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Emergenza lavoro

Ascoli Piceno | Non esistono giustificazioni

di Federico Biondi

La Samp meccanica del gruppo Maccaferri con due sedi, Bologna ed Ascoli Piceno, ha fatto la richiesta di cassa integrazione a zero ore per il 50% del personale, siglando due settimane fa un accordo governativo a Roma con i responsabili delle Rsu.
 
Mettere in cassa integrazione il 50% del personale significa allontanare dal posto di lavoro 110 persone tra Ascoli Piceno e Bologna. La Samp meccanica richiese la mobilità ma i lavoratori sono riusciti ad ottenere la cassa integrazione e la mobilità volontaria.
 
Dal colloquio con uno dei responsabili delle Rsu, “se uno chiede una giustificazione valida di queste manovre, l’azienda dice che non c’è più mercato a causa dell’attuale guerra in Iraq”. L’industria Samp meccanica produce linee per il settore cavi e pare stia portando a termine degli investimenti per la realizzazione di uno stabilimento a Shangai.
 
Per adesso i lavoratori hanno firmato con i sindacati presso il Ministero del Lavoro i documenti per l’avvio della cassa integrazione. Quest’ultima durerà dodici mesi finiti i quali, se la Samp meccanica vorrà licenziare i lavoratori dovrà riaprire la mobilità, cosa possibile dato che l’azienda sta facendo poco per essere competitiva sul mercato italiano.
 
Altra emergenza occupazione coinvolge 87 lavoratori su 130 della Conad Adriatico, dove tra l’altro 43 salariati rimarrà senza mobilità. Quest’ultima è stata aperta il 23 dicembre ed entro 75 giorni deve nascere un accordo e se ciò non accade i dirigenti della Conad Adriatica dovranno incontrarsi in Provincia con l’assessore al lavoro.
 
Si cerca di ottenere degli incentivi e delle tutele soprattutto per i 49 lavoratori che hanno perso la mobilità dato che nel 2003 sono stati prima licenziati dalla Centro Conad, società controllata dalla Conad Adriatico e successivamente riassunti dalla stessa.
 
L’azienda di fatto è sempre una e i salariati chiedono uguaglianza nel trattamento retributivo, in quanto i lavoratori licenziati hanno diritto, per età anagrafica e retributiva, a tre anni di mobilità.
 
Da sottolineare il referendum che è stato realizzato dai dipendenti, con il quale non hanno accettato la terziarizzazione e questo perché le condizioni di lavoro peggioravano sia livello economico sia in materia di dritti sul lavoro.

26/01/2005





        
  



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