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Il territorio ascolano sta purtroppo riscoprendo la povertà e la precarietà diffuse

Ascoli Piceno | La lettera dell’Assessore alle Politiche Sociali, Achille Marcucci, necessita una doverosa riflessione sulle cause della situazione denunciata dall’amministratore comunale.

di Emidio Celani - Alessandro Pertoldi

Il territorio ascolano come altre parti d’Italia, sta purtroppo riscoprendo la povertà e la precarietà diffuse. Precarietà del lavoro di tantissimi giovani, con garanzie ridotte o inesistenti per quanto riguarda le prestazioni sociali e previdenziali, con l’incertezza del reddito e con le difficoltà di costituire una famiglia.

Precarietà del lavoro per tantissimi adulti espulsi dal mondo del lavoro sulla soglia dei cinquant’anni a causa dei processi di ristrutturazione aziendale o di crisi di una parte rilevante del tessuto produttivo.

Precarietà per tanti cittadini a causa del costo degli alloggi nei centri urbani, sia per l’acquisto che per l’affitto, che sta raggiungendo soglie impossibili per la gran parte dei nuclei familiari di nuova costituzione. Parallelamente il Governo ha ridotto drasticamente le risorse per il sostegno al costo dell’affitto per le famiglie e praticamente eliminato le risorse per l’edilizia sovvenzionata.

Precarietà per un numero sempre più ampio di persone non autosufficienti, soprattutto anziani, per i quali si scaricano sulle famiglie o si rinvia al lavoro nero di assistenti domiciliari straniere la responsabilità della cura. Intanto il Governo rifiuta il finanziamento del Fondo nazionale per la non autosufficienza.

Precarietà di tante famiglie che vorrebbero provare la gioia della maternità e della paternità e che invece sono costrette a mortificare questa aspirazione dovendo fare i conti con la incertezza del futuro e con la fragilità delle condizioni economiche. D’altra parte, nonostante le mirabolanti promesse elettorali della Casa delle libertà, a tre anni dall’insediamento del Governo Berlusconi, non si intravede alcun avvio di una seria politica di sostegno alle responsabilità familiari.

Quando parliamo di sostegno alle responsabilità familiari non costituisce risposta, neppure parziale, il ritorno ai premi di natalità: i costi di mantenimento dei figli si prolungano per tutto il periodo in cui essi sono a carico e non si risolvono con provvedimenti una tantum. Nessuna efficacia, infatti, può avere un premio di 1000 euro per influenzare decisioni delle coppie in ordine alla procreazione. Premio, peraltro, erogato indiscriminatamente alle famiglie ricche ed a quelle povere, senza alcun riferimento al reddito, sottraendo, tra l’altro, risorse al fondo per l’incremento dell’indennità di disoccupazione.

In quasi tre anni di governo del centro-destra la Legge 328 di riforma dei servizi sociali è totalmente insabbiata e abbandonata. Gli adempimenti attuativi non si sono visti e quindi non si parla di questioni decisive come la definizione dei livelli essenziali di assistenza, la riforma degli assegni degli invalidi civili, la non autosufficienza, il riordino dei profili professionali degli operatori, le misure per l’infanzia, la disabilità, la famiglia.

Si parla di libri bianchi, esposti al vento delle parole e delle chiacchiere, soltanto per giustificare tagli radicali al sistema delle pensioni.Si è determinata una combinazione dagli esiti drammatici, dell’insicurezza prodotta da un welfare calante ad una riduzione forte del potere d’acquisto delle famiglie e ad un sistema economico e produttivo che non riesce più a garantire occupazione stabile e di qualità ai giovani e alle donne in particolare.

I tagli, purtroppo, sono destinati a proseguire anche con la finanziaria 2005 e gli enti locali dovranno prepararsi a future riduzioni non solo dei trasferimenti. E’ il caso di domandarsi se non sia il tempo di stipulare un vero e proprio Patto per il rilancio del welfare locale e in difesa della legge 328, tra Autonomie locali, Terzo settore e sindacato, per impedire lo sgretolamento di un disegno di innovazione e di riforma e per contrastare un’azione di neocentralismo statale che può minare irreparabilmente qualsiasi progetto di valorizzazione e di potenziamento del welfare locale.

Ci dica l’Assessore Marcucci se è il Comune di Ascoli è interessato a realizzare questo patto che deve vedere protagonisti gli enti locali, le confederazioni sindacali, il volontariato e la cooperazione sociale anche in considerazione del fatto che i servizi sociali costituiscono una questione che riguarda il benessere delle persone ma anche la creazione di un “ambiente” favorevole allo sviluppo”.

29/11/2004





        
  



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