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Mancini:"Alla Samb per fare qualcosa di importante"

San Benedetto del Tronto | Il neoportiere rossoblù ripercorre tutte le tappe della sua carriera. Gli incontri con Zeman e Cassano. Per venire alla Samb, il 37enne portiere di Matera ha rifiutato la Ternana.

di Luca Bassotti

“Il colpo che abbiamo effettuato si va ad incastrare nella tradizione dei grandi portieri che possiede la piazza di San Benedetto”. Il responsabile Marketing e Comunicazione della Samb, Gabriele Mastellarini, rievoca le gesta di giovani portieri che giocando in riva all’Adriatico hanno compiuto il classico trampolino di lancio verso il grande palcoscenico del calcio nazionale come i vari Zenga, Tacconi, Ferron, Bonaiuti e Coccia, ma oggi nella sala stampa del Riviera è stato presentato un portiere che ha già dimostrato di possedere grandi doti e che ha tutta la voglia di dimostrare ancora molto.
 
Ben 240 presenze in serie A e 175 in B la dicono lunga su quello che è il valore di Francesco Mancini, l’ultimo grande acquisto della Samb. Della serie, avere trentasette anni e non sentirseli addosso. La storia calcistica di Mancini inizia proprio nella sua città, a Matera, dove gioca tre campionati in serie C2. Nella stagione sportiva 1987/88 l’approdo al Bisceglie, sempre in C2, costituisce il trampolino di lancio verso quella squadra, il Foggia, che lo farà conoscere alla grande platea.
 
Mancini, dieci campionati, tra serie C1, B ed A, con la maglia rossonera non si possono proprio dimenticare. “Quando si passa una bella fetta di carriera in una città come Foggia, dove praticamente sono riuscito a fare cose importanti, ci sono ricordi indimenticabili”.
 
Quali sono stati? “Le due promozioni, dalla C1 alla A, e i quattro campionati disputati nella massima serie con un grande allenatore che è Zeman”.
 
Che cosa rappresenta per Mancini il tecnico boemo? “E’ più di un amico, è un fratello maggiore ed anche un padre. Lui, per me, è tutto questo. La simpatia, tra noi due, è nata subito ed è stato facile conquistare la stima del mister”.
 
Fu proprio Zeman a rivoluzionare il ruolo del portiere e proprio con lei, è vero? “E’ così. Ero predisposto a fare le cose che chiedeva Zeman. Da ragazzino ho iniziato a giocare al calcio come centrocampista e quindi avevo piedi buoni. Ma con il tecnico boemo bisognava fare grossi sacrifici. Non bisognava fare solo il portiere. Per giocare come chiedeva lui bisognava allenarsi tanto a livello atletico. La domenica, poi, ne traevamo i giusti benefici e ti accorgevi che fisicamente si faceva bene”.
 
Da quel momento il ruolo del portiere ha avuto una sua evoluzione, non è vero? “Con il cambiamento delle regole, soprattutto con il retropassaggio, tanti portieri ebbero dei problemi”.
 
Erano, quelli, i tempi dei vari Baiano, Signori, Rambaudi, quando il Foggia veniva chiamato Zemanlandia. “Quei giocatori hanno poi raggiunto la nazionale. Quella era una squadra che, vinceva 4-0 o perdeva con lo stesso risultato, giocava sempre allo stesso modo”.
 
Zeman lascia il Foggia e diventa allenatore della Lazio. Mancini lo segue. “Fu una buona esperienza anche quella, seppur breve. Giocavo sempre in serie A. Da una squadra provinciale passavo ad una realtà completamente diversa. Sotto l’aspetto mentale accusai il salto, ma quella con la Lazio fu un’esperienza che mi fece maturare tantissimo”.
 
Mancini lascia la Capitale e dal 1997 al 2001 diventa il portiere del Bari. “Altri bellissimi ricordi. Conquistammo tre salvezze in serie A, cosa che non era mai riuscita nella storia del Bari. In quel gruppo c’erano Zambrotta e Cassano”.
 
A proposito di Cassano. Che tipo era? “Era in camera con me. Era praticamente un bimbo e bisognava tenerlo a freno. Ad ogni pranzo 4 o 5 schiaffoni gli arrivavano sempre”.
 
A Bari Mancini ha incontrato un altro maestro. “Fascetti era tutto l’opposto di Zeman, ma anche con lui mi sono trovato molto bene”.
 
La successiva esperienza con il Napoli che ti ha lasciato? “E’ tutta un’altra cosa, rispetto a Foggia e Bari. Giocare a Napoli è qualcosa di indescrivibile. C’è un’atmosfera tutta particolare”.
 
La scorsa stagione l’arrivo al Pisa. Come mai la decisione di scendere in C1? “Pisa è comunque una piazza importante. Eravamo partiti con obiettivi importanti con Simonelli, ma poi le cose non sono andate per il verso giusto. E’ arrivato Cabrini che ci ha permesso di arrivare a sfiorare i playoff. Ma in questa stagione ho avuto, sin dall’inizio, qualche problema con Cabrini e con il passare del tempo non ci sono stati più i presupposti per restare a Pisa”.
 
Ora l’esperienza nella Samb. “Cercherò di portare il mio contributo di esperienza e mi metterò a disposizione di tutta la squadra, allenatore compreso. Quella di San Benedetto è una grande piazza, tanto che ho rifiutato la proposta della Ternana”.  

26/01/2005





        
  



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