in noi, ben quello che fa piacere agli altri, che ci rende amabili e ci mette in buona luce. Per questo motivo le nostre parole sono prive di forza, non hanno al- cun effetto e rivelano soltanto il nostro adattamento.
Vivere nella forza dello Spirito dovrebb significare dire liberamente ciò che sentiamo nel nostro cuore e ciò che Dio ci ispira, senza tenere erroneamente conto dell’opinione degli altri.
La forza dello Spirito si manifesta ancora, secondo Luca, in “guarigioni, miracoli e prodigi”se la forza dello Spirito è in noi, attraverso la nostra stessa persona possono verificarsi delle gu rigioni. Sennonché noi siamo o troppo modesti assolutamente privi di fiducia in noi stessi, oppure ci sentiamo grandi guaritori e salvatori e crediamo di poter guarire le ferite con le nostre parole. Vivere nella forza dello Spirito significa diventare permeabili allo Spirito Santo. Se inizio un dialogo con uno che cerca consiglio, non devo sentirmi sotto pressione e pensare di dovergli dare suggerimenti particolarmente intelligenti o di risolvere i suoi problemi con la mia intelligenza: lo sto invece ad ascoltare confidando che sarà lo Spirito a suggerirmi come reagire e che cosa dire. Questo atteggiamento mi libera dal peso di dover fornire una prestazione e mi porta a stupirmi, di continuo, del miracolo della guarigione. L’altro si allontanerà da me con rinnovata fiducia e speranza: tutto ciò non per merito mio, bensi in forza dello Spirito che opera attraverso di me.
 
Ricordare la cresima, in questo senso, è un incoraggiamento a fare spazio all’azione dello Spirito in noi. Anche oggi si verificano segni e miracoli, in misura maggiore di quanto non si pensi: quando un incontro riesce, quando d’improvviso un cuore si sente toccato, quando l’afflitto sperimenta la consolazione, quando chi si fa del male e si disprezza scopre la propria dignità e gioisce di nuovo della sua vita. Lo Spirito di Dio non opera tuttavia solo attraverso i nostri punti di forza, ma in uguale misura attraverso le nostre debolezze. Perfino quando, nel corso di un colloquio, io non so che cosa fare e mi sento impotente, lo Spirito può operare attraverso di me se io mi offro a lui e mi metto a sua disposizione. Questo atteggiamento mi libera dal peso di dover fornire una prestazione e mi rende permeabile allo Spirito Santo.
 
Per i discepoli, la forza dello Spirito Santo diventò esperibile quando «il luogo in cui erano riuniti trernò». Il termine greco saléuú non significa soltanto agitare, scuotere, sbattere, ma anche entrare in vibrazione o far vibrare. La forza dello Spirito Santo può, talvolta, farci vibrare. Ciò può capitare quando, improvvisamente, durante una messa, regna udatmosfera pregna; quando, d’un tratto, la stessa vibrazione è percepibile in tutti: da questa vibrazione comune emana una grande forza; talvolta percepiamo questa vibrazione quando stiamo insieme in silenzio. Ma è qualcosa che non si lascia generare dalla nostra volontà: ci viene donato. Quando è presente, avvertiamo di possedere insieme la forza di dare forma al mondo e di smuoverlo.
Quando lo Spirito ci fa entrare in vibrazione, allora cominciano a smuoversi anche i vecchi schemi del nostro animo: quel che è irrigidito cade in frantumi e nasce una nuova vita. Allora veniamo scossi in tutto il nostro essere, veniamo risvegliati bruscamente e scopriamo di esserci basati soltanto sulla superficie della nostra anima, mentre la vibrazione causata in noi dallo Spirito ci mette in contatto con le profondità del nostro essere. E noi avvertiamo che questa vibrazione raggiunge anche gli altri. Tutt’a un tratto qualcosa dentro di noi e in mezzo a noi si mette in movimento e, così, riusciamo a smuovere almeno qualcosa in questo mondo.
Vivere nella forza dello Spirito significa, per me, lasciarmi mettere di continuo in vibrazione dallo Spirito Santo, confidare nello Spirito di Dio che mi riempie con la sua forza e mi induce ad agire efficacemente.
 
 
*Vivere dei doni dello Spirito
 
Nella sua Prima lettera ai Corinzi Paolo parla dei differenti doni dello Spirito Santo. Ognuno di noi ha ricevuto un dono diverso, ma è sempre lo stesso Spirito che elargisce questi doni:
«A uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece viene dato, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio della scienza, a uno lafede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di operare guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a un altro la forza di compiere miracoli, a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue» (1 Cor 12,8 ‑ 10).
 
La tradizione, rifacendosi a Paolo e alla promessa dello Spirito in Is 11,2s., ha riconosciuto i sette doni dello Spirito Santo: lo Spirito di sapienza, di intelletto, di consiglio, di fortezza, di conoscenza, di pietà e di timore di Dio. Sette rappresenta sempre il numero del cambiamento, è il numero che trasforma ciò che è terreno in divino. Questi sette doni descrivono la persona che vive nello Spirito Santo: si tratta di uno che riesce a penetrare la realtà e a vederla cosi com’è, che comprende gli intimi collegamenti della sua vita e del cosmo e che ha anche la capacità di comprendere le altre persone, di consigliarle e di indicare loro il cammino più adatto. Si tratta di uno pieno di sapienza, che ha sperimentato, assaporato e gustato il mistero di tutto l’essere. E una persona che vive di Dio, che tiene conto di Dio e alui fa riferimento in ogni suo pensiero e in ogni sua azione.
Ognuno ha un dono speciale. Se prendo in considerazione la storia della mia vita, sono in grado di riconoscere il mio dono personale. Anche le mie ferite possono trasformarsi in doni e rendermi sensibile nei confronti degli altri. Anche i miei punti di forza possono indicarmi i miei doni: c’è chi è un buon ascoltatore, chi sa prendere l’iniziativa, chi ha delle idee, chi è creativo e riesce a sbloccare una situazione. C’è ancora chi sa sopportare ed è fedele e affidabile. Uno affronta i conflitti finché non li ha risolti, un altro sa conciliare le parti in lotta e riunire ciò che è diviso.
Ci sono tante persone che, prive di fiducia in se stesse, si confrontano sempre con gli altri e hanno la sensazione di non essere all’altezza, di non avere alcun contributo da dare alla comunità e al bene del mondo. Riappropriarsi della propria cresima significa averefiducia nei “propri carismi” e porsi in ascolto per riconoscere quali doni ci ha dato lo Spirito.  Possiamo confidare nel fatto che è sempre lo Spirito Santo che ritiene capaci proprio noi di esplicitare quel dono particolare, è lui che ci metterà in contatto con nuove capacità e possibilità. Trascorso un anno, potremo guardare indietro con gratitudine per quello che lo Spirito ha compiuto in noi.
* Seguire lo Spirito è non lasciare che siano le mie passioni e i miei bisogni a vivermi
Vivere nello Spirito per Paolo significa orientarsi secondo le esigenze dello Spirito:
«Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche nello Spirito. Non cerchiamo di vantarci, provocandoci e invidiandoci gli uni gli altri» (Gal 5, 25s.).
Vivere dello Spirito ha delle conseguenze sul nostro comportamento generale: è un invito a esercitare nuovi modelli comportamentali. Paolo parla di frutti dello Spirito, che sono da un lato i doni che lo Spirito fa a noi, ma dall’altro lato rap­presentano degli inviti a esercitare questi nuovi atteggiamenti: «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,mitezza e dominio di sé» (Gal 5,22). Questi frutti rappresentano un criterio importante per stabili­re se io vivo dello Spirito, e mi indicano in quale punto della mia vita si è insinuato lo spirito nega­tivo. Perfino la mia vita religiosa può essere falsa­ta dallo spirito negativo della paura, della ristret­tezza mentale, della durezza e del farsi giustizia da soli. E necessario un lungo cammino di tra­sformazione perché io arrivi veramente ad ema­nare, con tutta la mia esistenza, amore e cordiali­tà, bontà e mitezza.Lo Spirito Santo è una sfida a lavorare su me stesso: è necessaria, infatti, una sana ascesi per raggiungere il «dominio di sé» e per avere la sensazione di vivere in prima persona e non di lasciare che siano le mie passioni e i miei bisogni a vivermi.
Dominio di sé significa anche assumersi la responsabilità della propria vita. La cresima è l’iniziazione alla vita adulta: il ricordo di essa mi vuole preservare dalle ricadute in atteggiamenti infantili che mi portano a scaricare sugli altri la responsabilità dei miei problemi, e mi sprona a vivere in prima persona anziché sentirmi vittima dell’educazione ricevuta oppure della situazione sociale.
Per crescere nello Spirito di Gesù, che si esprime nei frutti dello Spirito appena menzionati, ho bisogno della meditazione quotidiana. Per me, la preghiera a Gesù è diventata un mezzo importante per cercare di far mio il suo atteggiamento. Quando sono arrabbiato, inquieto, duro nel giudicare, cerco di ripetermi: «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me!», e spesso mi accorgo che il mio spirito negativo si purifica e che avverto in me un po’ della misericordia e dell’amore di Gesù. La preghiera di Gesù, collegata alla respirazione, trasforma la mia indifferenza in amore, la mia lacerazione in pace, la mia impazienza in longanimità, la mia amarezza in cordialità, la mia durezza in bontà e la mia infedeltà in fedeltà. Non è necessario che io elabori questi atteggiamenti con uno sforzo personale. Se, attraverso la meditazione, io lascio fluire lo Spirito di Dio nei miei sentimenti, esso trasforma la mia anima rendendola capace di vivere questi atteggiamenti e queste virtù. Ma io so anche che vivo nella perenne tensione che esiste fra lo Spirito e il suo avversario, e che sono condizionato anche dallo spirito di questo mondo.
Il ricordo della cresima mi fa confidare nel fatto che lo Spirito è più forte del suo avversario: io non sono semplicemente in balia del mio passato e non sono costretto a rivivere le ferite della mia infanzia, perché lo Spirito mi può trasformare. Io devo soltanto ‑ e continuamente ‑ aprirmi a lui e presentargli quegli aspetti di me ancora irrisolti, perché egli mi possa permeare di sé e trasformare.

15/09/2004





        
  



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