Evil il ribelle al cineclub di Ascoli
Ascoli Piceno | L'appuntamento per mertedì e mercoledì della prossima settimana (18 e 19 gennaio) al Cineclub di Ascoli Piceno è con "Evil il ribelle". Candidato all'oscar come miglior film straniero.
Evil
L'appuntamento per mertedì e mercoledì della prossima settimana (18 e 19 gennaio) al Cineclub di Ascoli Piceno è con "Evil il ribelle". Candidato all'oscar come miglior film straniero, la pellicola del regista M. Hafstrom (Kops), in rappresentanza della Norvegia, è la storia di Evil ragazzo difficile, la cui vita è segnata da violenza e conflitto.
Svezia anni 50, Erik Ponti (Andreas Wilson), sedicenne segnato da una vita di violenza subita in casa e in strada, viene accettato nell'esclusivo collegio privato di Stjansberg. La cattiveria umana lo perseguiterà anche lì, ma il destino gli concederà istanti di serenità attraverso la grande amicizia con il pigro e intellettuale Pierre Tanguy (Henrik Lundstrom) e di intimità con l'amore di una came-riera di nome Mary (Linda Gyllenberg). Una lenta carrellata all'indietro e in pochi istanti il primissi-mo piano di due occhi verdi e inquieti lascia spazio a volti solcati da futili sorrisi piccolo borghesi.
Gli occhi appartengono ad Erik Ponti e saranno per l'intero film l'immagine-guida scelta da Ofstrom dove leggere il disagio del ragazzo e la sua distanza dagli altri. Il regista non utilizza la ripresa in soggettiva del protagonista preferendo riflettere quanto accade nel suo sguardo attraversato con intensità da dolore, rabbia, dolcezza e cattiveria. Alle frustate del patrigno seguono le sadiche an-gherie degli alunni più grandi del collegio, alloggiati nello stabile chiamato "Olimpo", dal processo al "verme" alle sfide nel quadrato, fino all'iconografica crocifissione sul prato. Per chi è nato con i-stinto di combattere e senso di ingiustizia, l'ubbidienza non può essere una virtù; capelli biondi, oc-chi verdi e giubbotto di pelle nera evocano immediatamente James Dean, citato esplicitamente in una conversazione riguardante Gioventù bruciata. Anche se la sua struttura fisica è di pura razza germanica come evidenzia un professore nazista, Erik viene appellato "selvaggio" come il titolo di un noto film dell'epoca con Marlon Brando. Notevole la prova di Marie Richardson interprete di una madre tormentata e insicura, priva degli strumenti per reagire ai soprusi e capace solo di suonare il piano per voltare le spalle al dolore. Eccessivamente compiaciuta la recitazione di John Rabaeus (il patrigno). I lunghi corridoi di legno e i vuoti saloni dalle vetrate gialle, illuminati costantemente da una luce soffusa, sono il corrispondente visivo di una società immobile. Stilisticamente ed emozio-nalmente efficace il contrasto tra l'immutabile scenografia del collegio e il senso di tensione e vio-lenza che pervade l'intero film. I gilet e i golfini dai colori caldi e dalla fine manifattura finiranno spesso macchiati di rosso.
Negli anni 50 la patria del Welfare State considerava sconveniente es-sere socialdemocratici e per Erik, come per il Liam di una pellicola di Ken Loach (Sweet sixteen), non contemplava dolci sedici anni. Per sconfiggere lo "spirito di gruppo" assetato di sangue non basteranno l'amicizia, lo sport, Ghandi ed Elvis ma sarà necessario l'aiuto della classe sociale e-mergente rappresentata dalla legge e dalla stampa. Come I 400 colpi di Francois Truffaut, Evil è un racconto autobiografico di rabbia, solitudine e, forse, di salvezza come suggerito dalla regia che invade di luce bianca la sequenza finale dopo circa due ore di fotografia dai toni freddi e cupi. Il film è tratto dal best seller (in Svezia ha venduto oltre 2 milioni di copie) autobiografico dello scritto-re Jan Guillou Ondskan, la cui uscita in Italia è prevista nel marzo 2005 con il titolo La fabbrica del male. Ondskan è conosciuto a livello internazionale per diversi libri di spionaggio da cui sono stati tratti lungometraggi e serie tv.
Regista molto noto in Svezia, Mikael Hafstrom ha diretto diversi film-tv e nel 2001 la sua prima pel-licola Levalivet (Giornate come questa) è stata candidata a diversi premi nazionali.
Oltre alla candidatura all'Oscar 2004, Evil è stato premiato in patria e in diversi Festival internazio-nali tra cui Miami (2004), Shangai (2004) e Viareggio (2003).
Al cinema Piceno, ore 21,15. Si entra con la tessera FIC, al prezzo ridotto del biglietto.
Svezia anni 50, Erik Ponti (Andreas Wilson), sedicenne segnato da una vita di violenza subita in casa e in strada, viene accettato nell'esclusivo collegio privato di Stjansberg. La cattiveria umana lo perseguiterà anche lì, ma il destino gli concederà istanti di serenità attraverso la grande amicizia con il pigro e intellettuale Pierre Tanguy (Henrik Lundstrom) e di intimità con l'amore di una came-riera di nome Mary (Linda Gyllenberg). Una lenta carrellata all'indietro e in pochi istanti il primissi-mo piano di due occhi verdi e inquieti lascia spazio a volti solcati da futili sorrisi piccolo borghesi.
Gli occhi appartengono ad Erik Ponti e saranno per l'intero film l'immagine-guida scelta da Ofstrom dove leggere il disagio del ragazzo e la sua distanza dagli altri. Il regista non utilizza la ripresa in soggettiva del protagonista preferendo riflettere quanto accade nel suo sguardo attraversato con intensità da dolore, rabbia, dolcezza e cattiveria. Alle frustate del patrigno seguono le sadiche an-gherie degli alunni più grandi del collegio, alloggiati nello stabile chiamato "Olimpo", dal processo al "verme" alle sfide nel quadrato, fino all'iconografica crocifissione sul prato. Per chi è nato con i-stinto di combattere e senso di ingiustizia, l'ubbidienza non può essere una virtù; capelli biondi, oc-chi verdi e giubbotto di pelle nera evocano immediatamente James Dean, citato esplicitamente in una conversazione riguardante Gioventù bruciata. Anche se la sua struttura fisica è di pura razza germanica come evidenzia un professore nazista, Erik viene appellato "selvaggio" come il titolo di un noto film dell'epoca con Marlon Brando. Notevole la prova di Marie Richardson interprete di una madre tormentata e insicura, priva degli strumenti per reagire ai soprusi e capace solo di suonare il piano per voltare le spalle al dolore. Eccessivamente compiaciuta la recitazione di John Rabaeus (il patrigno). I lunghi corridoi di legno e i vuoti saloni dalle vetrate gialle, illuminati costantemente da una luce soffusa, sono il corrispondente visivo di una società immobile. Stilisticamente ed emozio-nalmente efficace il contrasto tra l'immutabile scenografia del collegio e il senso di tensione e vio-lenza che pervade l'intero film. I gilet e i golfini dai colori caldi e dalla fine manifattura finiranno spesso macchiati di rosso.
Negli anni 50 la patria del Welfare State considerava sconveniente es-sere socialdemocratici e per Erik, come per il Liam di una pellicola di Ken Loach (Sweet sixteen), non contemplava dolci sedici anni. Per sconfiggere lo "spirito di gruppo" assetato di sangue non basteranno l'amicizia, lo sport, Ghandi ed Elvis ma sarà necessario l'aiuto della classe sociale e-mergente rappresentata dalla legge e dalla stampa. Come I 400 colpi di Francois Truffaut, Evil è un racconto autobiografico di rabbia, solitudine e, forse, di salvezza come suggerito dalla regia che invade di luce bianca la sequenza finale dopo circa due ore di fotografia dai toni freddi e cupi. Il film è tratto dal best seller (in Svezia ha venduto oltre 2 milioni di copie) autobiografico dello scritto-re Jan Guillou Ondskan, la cui uscita in Italia è prevista nel marzo 2005 con il titolo La fabbrica del male. Ondskan è conosciuto a livello internazionale per diversi libri di spionaggio da cui sono stati tratti lungometraggi e serie tv.
Regista molto noto in Svezia, Mikael Hafstrom ha diretto diversi film-tv e nel 2001 la sua prima pel-licola Levalivet (Giornate come questa) è stata candidata a diversi premi nazionali.
Oltre alla candidatura all'Oscar 2004, Evil è stato premiato in patria e in diversi Festival internazio-nali tra cui Miami (2004), Shangai (2004) e Viareggio (2003).
Al cinema Piceno, ore 21,15. Si entra con la tessera FIC, al prezzo ridotto del biglietto.
|
14/01/2005
Altri articoli di...
Cultura e Spettacolo
31/10/2022
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
27/10/2022
TEDxFermo sorprende a FermHamente (segue)
TEDxFermo sorprende a FermHamente (segue)
27/10/2022
53 anni di Macerata Jazz (segue)
53 anni di Macerata Jazz (segue)
26/10/2022
Il recupero della memoria collettiva (segue)
Il recupero della memoria collettiva (segue)
26/10/2022
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
23/10/2022
A RisorgiMarche il Premio "Cultura in Verde" (segue)
A RisorgiMarche il Premio "Cultura in Verde" (segue)
22/10/2022
Porto San Giorgio torna a gareggiare al Palio dei Comuni (segue)
Porto San Giorgio torna a gareggiare al Palio dei Comuni (segue)
20/10/2022
La Nuova Barberia Carloni apre un tris di spettacoli (segue)
La Nuova Barberia Carloni apre un tris di spettacoli (segue)
Ascoli Piceno
16/11/2022
Project Work Gabrielli, i vincitori (segue)
Project Work Gabrielli, i vincitori (segue)
15/11/2022
800.000 euro per le scuole (segue)
800.000 euro per le scuole (segue)
14/11/2022
Tre milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (segue)
Tre milioni di persone soffrono di disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (segue)
31/10/2022
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
Il Belvedere dedicato a Don Giuseppe Caselli (segue)
28/10/2022
Zero Sprechi, al via un progetto per la lotta agli sprechi alimentari (segue)
Zero Sprechi, al via un progetto per la lotta agli sprechi alimentari (segue)
26/10/2022
Il recupero della memoria collettiva (segue)
Il recupero della memoria collettiva (segue)
26/10/2022
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
Giostra della Quintana di Ascoli Piceno (segue)
26/10/2022
Tribuna presso lo Stadio “Cino e Lillo del Duca” (segue)
Tribuna presso lo Stadio “Cino e Lillo del Duca” (segue)
ilq
Le strade musicali dell'Ebraismo nel compendio cinematografico di David Krakauer
David Krakauer
"The Big Picture"
Quando il giornalismo diventa ClickBaiting
Quanto è sottile la linea che divide informazione e disinformazione?
Kevin Gjergji