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A tutto campo

| CUNEO - Dove va il turismo in Italia?

di Beppe Tassone*

Dove va il turismo in Italia? Quali scelte di campo ha compiuto? Esistono altre realtà con le quali collegarsi e fare sinergia nel tentativo di ribaltare una realtà che non è delle migliori ed una crisi che nel 2004 ha fatto segnare un regresso, in alcuni mesi centrali dell’anno, che ha sfiorato il quaranta per cento delle presenze?
 
In una parola: è possibile uscire dall’angolo e giocare a tutto campo una partita che è ben più importante di quanto possa apparire, soprattutto in un momento di profonda deindustrializzazione e di crisi del sistema produttivo tradizionale?
 
Domande non facili alle quali è necessario dare risposte concrete ed immediate, se non si vuole correre il rischio di allargare sempre di più quel divario che sta allontanando il nostro Paese dagli altri che si affacciano sul medesimo bacino del Mediterraneo.
 
La crisi del turismo tradizionale in Italia ha radici nel recente passato: mancata ricerca, scarso adeguamento delle strutture, una politica fiscale che non induce alle aperture prolungate, il tentativo di ridurre nel tempo e nello spazio il momento delle vacanze a pochi canonici mesi estivi e ad alcuni “ponti” invernali o primaverili, ha fatto sì che i grossi flussi stranieri siano stati indirizzati verso altre nazioni e che l’Italia rappresenti non più un’opportunità spendibile con facilità per molti tour operator.
 
Risultato: prenotazioni che diminuiscono, prezzi che crescono per adeguare i costi ai mancati incassi, una sorta di cane che si morde la coda e che porta verso una recessione complessiva del settore.
 
La modifica dei comportamenti, successiva all’11 settembre, ma collegata anche con la crisi economica che ha colpito le famiglie, hanno fatto il resto: il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Calano le presenze negli alberghi e nelle strutture, le prenotazioni giungono con maggiori difficoltà, determinate zone faticano a crescere anche di poco, mentre altre nazioni decollano e vedono le affluenze aumentare in modo esponenziale.
 
Frutto anche della fine del conflitto nei Balcani, vero, ma soprattutto del mancato adeguamento del “sistema turistico italiano” agli standard delle altre nazioni del nostro stesso continente.
In contro tendenza, ma fino a quando non è dato saperlo, il turismo di movimento che sfrutta potenzialità diverse e che “regge” sulle famiglie, sulle loro scelte autonome, sulla capacità di decidere senza molte mediazioni ove trascorrere il proprio tempo libero e le vacanze.
Anche questo settore, peraltro, risente della crisi dovuta alle medesime ragioni che stanno provocando recessione nel sistema turistico tradizionale: il mancato adeguamento di troppi campeggi, la scarsa attenzione delle amministrazioni locali, l’incapacità da parte di molte regioni nel dare una sterzata verso un’apertura prolungata, la difficoltà di rapportarsi con territori nei quali la malavita gioca ruoli importanti, stanno creando problemi di un certo peso.
Anche in questo caso occorre “uscire dall’angolo” del ring ed acquistare una funzione centrale, occupando quegli spazi che gli altri sistemi tradizionali di fruizione del tempo libero hanno perso.
Di qui la necessità, innanzi tutto, di creare sinergia forte col territorio e col suo sistema produttivo.
Parole grosse che, peraltro, non sono di difficile attuazione.
 
Occorre immaginare il territorio non come un sistema a comparti stagli (c’è chi fa turismo, chi produce frutta, chi commercializza prodotti di nicchia, chi tutela il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico, chi opera quale volontario nelle associazioni) bensì come un sistema unico nel quale tutte le componenti giochino un ruolo omogeneo ed integrato tra loro.
 
Come muoversi in una simile realtà?  Quali scelte operare?  Chi debbono essere i partners?
Basta seguire la realtà del turismo di movimento per rendersi conto che questo “sistema turistico integrato” trova le proprie radici nel turismo all’aria aperta.
 
Chi si muove col camper predilige le località in grado di offrire il meglio di se stesse, aperte e sicure, poliedriche e variopinte sotto i vari profili.
Il turismo culturale, quello termale, quello enogastronomico, quello ecologico rappresentano tante componenti di un unico sistema che ha nel camper e nella caravan il mezzo ideale per esprimersi al meglio.
 
Così come non si può immaginare una crescita complessiva senza coinvolgere in un progetto serio le amministrazioni locali ed i produttori di alta qualità.
Il turismo plein air è tutto tranne che massificazione dell’offerta e dei gusti, predilige il particolare, cerca l’individuale: esattamente quello che migliaia e migliaia di cooperative, di piccole e medie ditte, di fattorie ogni giorno realizzano nel nostro Paese.
 
Quello che manca è un sistema integrato che aiuti a conoscere, che valorizzi, che concretizzi la proposta in un progetto unico e facilmente contraddistinguibile.
 
Certo, si tratta di imporre una nuova filosofia di approccio, un nuovo modo di intendere il turismo che esca dal chiuso degli hotel e dei villaggi vacanza, per coinvolgere in prima persona il territorio, per stimolarlo a produrre non solo per qualche spaccio o per pochi negozi, ma per il territorio medesimo in un sistema integrato nel quale il formaggio, il vino, la borsa artigianale, il souvenir, il museo, il centro storico diventano essi stessi offerta ed attrazione di un territorio che fa della presenza turistica il proprio fine e non solo uno dei tanti elementi della propria realtà.
Non è difficile mettere in pratica un’operazione del genere: occorre averne la volontà e trovare amministrazioni locali attente, consigli comunali in grado di programmare e produttori disposti a scommettere sul proprio stesso futuro.
 
Del resto la battaglia contro la massificazione dell’offerta (che poi privilegia prodotti non di nicchia per buona parte provenienti dall’estero) rappresenta una scommessa che occorre vincere a tutti i costi.
 
Per questo è necessario non farsi chiudere alle corde dalla crisi contingente, ma giocare una partita a tutto campo, sapendo che il risultato è scontato solo se vi sarà la volontà di tutti d’impegnarsi con serietà e perspicacia.
 
*camper club La Granda

24/01/2005





        
  



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