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Quando i grilli gracidano

| ...ai giorni nostri si taglia la testa al toro con un "l’ha detto la televisione" o "l’ho visto in televisione".

di emme

Una popolare trasmissione televisiva vanta una ‘ fascia d’ascolto’ invidiatissima ed uno ‘ share’ ( non so esattamente che roba sia, ma, quando si parla di tv è una parola che bisogna per legge infilare nel discorso…) che pare l’irrefrenabile grafico impennato verso  l’alto, del prezzo del petrolio greggio. A proposito, ma quanti litri di petrolio ci sono in un ‘barile’?-

Quanto costa un litro, od un ettolitro, del prezioso ‘rifiuto speciale ‘ della degradazione di  materiali organici seppellito non so da quale mafia a grandissima profondità in remoti evi?…Visto che la benzina alla pompa la valutiamo in litri, ci piacerebbe sapere quanto costa un litro di ‘greggio’ e farci un’idea  di quanto lievita il prezzo dall’estrattore al consumatore senza dover ricorrere a calcolatrici ed equazioni di secondo grado.

Senza contare che il ‘barile’ da noi non esiste come unità ufficiale di misura. Se ne scoprirebbero delle belle in punto di percentuali di aumento. Il ‘barile’, più correttamente ‘barrel’,  equivale a 42 ‘galloni di Winchester’ ( gallone= 3,7853 litri), misura adottata dagli americani ( ci sono anche i ‘barrel inglesi’e i galloni da litri 4 e rotti, ma non si usano), cioè a poco meno di 159 litri. E adesso prendete la calcolatrice e fatevi i vostri conti perché io ho gia il mal di testa.

Qualcuno sostiene che fra barile e litri ci sia una differenza sostanziale. Mentre il prezzo del barile sale e scende secondo i capricci del mercato, il prezzo del carburante sale sempre e non scende mai, o scende in maniera virtuale. Mah!. 

 Ma non divaghiamo, perché è dei grilli che voglio parlare. Dunque, quella trasmissione della quale dicevamo,  che vuole collocarsi fra l’intrattenimento e la promozione culturale degli italiani, esibisce un ingessato conduttore, una bella  ragazza, soprannominata ‘ l’Ereditiera’, che fa finta di ballare, gli straccetti di una  costumista che farebbe meglio a dedicarsi allo inscatolamento dei pomodori cinesi, una manciata di concorrenti, convinti di sapere tutto quello che si può apprendere dalla Settimana Enigmistica e, dulcis in fundo, un misterioso ‘esperto’ che formula le domande alle quali dovrebbero rispondere i concorrenti e le spiega, all’occorrenza,  con dovizia di particolari ed aneddoti edificanti. Sembra che costui abbia, in alto, fra le ombre dense che proiettano abbaglianti luci di riflettori e di sapienza, uno studiolo, con poltroncina e scrivania e un Dizionario Enciclopedico ad uso dei giovanetti plebei in edizione a dispense opportunamente  ridotta.

Questo esperto invisibile ed onnisciente, accoglie benignamente elogi, preghiere, cruenti sacrifici per il tramite del conduttore che a lui si rivolge officiando a bocca aperta per abbeverarsi alla fonte di tanta sapienza e al proprio notevole naso.

Certamente, non si può negarlo!, l’Esperto, per quanto onnisciente, ogni tanto si distrae come il buon Omero che fu tenuto per il più sapiente degli Uomini , ma, quando faceva la ‘pennechella’ pomeridiana o lottava con la ‘babbana’ durante i banchetti nei quali si esibiva, qualche stupidaggine gli sfuggiva ( ‘ Quandoquidem dormitat et bonus Omerus!…’ ). Può capitare ( cito uno dei casi meno gravi…), allora, che al breve orizzonte dei miseri ‘ concorrenti’, l’Esperto  faccia balenare i riflessi di una ‘ flotta di navi’. Il solito pignolo afferra al volo la topica e comunica a tutti che possono apparire navi, oppure può apparire una flotta ( che è composta necessariamente di navi), ma che dire e scrivere ‘ una flotta di navi’ è un pleonasmo. Se uno ci si mette a pensare scopre che, effettivamente, non ha mai sentito dire ‘ una flotta di sardine, di bagnanti grasse, di sirene senza  la coda, di ragionieri in apnea etc.etc.- Perfino quando il termine flotta è stato metaforicamente applicato alla navigazione aerea, l’uso vuole che si dica con maggior naturalezza ‘flotta aerea’, anziché una ‘flotta di aeroplani’. Se poi si vuol indicare un gran numero di oggetti, anche navi, che si presenta alla rinfusa e sfugge ad un conteggio, abbiamo il derivato ’frotta’che fa al caso.

 Veniamo ora agli stupefacenti ‘ grilli che gracidano’. Si sa che i grilli sono insetti e che gli insetti, di regola, non hanno corde vocali e casse di risonanza per cui non emettono suoni dall’apparato vocale che non hanno. In tali condizioni, che si possa attribuire ai grilli una funzione vocale onomatopeica come il gracidio è cosa che suscita le più grandi meraviglie e sensi di rispetto per chi fece la strabiliante scoperta.

Da bambini, una delle prime nozioni inculcate dalla didattica delle nonne consisteva nel canone delle voci animali: ‘ la pecora bela; la mucca muggisce; il leone ruggisce; il gatto miagola; il cane abbaia, etc.etc. e il grillo, il grillo che fa?…Il grillo ‘frinisce’, dicevano le nonne; e la rana? La rana ‘gracida’. Il nostro batrace  gonfia un certo sacco, apre la bocca e fa ‘ gra-gra-gra…’ – Il grillo, invece non ha la membrana che si gonfia, non apre la bocca e per farsi sentire dalle grille, strofina le dentate zampe posteriori che, appunto, fanno ‘fri-fri-fri…’- In una parola ‘ frinisce’. Se un grillo si mette a gracidare, viene considerato un ‘ diverso’, emarginato come un ‘etero’ capitato per caso in una combriccola di omosessuali, segnato a dito finché muore di malinconia-

Si possono fare altri mille esempi di quest’uso disinvolto ed innovativo della lingua italiana. Quel che lascia perplessi è la schizofrenia di quella rete della tivvù nazionale ( ché di un programma di questa parliamo…) che, mentre trasmette le macerie di una lingua in via di distruzione, sul canale accanto presenta dei dotti che concionano di difesa, conservazione, diffusione dell’italo idioma.

Qualche lettore osserverà, giustamente, che questo è un discorso ‘ de minimis’. Già. E non varrebbe la pena di farlo se gli italiani non avessero abdicato, come individui, al dovere di difendere la propria lingua, delegandolo, di fatto e insieme a tante altre cose, all’insegnamento televisivo. Una volta si chiudeva un discorso od una lite verbale con un ‘ ipse dixit’, riferito ad un certo Aristotile. Ai giorni nostri si taglia la testa al toro con un ‘ l’ha detto la televisione’ o ‘l’ho visto in televisione’.

E adesso, chi glie lo dice al mio nipotino che i grilli non gracidano?  Non mi crederà mai.

25/11/2004





        
  



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