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"Salviamo la Costituzione"

Ascoli Piceno | Con il recente passaggio alla camera il processo di eversione costituzionale voluto dal centrodestra ha fatto un deciso passo in avanti: si passa dalla separazione dei poteri alla consegna di tutto il potere a un uomo solo.

L’articolo di Padellaro “Da piazza San Giovanni a piazza Montecitorio”, ieri in prima pagina su questo giornale, registra con dolore i festeggiamenti del centrodestra per il passaggio alla Camera della sua costituzione incostituzionale.

E subito dopo rileva che “non c’è traccia di quella opposizione civile che un tempo non lontano riempiva le piazze di voci e di energia”. L’articolo è polemico ma tocca problemi reali. Per questa ragione e per la gravità del momento non insisterò a ribattere, tranne su qualche punto, e tenterò una risposta costruttiva.

Prima di tutto anche noi dei movimenti subiamo con lo stesso dolore lo scempio della costituzione. E non averlo potuto impedire non allevia la pena, la ingigantisce. Se confrontiamo il milione di cittadini a piazza San Giovanni per la legge Cirami sul legittimo sospetto, e il “vuoto” davanti a Montecitorio per lo scasso di una Costituzione sofferta, giusta e ancora in parte inapplicata, dobbiamo ammettere che c’è una grave sproporzione.

Noi la sentiamo in profondità. Avevamo già avvertito la nostra debolezza incipiente quando non avevamo saputo contrastare con la necessaria energia le precedenti Gasparri e Schifani, che in un colpo garantivano al capo del governo un incontrastato dominio sulla Rai e l’impunità assoluta. Ma non abbiamo mai dato una versione trionfalistica delle nostre azioni, né abbiamo mai pensato di possedere il consenso di chi le condivideva e vi partecipava.

Era la volontà della libera cittadinanza che aveva saputo cogliere le occasioni aperte dal movimento.

Non so quanto valga ora chiedersi perché non abbiamo più la stessa forza di prima. Si può attribuire il peso maggiore alla mancanza temporanea di successo: tanta volontà, tanto impegno sia nella nostra terra che nel mondo, ma l’anomalia italiana e la guerra preventiva sono ancora in piedi e anzi peggiorano i loro effetti. Si può valutare il peso dello scarso scambio tra movimenti e partiti.

Qui non concordo con Padellaro. Il nostro vigore ha dato un contributo al loro successo elettorale ma non si è trasferito nelle loro azioni. I partiti sono stati poco generosi, non solo in “seggi e assessorati”, ma anche in disponibilità ad accogliere le nostre opinioni. E soprattutto la nostra diagnosi non è stata ascoltata. Per noi l’anomalia istituzionale ha generato come prodotto necessario l’eversione costituzionale. La nostra classe dirigente invece parla malvolentieri di anomalia italiana e tende a vedere nella controriforma un pasticcio  disorganico e incomprensibile, causato dal mercimonio tra le componenti della maggioranza, ognuna alla ricerca di una preda da esibire.

Così la costituzione demolita sarebbe l’effetto secondario della necessità di comporre i diversi interessi degli alleati. Questo aspetto ha una sua indubbia realtà ma non gli si può dare il peso principale. Se si insiste sulla sua natura occasionale non si coglie la sua potenza temibile. Il centrosinistra concentra la sua polemica sulla devoluzione e glissa sul premierato assoluto.

Mentre è questo il punto d’arrivo sostanziale del centrodestra: un potere illimitato e senza controllo nelle mani di un personaggio che in qualsiasi democrazia occidentale non sarebbe stato eleggibile. Un potere che ha in sé gli strumenti per impedire all’opposizione l‘alternanza al governo: l’imperio dell’esecutivo sul legislativo e il giudiziario, il dominio del premier sulla sua maggioranza, il suo controllo personale dei mezzi di comunicazione principali. 

La durezza della realtà consegna la discussione sul passato e le debolezze del movimento a pagine più meditate. Ora l’urgenza del pericolo che incombe sulla democrazia rende necessario un nuovo grande ciclo di mobilitazione. Il popolo di piazza San Giovanni non è scomparso e aspetta da tempo una nuova occasione. Questa va preparata con cura. Ora che il primo passaggio nelle aule si è concluso, non è il momento di andare davanti a Montecitorio, né avrebbe senso inseguire impossibili miglioramenti di una pessima legge. L’eversione costituzionale non è emendabile. Perciò bisogna puntare al referendum e lì bocciare la legge con la massima possibile differenza di voti.

Ma non possiamo arrivare al referendum senza una moltiplicazione dell’impegno. I movimenti sono decisi a dedicarvi tutte le loro forze, pronti a ritessere  la rete di tutti i rapporti stretti nelle occasioni precedenti, e ad allargarli a interlocutori ancora sconosciuti, che attendono l’opportunità per dare un proprio contributo. Ma soprattutto i movimenti sanno che questo compito debbono svolgerlo insieme a tutti gli altri: la difesa della costituzione non è un dovere solo per i movimenti.

Stavolta, più che un sussulto spettacolare di indignazione, abbiamo iniziato a costruire una consapevolezza collettiva estesa e profonda. Abbiamo deciso di percorrere l’Italia con una carovana in lungo e in largo, toccare le città grandi e piccole, i centri minori e le campagne. Una parte non si sa quanto vasta dei cittadini non sa che cosa rischia di perdere e può andare incontro a quel voto decisivo annebbiata dall’indifferenza. Dobbiamo illustrare la Costituzione, spiegarne l’impianto originario, farne apprezzare la natura progettuale, indicarne le intenzioni inattuate.

E allo stesso tempo dobbiamo chiarire con precisione tutti gli effetti negativi delle modifiche sulle libertà del cittadino. Non è difficile, basta creare le condizioni più adatte a un dibattito civile e lì andare a parlare con chiarezza e senza mistificazioni retoriche. L’elettorato di centrosinistra è il nostro interlocutore naturale, ma dobbiamo saper parlare anche all’elettorato di centrodestra. Possiamo porgli una domanda semplice ed efficace: starebbe tranquillo se quel potere illimitato e senza controllo che la sua maggioranza ha disegnato per il suo capo del governo finisse per caso nelle mani di un capo della maggioranza avversa?

Abbiamo un lungo lavoro di fronte  a noi. Il centrodestra cercherà di rinviare il referendum a dopo le elezioni, perché pensa di vincerle così con minore difficoltà. Se andrà così saremo costretti a vincere le elezioni prima di affrontare il referendum. Ma possiamo scambiarci una promessa.  Comunque vada, prima o dopo le elezioni, restaureremo l’unica, vera Costituzione della repubblica italiana. E a piazza Montecitorio festeggeremo la libertà ricostruita.

29/10/2004





        
  



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