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Giovanni Gaspari: “dare risposte ai bisogni della società, dal welfare all’urbanistica”

Ascoli Piceno | Intervista al nuovo segretario della federazione DS di Ascoli Piceno: “coinvolgere i giovani. Il partito strumento di partecipazione dei cittadini alla vita sociale”

di Giovanni Desideri

Giovanni Gaspari

Giovanni Gaspari è il nuovo segretario della federazione DS di Ascoli Piceno. Quarantasei anni il prossimo 12 gennaio (è nato a Montedinove, risiede a San Benedetto), diploma all’ITI di Fermo, Gaspari si iscrive al PCI nel ’76, è in consiglio comunale dall’’89: l’epoca del sindaco Piero Ripani, poi di Alberto Cameli, quindi il commissario prefettizio e i due mandati del sindaco Paolo Perazzoli. Nel primo (’93-’97) Gaspari è capogruppo Pds, nel secondo vicesindaco. Dal 2001 capogruppo DS, all’opposizione della giunta Martinelli. Riveste anche l’incarico di coordinatore comunale dell’Ulivo.
 
Quali sono i suoi obiettivi da segretario provinciale dei DS?
“Chiusa la parentesi congressuale, da partito in cui ci si conta dobbiamo tornare partito che fa politica. Dobbiamo lavorare per allargare la base del partito, aumentare il numero delle sezioni e degli iscritti, perché si affermi la democrazia del lavoro all’interno del partito. È la nostra funzione, sancita dalla Costituzione: i partiti come strumento di partecipazione democratica alla vita politica.”
 
In che modo intende aumentare gli iscritti?
“Le adesioni ai DS non possono essere pacchetti preconfezionati, ma il frutto di un lavoro politico, da portare avanti stando accanto alle sezioni, rinnovando impegno e motivazione soprattutto dei giovani e delle donne, dando alle nuove leve una opportunità di crescita. Ci vuole entusiasmo e qualche idea. E i giovani sono portatori di questi valori. Se si lavora si sta in mezzo alla gente ed è più facile aumentare la consistenza della base. Accanto alla vita di sezione penso poi alla vita amministrativa, ad un tavolo per il confronto tra i nuovi sindaci del centrosinistra. Sezioni e amministratori dovranno ragionare su un progetto unico. Da poco è nata l’Unione dei Comuni della Vallata del Tronto. I sindaci coinvolti, tutti giovani e in maggioranza dei DS, sono riusciti a trovare adesso la forza per realizzare questo progetto. Penso ad altri progetti ambiziosi come questo.”
 
Oggi la politica è pervasa di realismo, a volte di cinismo. Ci sono ancora ragioni ideali della politica?
“Pereira, nel libro di Tabucchi, diceva di frequentare il futuro. Ecco: noi dobbiamo essere capaci di frequentare il futuro. Noi saremo vivi, politicamente parlando, solo frequentando il futuro, ovvero i giovani. Noi vogliamo rappresentare alcuni valori che sono tipici di un partito del centrosinistra: a fianco delle persone più deboli, per l’equità, la giustizia, i diritti. Accanto a questo, come è giusto nel momento in cui un partito si candida al ruolo di governo, dobbiamo essere un punto di riferimento per tutta la società ed il territorio. Questi sono gli obiettivi di un partito strumento di partecipazione. Un partito capace di guidare e non di essere guidato.”
 
Più precisamente, a chi rivolgono oggi i DS il loro messaggio?
“Il partito deve essere uno strumento di partecipazione per tutti i cittadini alla vita sociale. Ma ripeto: se un  partito si candida a governare il territorio, deve essere capace di governare l’insieme. Noi ci dobbiamo rivolgere alla società, che oggi è una società contraddittoria, dai molti e complessi bisogni. E in un territorio, come il sud delle Marche, che vive una crisi economica di gran lunga superiore a quella del resto della regione. Il tasso di disoccupazione è il più alto: l’11% contro il 5%. Per il 12 dicembre prepariamo un’iniziativa sull’Agroalimentare, settore che affronta una crisi strutturale. Cercheremo risposte attraverso il coinvolgimento delle forze politiche e sociali. Inoltre, visto il punto a cui ci ha condotti Berlusconi a livello centrale e locale, il welfare sarà un terreno obbligato, comprendente un insieme di più cose.”
 
Quali?
“Il rilancio del welfare passa attraverso scelte in più settori. C’è tutto dentro, anche l’urbanistica. Welfare significa anche la possibilità di vivere a San Benedetto: oggi questo non è possibile, per esempio per il livello degli affitti. Nei piani regolatori non c’è un premio volumetrico per chi voglia destinare alcune zone ad affitti concordati, come avviene nei nuovi PRG dell’Emilia-Romagna, uno per tutti quello di Reggio Emilia. Il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia può dare qualche indicazione in questo senso ai nuovi PRG, perché se è vero che l’80% delle famiglie ha un appartamento di proprietà, è anche vero che esiste anche il rimanente 20%. Scegliere l’affitto può essere una scelta culturale, ma se il costo dell’affitto è inferiore ad una rata di mutuo. In questo caso la qualità della vita di una famiglia può migliorare e le risorse possono essere indirizzate verso altri obiettivi. Tutto questo per dire che il welfare comprende più settori della vita amministrativa.”
 
Ascoli città non esprime il presidente della Provincia e ora nemmeno il segretario del maggior partito di centrosinistra. Segno di declino?
“Io credo che la forza di Ascoli capoluogo sia la forza dell’intero territorio. Quindi è necessario che Ascoli torni a svolgere un suo ruolo forte, importante. Questo non passa però attraverso la territorialità di chi viene eletto, ma per il progetto del gruppo dirigente: nei DS non abbiamo eletto un despota. Il territorio diventa forte e credibile quando diventa unito. E comunque devo dire che il campanilismo si sta stemperando rispetto alla mia gioventù.”
 
Quali sono stati i suoi maestri politici, ideali o incontrati dal vivo?
“Enrico Berlinguer è stato ed è per me un punto di riferimento assoluto. Ho avuto la fortuna di incontrarlo personalmente: a Napoli nel 1976 durante la festa nazionale dell’Unità ai Campi Flegrei. Poi ad Ascoli nel 1981 per una campagna elettorale. È stato un maestro non solo di stile e di politica, ma anche di vita. Ritengo che ancora oggi sia importante la sua intuizione profetica del 1978, quando parlò di serietà, semplicità e rigore morale. Non l’austerità, che è una cosa triste, ma la genuinità, il rigore morale verso se stessi come condizione principale di quello verso gli altri. Poi l’insegnamento dell’unità: come principio, come metodo e come pratica. Ricordo poi tutti quegli straordinari compagni che hanno dato la possibilità all’Italia di essere una grande democrazia: Ingrao, Napolitano, ecc. Nel presente direi Massimo D’Alema.”
 
A livello locale?
“Tre su tutti: Guido Ianni, deputato, segretario regionale, poi provinciale del PCI, che è vissuto a San Benedetto. Primo Gregori, che ho conosciuto meno ma è stato un grande maestro, sindaco di San Benedetto, consigliere regionale per un breve periodo. E Marcello Stefanini, un compagno straordinario, deputato della segreteria nazionale, sindaco di Pesaro. Tutti “mostri della politica” che hanno offerto un grande esempio, soprattutto nel modo di fare politica. Tralascio i libri, a cominciare da “Una scelta di vita” di Giorgio Amendola, romanzo che ancora invito a leggere.”

05/12/2004





        
  



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