Svolto presso la sala Massy del Palazzo dei Capitani un primo incontro per discutere del caso Sgl Carbon dopo la firma del protocollo ad opera del Presidente della Regione Marche, il Presidente della Provinciale di Ascoli Piceno e il Sindaco della città di Ascoli.

 

Piero Celani fa gli onori di casa, tra i presenti il Presidente della Provincia Massimo Rossi, le Associazioni Sindacali e il Direttore dell’Assindustria Luciano Vizioli.

 

La Sgl Carbon è un caso anomalo in quanto è l’unica industria che in questo momento di crisi vuole continuare la sua attività produttiva nel territorio Piceno, ma di fatto su di lei incombe uno “sfratto”.

 

L’azienda è posizionata in un luogo oramai improprio, infatti non è concepibile che all’alba del terzo millennio questo tipo di industria con questo tipo di produzione industriale, trovi posto all’interno di una città antica come Ascoli Piceno.

 

Pare essere una considerazione non sufficiente per trasferire la Sgl altrove e i presenti all’incontro hanno rimarcato la loro preoccupazione nei confronti dei lavoratori dello stabilimento e della loro effettivo reinserimento sul mercato del lavoro in caso di delocalizzazione o riconversione.

 

Delocalizzare o riconvertire per qualcuno dei presenti è la stessa cosa, inoltre il fatto che gli enti pubblici valutino la riconversione di una azienda è singolare. Di solito è l’azienda in crisi che valuta la riconversione al fine di cambiare produzione industriale con lo scopo di immettersi in nuovi mercati, ma questo non sembra essere il caso della Sgl Carbon.

 

Infatti l’azienda gode di buona salute di una produzione avviata e ben lanciata sul mercato, tra l’altro esistono pochissime aziende nel mondo con questa tipologia di prodotto.

 

Nell’incontro si è chiesto agli Enti interessati di individuare in modo chiaro cosa fare dell’area, si ipotizzava un polo informatico, quindi la strada da percorrere, come percorrerla e in quanto tempo, visto che i periodi di bonifica di un sito industriale come quello della Sgl Carbon sono lunghi.

 

Tutto è vano se l’azienda non si confronta con il territorio e quindi con l’amministrazione provinciale, l’amministrazione comunale e soprattutto i lavoratori dello stabilimento. I cittadini hanno gia espresso il loro assenso-dissenso con il referendum del ventisette maggio del duemilauno.

 

L’amministrazione comunale ha reperito fondi pari a novantamila euro (mediando con la Regione) per avviare degli studi di risanamento dell’area e per valutare possibili sbocchi occupazionali.