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Islam e Occidente: Incontro e sfida

Ascoli Piceno | Martedì 25 gennaio, ore 17:30, a Palazzo dei Capitani, i giornalisti Giorgio Paolucci e Camille Eid, presentano il libro “Cento domande sull’islam”.

Cosa c’è dietro la parola “islam”? C’è il suo significato etimologico, la sottomissione al Dio invocato con 99 nomi diversi ma che resta una realtà irraggiungibile e inconoscibile. C’è una concezione che incorpora dimensioni pubbliche e private dell’esistenza proponendosi come religione, società e Stato. C’è una realtà umana fatta di un miliardo e 200 milioni di persone che si concepiscono come appartenenti a un’unica comunità transnazionale, la “umma”.

È un mondo complesso, che di questi tempi suscita interesse e paure, soprattutto a motivo dell’offensiva terroristica sferrata a livello planetario da quanti, come Benladen e i suoi epigoni, giustificano le loro gesta citando il Corano ed evocando un conflitto di civiltà che vuole schierare i musulmani contro il resto del pianeta, ma nel quale si agita anche una lotta per l’egemonia politica e religiosa del mondo islamico.

Cento domande sull’islam è il frutto di una serie di colloqui tra Samir Khalil, uno dei maggiori esperti di islamologia a livello internazionale, e due giornalisti esperti del problema, Giorgio Paolucci e Camille Eid.

Con la formula dell’intervista vengono affrontati i principali nodi problematici: la natura dell’islam, la sua diffusione nel mondo, i diritti umani, il rapporto con la modernità e la laicità, l’impatto con il cristianesimo, la sfida dell’integrazione in Europa. Un contributo per conoscere senza pregiudizi e senza ingenuità, nella convinzione che per imparare a convivere con una realtà che ha messo radici anche in Italia è necessario riscoprire le ragioni che fondano la nostra identità.

Il Centro Culturale “Clemente Rebora” ha rivolto alcune domande a Giorgio Paolucci, caporedattore del quotidiano cattolico «Avvenire» ed autore insieme a Camille Eid di diversi saggi sull'Islam e sul rapporto dei musulmani con la cultura occidentale.

Lei ha scritto che l'Islam cresce nel mondo con una proporzione 20 volte superiore di quella del Cristianesimo. E' qualcosa che l'Europa deve temere? 
Ci sono due tipi di derive possibili: una terroristica-fondamentalista-violenta, e una più sottile, culturale che considera l'Islam come una risposta forte alle domande a cui un certo modo di vivere dei cristiani non sa dare più risposte. Nel momento in cui si cercano sempre più risposte alle domande di felicità, di senso della vita, la cultura prevalente in Occidente e nel Cristianesimo risponde con dei se, dei ma e dei forse. Allora chi cerca certezze è portato ad avvicinarsi a un Islam che promette certezze anche se poi non le dà, allontanandosi da chi promette solo dubbi. C'è poi un altro fattore: la tendenza a presentare la religione cattolica come un insieme di precetti da rispettare, più che un’esperienza da praticare e così la si rende meno affascinante di quella che in realtà è».

Quale dialogo è possibile allora sia con gli islamici moderati che con i fondamentalisti?
Io credo che il dialogo ha delle precondizioni e deve essere creato da due parti, altrimenti è un monologo. Inoltre, deve essere fatto tra persone più che tra sistemi teologici o teologi. Terzo punto, va fatto a partire dalle esperienze elementari dell'uomo, un cristiano e un musulmano, a partire dalla concezione del lavoro, della famiglia, dell'amicizia dell'educazione dei figli. E' possibile dialogare a patto che ciascuno non rinunci alla sua identità, che il dialogo non diventi un ballo in maschera, per nascondere una propria faccia. Io credo che più che convincere l'altro della propria verità, sia possibile un dialogo della convivenza, un incontro a partire dalle esigenze elementari della vita che può portare a fare la strada insieme. Per gli altri, i fondamentalisti, penso che ci siano delle differenze ineliminabili sotto il profilo dogmatico e teologico che non possono assolutamente fare assimilare l'Islam al Cristianesimo».

Quale allora il rischio di una mancata integrazione dell'Islam?
Di far prevalere quelle componenti radicali che considerano l'integrazione sociale come qualcosa che mette a rischio l'identità islamica. Ci sono principi cardine che non possono essere derogati, questo deve essere un punto fermo: così l'eguaglianza davanti alla legge, la parità tra uomo e donna, la libertà di espressione, di religione, compreso il cambiamento della religione, la democrazia come elemento fondamentale della società, la separazione di religione e politica.
La sfida dell'Islam all'Occidente deve aumentare il recupero della nostra identità storica».

La società multiculturale allora è una utopia?

Diciamo che ha mostrato i suoi limiti.
L'utopia che si potesse governare un Paese, mettendo fianco a fianco le diverse identità senza fare delle proposte forti di integrazione è fallita. Ciò che si può fare adesso è riprendere la proposta di integrazione che porta a una identità più cosciente delle proprie tradizioni e delle proprie leggi, che sia disponibile ad arricchirsi con dei contributi che provengono da altre culture, tra cui quella islamica, purché compatibile con il sistema sociale e civile. A proposito del cosiddetto "islam moderato", credo che sia ancora una realtà piccola ma significativa che una istituzione civile lungimirante dovrebbe privilegiare rispetto ad altre che magari presumono di rappresentare le comunità musulmane ma che in realtà non portano ad alcun confronto. Queste comunità vanno aiutate ad emergere e a diventare sempre più visibili anche sui giornali a livello di opinione pubblica invece che puntare sempre su coloro che enfatizzano l'ostilità tra Islam e Occidente».

Il Centro Culturale “Clemente Rebora, che avverte l’urgenza di un “dialogo nella diversità fra mondo Islamico ed occidentale, invita tutta la cittadinanza, ed in particolare i giovani, a partecipare, e ringrazia in particolare l’Assessorato all’Istruzione ed alle Politiche Educative del Comune di Ascoli Piceno per la collaborazione ricevuta e per la sensibilizzazione verso le scuole della città ad essere presenti all’incontro.

21/01/2005





        
  



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