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"Gli anziani e il paziente geriatrico"

San Benedetto del Tronto | Un congresso interregionale per confrontare le operatività tra ospedali e tra ospedale e territorio nelle diverse realtà regionali.

di Adamo Campanelli

Il presdiente Nazionale S.I.G.Os Stefano Maria Zuccaro durante la conferenza

Il Congresso interregionale Marche, Abruzzo, Lazio della Società Italiana Geriatri Ospedalieri (S.I.G.Os.) si tiene da II anni - a rotazione annuale per ogni regione - in città sedi di Geriatria ospedaliera. Quest'anno è stato organizzato dall'Unità Operativa di Geriatria di S. Benedetto del Tronto - Marche.

Presidenti, Domenico Sabatini,
Direttore U.O. Complessa di Geriatria. Osp. Civile di San Benedetto del Tronto e Mario Sfrappini, Dirigente Medico di I Livello, U.O. Complessa di Geriatria

Il Congresso svoltosi in due giorni, ieri venerdì, in cui sono stati affrontati argomenti di gerontologia e di politica sanitaria, e oggi sabato sono stati discussi temi di clinica e di gestione dei Pazienti geriatrici nello spazio di due sessioni dedicate a I) Paziente acuto 2) Paziente subacuto,  conclude un percorso culturale realizzato tra medici dell'ospedale e del territorio.

È diffuso convincimento che una migliore utilizzazione delle risorse nell'assistenza sanitaria territoriale può ridurre il numero dei ricoveri in ospedale per ogni tipo di paziente. Per l'età geriatrica la soluzione consisterebbe soprattutto nel rimuovere la funzione socio-assistenziale svolta dagli ospedali nel recente passato e nel valorizzare i servizi territoriali.

Il sistema-ospedale ha risposto all'ampliamento della conoscenza medica specializzando i processi operativi. Di fatto l'ospedale produce validissimi interventi di settore, che però rispondono scarsamente alla domanda di salute dei Pazienti complessi (in primis quelli geriatrici), i quali sono spesso dimessi "guariti",
ma non restituiti al proprio stato di salute.

 L'organizzazione specialistica tradizionale dell'ospedale, curando solo la malattia, può causare la perdita dell' autosufficienza negli anziani; e, viceversa, che soltanto gli interventi assistenziali globali sulla persona e sull'ambiente sono efficaci e garantiscono la stabilità dei risultati. Da qui la necessità di confrontarsi culturalmente sui percorsi assistenziali - paziente orientati - già nella fase acuta della malattia.

La fase post-acuta della malattia, che spesso è considerata di "bassa assistenza", e che risulta concettualmente stravolta fin dalla sua istituzionalizzazione, anche per colpa di definizioni
fuorvianti, verrà studiata negli aspetti gestionali e di valutazione di efficacia. L'assenza di riferimenti culturali definitivi riguardo alla fragilità e alla stabilità clinica rappresenta lo stimolo per confrontare le differenti operatività, ed esplorare le modalità di interfaccia tra ospedale e territorio. Tutto questo nel convincimento che la fase post-acuta, soltanto se scientificamente gestita, consente di recuperare i pregressi livelli funzionali del Malato o di stabilizzare quelli acquisiti; in altre parole, di rispettare la salute delle persone e il rapporto economico costi/benefici.

Nel congresso si è discusso "trasversalmente" del paziente cronico, dopo aver chiarito alcuni dei principali motivi per cui il paziente anziano diventa - in ospedale - non autosufficiente, anche per malattie di per sé non invalidanti.

I problemi clinici acuti e post-acuti dell'anziano cronico sono stati affrontati in modo da individuare metodologie che, avvalendosi di tutte le possibilità assistenziali di rete, consentano di consumare correttamente risorse per ottenere obiettivi razionali e ragionevoli. Lo scopo è stato sempre quello di realizzare percorsi clinici rispettosi - insieme - della scienza, dell'etica e dell'economia.

04/12/2004





        
  



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