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Diplomati, matricole e laureati: la grande massa

| E il nostro territorio non riesce a procurare occasioni occupazionali

di Nazzareno Torquati

Sono 140 le nuove matricole dell’Università Politecnica delle Marche, corso in “Economia, mercati e gestione d’impresa”,  oltre 170 quelle del doppio corso in biologia dell’ Università di Camerino. A questi si aggiungono gli oltre 150 nuovi  iscritti nella facoltà di Ascoli. La quasi totalità di queste 460 nuove matricole provengono dalla nostra provincia o dalle località del vicino Abruzzo. Almeno altri trecento sono  i nuovi iscritti ai vari atenei in tutta Italia residenti nella nostra  provincia. A questi numeri sono da aggiungere almeno altri 350 giovani che devono ultimare i vari corsi di laurea aperti negli anni passati a San Benedetto ed Ascoli più circa 2000 studenti universitari sparsi in tutta Italia.

Nella nostra provincia nel corso degli anni si sono ammassati migliaia di giovani sia laureati in ogni disciplina che diplomati in ragioneria, odontotecnica, alberghiero ecc. senza nessuna prospettiva lavorativa nel medio-lungo periodo. Alcune centinaia di giovani sono stati costretti ad emigrare o a permanere nel luogo di studio dove hanno trovato una occupazione.

La preparazione pratica di chi è rimasto è vicina allo zero e nemmeno gli sforzi di corsi professionali, organizzati a centinaia con i fondi del FSE, sono riusciti a dare loro quel minimo di addestramento da renderli appetibili alle imprese locali. Con questo non si vuol dire che la didattica esercitata nei loro confronti sia scadente, semplicemente si vuol sottolineare che il nostro territorio non riesce a procurare le occasioni occupazionali per questa grande massa di laureati e diplomati.

Il voler attuare testardamente corsi di questo tipo se da una parte è meritevole perché comunque innalza il livello culturale della provincia dall’ altra parte crea delle aspettative difficilmente concretizzabili, e soprattutto sottrae una consistente porzione di giovani oggi assolutamente indispensabili per il turn-over della imprenditoria locale formato nella sua quasi totalità da piccole e medie imprese, molte delle quali in fase terminale, dove il saper fare le cose è più importante di una laurea usa e getta.

Purtroppo la disperata mancanza di dati e statistiche reali e l’ancora più disperata mancanza di attenzione ad esse degli attuali amministratori pubblici fanno sì che qualsiasi iniziativa che possa dare un minimo di visibilità venga perorata ed attuata. Senza pensare alle ricadute sociali, senza fare un’ analisi sui costi-benefici. Tutto è ancora dovuto al caso. Ed intorno a noi il nostro sistema economico sta franando nella totale indifferenza di chi ha il dovere di intervenire.

08/12/2004





        
  



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