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Il partito dei Socialisti Democratici Italiani vuole…che la gente sappia

Ascoli Piceno | Ascoli città territorio aperta e legata con il tessuto provinciale o isolata e chiusa dentro le sue antiche mura

di Federico Biondi

Il segretario del partito dei Socialisti Democratici Italiani Antonio D’Isidoro convoca la conferenza stampa alla presenza dei capigruppo consiliari di minoranza in quanto sente la necessità di raccordasi al tavolo di coordinamento politico pronosticato, cercato e voluto da tutto il centro sinistra prima delle elezioni amministrative del duemilaquattro.
 
Il tavolo di coordinamento avrebbe dovuto avvicinare gli ascolani alla partecipazione politica secondo uno schema nuovo: i cittadini protagonisti delle scelte municipali tramite la costituzione del “forum permanente per la partecipazione democratica”.
 
Il segretario dello Sdi fa notare che la città di Ascoli Piceno sembra chiusa su se stessa e che l’amministrazione comunale non applica delle strategie politiche tali da dare ad Ascoli Piceno il ruolo di capoluogo di provincia.
 
Un cittadino ascolano su tre come del resto molti italiani si indebita per poter sopravvivere, chiede prestiti per far fronte alle spese mediche senza considerare che la lista di mobilità si allunga di giorno in giorno.
 
Dalla conferenza emerge che il cittadino della città di Ascoli Piceno è poco informato su le scelte e le azioni che l’amministrazione comunale intraprende, che non ha l’ufficio relazioni con il pubblico (dato in controtendenza se raffrontato con le altre città italiane), tant’è che la città ha un “piano urbanistico” organizzato da pochi a dispetto di quella che dovrebbe essere una pianificazione combinata con la partecipazione e il parere della popolazione.
 
Il professore Antonio D’Isidoro parla del lavoratore citando “San Precario” nuova icona milanese, dell’occupazione femminile e degli obiettivi che la Comunità Europea ha fissato e di come molte città italiane si sono attrezzate per rispettare le scadenze costituendo “lo sportello rosa”.
 
Lo stesso non comprende come il centro storico si sia ridotto solo a Piazza del Popolo e a Piazza Arringo senza tener conto delle altre piazze occupate dalla macchine, del giardino dell’Annunziata (Parco delle Rimembranze) il quale dovrebbe essere vissuto dalla cittadinanza.
 
“Voglio sapere il progetto culturale per la città”, l’attività culturale scontenta molto il professore, la vede priva di finalità, senza un adeguata indagine conoscitiva dei reali bisogni dei cittadini.
 
L’università è priva di contenitori, luoghi e risulta frammentata ed è costituita da corsi di laurea che non danno l’innovazione culturale richiesta per dare un contributo significativo al territorio piceno.
 
In più teme che il divario con le università marchigiane e in generale con quelle italiane aumenti, in quanto è stato proposto a livello nazionale un questionario agli studenti dove sono valutati i docenti, il materiale didattico, le infrastrutture didattiche, gli orari, la regolarità delle lezioni, la puntualità e la presenza dei professori, se l’organico risulta funzionale e in base agli esiti saranno ripartiti dei soldi dallo stato che premia logicamente le università più organizzate.
 
È preoccupato per i giovani e si chiede il motivo per cui l’amministrazione comunale non si serve della Legge 28 agosto 1997, n. 285 "Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza".
 
Perché non fa una politica abitativa dei docenti universitari? Perché non istituisce come ha proposto la minoranza consiliare il Distretto Culturale per un dibattito serio, come del resto fanno diverse città italiane?
 
La cultura come fattore trainanti per un progetto turistico complessivo con la destagionizzazione dei flussi turistici (turismo tutto l’anno e non solo nei mesi estivi). Il comune di Noto, città patrimonio dell’Unesco, ha ricevuto per la costituzione del Polo del Barocco dalla Comunità Europea 51 milioni di euro.
 
In seguito prendono di volta in volta la parola i capi gruppo di minoranza, Giorgio Rocchi della Margherita puntualizza il limitato spazio di espressione che la minoranza ha sia in consiglio sia nei media locali, ribadendo che quello che non è visibile accade comunque, Marco Regnicoli dell’Alveare afferma che il centro sinistra è unito e che ha fatto proposte (Urp, Distretto Culturale ed altro) alla giunta e alla maggioranza consiliare.
 
Visto lo scarso interesse suscitato nel sindaco e negli assessori si tornerà nelle piazze con forum sociali per parlare con la gente dato che ci sono sempre più di quattordici mila ascolani che hanno vota il centro sinistra.
 
Il diessino Firmani spiega che Ascoli non è semplicemente un intervento di ordinaria o straordinaria manutenzione o la posa di due aiuole e di quattro fiori. Ci vuole un serio progetto di marketing urbano in accordo sia con l’Assindustria sia con le Associazioni Sindacali.
 
Sempre secondo lo stesso siamo sotto un governo cittadino ottocentesco, ma la realtà non è più così ed è finito il tempo del lavoro impiegatizio e del deposito in banca. Da questa osservazione occorre che la città prima si destrutturi per poi ricostituirsi per dare una risposta consona ai tempi in cui si vive altrimenti ci sarà una fuga di persone maggiore che nel passato.
 
Roberto Mascetti con poche parole dice che qualsiasi proposta della minoranza, accettata anche dai consiglieri di maggioranza nelle sedute di lavoro, viene matematicamente bocciata dalla giunta durante il consiglio comunale a prescindere che sia giusta o no. Una strumentalizzazione del potere per condurre una politica fatti con i voti consiliari e che si distacca sempre di più dai cittadini anche di centro destra.
 
Emidio Catalucci conclude gli interventi dicendo che il centro destra ha la maggioranza in consiglio il centro sinistra in città, inoltre puntualizza che le province sono distante dalle posizione romane e delle incomprensioni che si hanno con Romano Prodi e la lista unitaria in quanto il centro sinistra nelle realtà locali ha un progetto unitario di governo.
 
Poi parla di dell’impoverimento economico ma soprattutto della povertà del sapere ed esprime preoccupazioni per l’università ascolana ed ha il sospetto che l’Università della Pace traslocherà a Urbino in quanto la giunta comunale non ha il tempo per pensare ad una sede e alle strutture a lei necessarie.

23/12/2004





        
  



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