Il recente rapporto dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane,  ha rilevato che Macerata è la provincia italiana dove gli uomini vivono più a lungo (78,2 la durata della vita media).

Un primato che Macerata condivide con Rimini e che si aggiunge a quello dell’Italia intera dove – sempre secondo il rapporto presentato a Genova durante il recente congresso della Società di Igiene e Medicina preventiva -  la vita media si è allungata, nell’ultimo mezzo secolo,  più che in ogni altro Paese europeo.

E’ un risultato – commenta il presidente della Provincia di Macerata, Giulio Silenzi – che viaggia di pari passo con gli ottimi indici sulla qualità della vita già riscontrati sul nostro territorio da altre indagini nazionali. Un ambiente tutelato ed un’agricoltura rispettosa di un sano sistema produttivo sono “linfa” per una vita più salubre e quindi per una vita più lunga.

Questo nuovo primato conquistato dalla provincia di Macerata è un incentivo a salvaguardare tutti gli elementi che contribuiscono a far vivere meglio e nello stesso tempo,  costituisce un “biglietto da visita” per un territorio che merita sempre di più di essere vissuto in tutte le sue peculiarità e in tutti i suoi aspetti, dove anche il più piccolo borgo rappresenta uno “scrigno” di tradizioni e di tipicità.

Gli enti locali possono far molto per conservare questo primato e per migliorarlo ancora.  E questo su due versanti: da un lato mantenere alti gli elementi che contribuiscono ad una elevata qualità della vita, dall’altro realizzare politiche sociali mirate verso la popolazione anziana. Vivere a lungo non deve in alcun modo significare “sopravvivere”.

Gli anziani sono prima di tutto una “risorsa” e aiutare i meno giovani a vivere meglio e più a lungo è un dovere della collettività. La Provincia di Macerata ha ben presente questo compito nel proprio programma amministrativo.

La Giunta sta per avviare iniziative - una di queste è il servizio del “118 sociale” -  in cui,  anche  con la collaborazione dei Centri sociali,   si vogliono utilizzare l’esperienza e la saggezza di cui gli anziani sono custodi per impegnare la “terza età” in attività socialmente utili e stimolanti.