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Falsi problemi

| E "Media" diventa "Midia".

di emme

Credo che nessuno metta in dubbio la trasformazione della socialità – che dovrebbe essere, per definizione, non soltanto scambio di umori, ma anche comunicazione  di conoscenze  ed occasione dialettica di approfondimento delle opinioni – in una sorta di distribuzione  monocratica, al confine del solipsismo, di verità preconfezionate;  una enunciazione assiomatica che non sopporta discussione e contraddizione, dogmatica, per la quale ciascuno parla per se stesso e l’intimo sentire, le simpatie od antipatie inespresse fanno aggio se non sulla verità, sulla ricerca della verità.

Credo anche che questa frammentazione del vero secondo personali istinti ed interessi o per mera assuefazione, sia la peggior forma di incomunicabilità, peggiore financo di quella ipotizzata da pensatori e letterati esistenzialisti fin dall’immediato dopoguerra.

Dicevano gli antichi “ tot capita, tot sententiae”, ma questo non eludeva la accettazione della comparazione delle ‘sententiae’ e la consapevolezza che la verità è patrimonio pubblico, non individuale e privato. Stupisce che in un Paese che trae vanto e fondamento del sapere scolastico dal pensiero di un Alessandro Manzoni ( per il quale, si sa  -ed è fondamentale- che il bene ed il male, il torto e la ragione, siano così intimamente commisti che è impossibile separarli come si tagliano con un sol colpo le due metà di una mela), si sia giunti  tanto.

Ogni sera milioni e milioni di Italiani si sottopongono volontariamente all’imbonimento televisivo e recepiscono assiomi, discorsi malamente sviluppati su premesse indimostrate, velleità talora ai limiti del delirio espresse da chi ha legittimo accesso a quei pulpiti. Dietro c’è la notizia negata: qualcuno capisce più, ad esempio, cosa stia succedendo in Iracq ? Guerra, guerra civile, guerriglia, terrorismo episodico o che altro? – E che succede in Afganistan? – Saranno vere le stragi endemiche delle quali si sussurra  che avvengano nell’Africa Nera? Da settimane ci batte in testa, implacabile, il martello della “ riduzione delle ‘tasse’” ( perché no delle ‘ imposte’? ) e ancora non si è capito dove sta “ la fregatura”, che ci deve pur essere, visto che i soldi dello Stato erano pochi prima e adesso diventano ancora meno e alle ‘famiglie’, se lo stipendiuccio glie lo decurta il fisco con le aliquote o l’aumento del carburante, dei bolli, delle addizionali, o dei beni di consumo di differenza ne fa poca. E non ci si venga a parlare di “ economie”, lotta agli sprechi e “razionalizzazioni” della spesa pubblica, perché questa  solfa la si conosce fin dai tempi di Quintino Sella e si sa che in fondo alla “ politica della lesina”, c’è pur sempre la “ tassa sul macinato”.

Per fortuna che ci sono quelle due ragazzone, come si chiamano, le “ sorelle - gemelle” bizigotiche Lecciso che non sanno cantare, non sanno ballare, non sanno recitare e tuttavia straripano silicone da tutti gli schermi televisivi. A me non importa assolutamente nulla dei fatti  privati di quella che avrebbe lasciato il marito ( si fa per dire) , uno stagionato menestrello, e  non mi importa  del mare di “notizie” che solerti cronisti di tutti e tre i sessi ci rovesciano addosso sugli amori e programmi delle due giovani massaie rurali del Cilento. Ho il sospetto che tutta la faccenda abbia carattere sperimentale: si è voluto dimostrare che la televisione ha il potere di creare ed imporre un evento che non è un evento, una notizia che non è una notizia e rendere reale ciò che non esiste. Se così è, l’esperimento è riuscito alla grande.

 Mi dispiace invece che, per salvarmi da quelle signorine, debba per forza vedere uno stupefacente sceneggiato sulle “ 5 giornate di Milano”, con un Carlo Cattaneo ( gran testa il Cattaneo!) che non si sa bene che vuole, un Radetzchi ( gran generale! Aveva più anni che soldati e vantava un  medagliere di spettatore di battaglie perse, Marengo, Austerliz ..che non vi dico!) arrabbiato che più non si può; e poi un Gavroche di servizio, vittima delle barricate ( dopo che Hugo ha scritto ‘I Miserabili’, è obbligatorio, rappresentando certe sommosse,  il piccolo teppista che muore avvolto nel tricolore…) ed un medico patriota con barba curatissima e camicia immacolata in mezzo a morti e feriti, che si accoppia con una mezza  austriaca dalla inespressiva  faccia botulinata  mentre una voce ci informa che di li a poco la faccenda di Milano finirà male perché ritornano gli austriaci. Proprio come ci avevano insegnato alle elementari. Anzi, meglio, perché non c’è lo stucchevole contesto con Pio IX, Carlo Alberto, Novara, e poi Brescia e la Repubblica Romana e Venezia e Palermo con Re Bomba eccetera eccetera. Ne risulta in TV un pasticcio inestricabile, con un Podestà per tutte le stagioni, i Notabili che cacciano qualche soldo e basta, gli Austriaci che sparano e chi non fuma i toscani, piccoli bottegai dei Navigli che fanno certe barricate che, a vederle, non avrebbero fermato nemmeno una pattuglia di reclute croate e via dicendo. Un pasticciaccio tutto ‘de Milàn’, mentre in un altro mondo c’è il ’48, anno che passò in proverbio, tanto che fra i ricordi della mia infanzia c’è un negozio di cianfrusaglie straripante giocattoli, utensili e non so più che altro, che si chiamava, appunto, ‘ Il ’48 ‘.

E, gran bontà dei ‘ midia’ ( si dovrebbe dire ‘ media’, ma ormai ha vinto lo slang niuiorchese, e vada dunque per ‘ midia’), la mente si ristora con la luce ed il calore della ‘ disputa del Presepe’, invenzione mediatica, geniale quanto le gemelle di cui sopra. C’è chi vuole che nelle scuole si faccia, se lo si desidera, il Presepe e chi grida all’attentato alla Libertà di Coscienza, confondendo la questione del Crocefisso ( sapete, quell’oggettino rutilante che penzola, ballonzola, occhieggia fra le poppe femminili) nelle aule, con la scuola materna dove qualche maestra di buona volontà e cultura antica si industria a rappresentare la Natività. C’è chi si sente ‘ offeso’ da quella ingenua, popolarissima  riproduzione, e chi invece la vuole ad ogni costo, tirando fuori per forza le ‘radici cristiane’ e vaticinando una prossima, futura Armageddon fra i seguaci di Gesù e quelli di Maometto.

A me pare che far rivivere quella Natività, concettualmente e fabulisticamente onorata in ogni tempo, per quanto indietro si vada, non sia gran danno e non faccia male a nessuno ed abbia, anzi, a prescindere anche dal credo religioso, una forte carica educativa e morale che non  è male sia offerta ai teneri utenti delle scuole materne e primarie. In fondo, l’inventore del Presepe, se ne andò con gran naturalezza a predicare al Soldano d’Egitto: forse gli avrà anche fatto vedere come si fa un Presepe…chissà. Comunque sia, il crudele Soldano lo stette pazientemente a sentire e poi lo  lasciò tornare a casa, forse pensando che ognuno ha la sua Fede, le sue tradizioni e che l’importante è non essere esclusivi. Metter su un Presepe in una scuola, con opera necessariamente collettiva, può essere cosa utile e, al limite, un modo per far lavorare insieme bambini di diverse culture ( bisognerebbe domandare agli psicologhi!…). Soprattutto di questi tempi, nei quali i Presepi si vendono preconfezionati ed i padri sono troppo stanchi ed indaffarati per dedicare le serate all’ingenua, eppur quanto elaborata, ingegneria ed Arte che occorre per fare un Presepe come si deve!.

Insomma, smettiamola di discutere su una questione che è inesistente, correndo dietro, come i topi del pifferaio di Hammelin, a qualche sfaccendato che se l’è inventata. Si faccia il Presepe a scuola, se si vuol fare, e vedrete che, se fra i bambini di quella scuola c’è un piccolo saracino, si divertirà anche lui e non rimarrà insensibile di fronte alla gloria di una nascita – che è nascita di ogni bambino - che nessuna condizione umana, per quanto miserabile, come paglia e mangiatoia, può diminuire. Nella peggiore delle ipotesi, possiamo sempre chiudere in un’altra stanza, debitamente  insonorizzata, i Soloni che , prendendo a pretesto ogni manifestazione dell’umana  sciocchezza, come quelle dei bastiancontrari antipresepe, blaterano  di Origini Cristiane, Origini Greco - Romane, Origini Umanistico-Rinascimentali, Origini illuministiche e Liberali  e tutte le infinite fonti della nostra attuale cultura che sono tante che, per conviverci, è necessità che ci facciamo  tutti seguaci della religione della Tolleranza. Se poi la cosa pare troppo difficile, faticosa, caratterialmente inadeguata, c’è sempre modo di trovar ristoro con una bella gita a Fortaleza fra bambini pur essi poveri e nudi..

23/12/2004





        
  



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