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Calcaterra racconta Ginobili

| TOLENTINO- Presentato il volume "Se fa…ma no ‘nze dice"

Mercoledì 5 Gennaio, a Tolentino, presso l’Auditorium della Nuova biblioteca Filelfica, il prof Enzo Calcaterra ha presentato il volume "Se fa…ma no ‘nze dice". L’evento è fissato per le 17:30.

Il libro è frutto di una piccola ma esaltante scoperta fatta nel 2001: "Mi è quasi scivolato in mano un fascicoletto scritto a macchina con annotazioni a penna, confezionato dallo stesso Ginobili". Dichiara ancora il prof. Calcaterra: "Una girandola di giochi verbali dove la fantasia, la malizia tutta popolaresca, lo sberleffo plebeo delle migliori occasioni… coinvolgono il lettore- interlocutore in una complicità contagiosa ed irresistibile." In una postilla, lo stesso Ginobili dichiara di aver affidato questo manoscritto in tre posti ben precisi, fra cui la Biblioteca Filelfica. Una serie di indovinelli, fra cui alcuni inediti, che giocano su doppi sensi pesanti, ma ancor più piacevoli nel momento in cui viene svelata una soluzione ingenua ed immacolata. "La malizia è negli occhi di chi guarda", recita un vecchio detto, "ma anche nell’orecchio di chi ascolta", aggiungeremmo noi.

Ancora dalla prefazione: "Tra quanti mi hanno aiutato in questo continuo e appassionato viaggio alla ricerca dei miei avi, sicuramente Giovanni Ginobili è stato il più fecondo, la sorgente a cui ho attinto con più assiduità e mi sono abbeverato più piacevolmente."

Anche per questo, all’interno della presentazione saranno riproposti alcuni canti popolari, cantati dallo stesso Calcaterra, già proposti nello spettacolo "Te do la vonasera… e ancora cando!".

A completare il volumetto, sono state aggiunte tre interviste che aprono ad un Giovanni Ginobili intimo, sicuramente inedito: un uomo rigoroso ed inflessibile ma, dall’altra parte, capace di confrontarsi con la scurrilità "la parolaccia, il turpiloquio, l’osceno", che oggi " hanno perso motivazione, emblematicità, forza, scandalosità, efficacia eversiva per molti motivi e cause." Mercoledì pomeriggio, chi avrà la volontà, potrà confrontarsi con un modo antico e ormai sfumato di vivere la parola oscena, lo stesso a cui attingeva la grande letteratura. "Si pensi… a un Porta o un Belli, nei quali la parolaccia attingeva all’alta sfera del tragico, oggi smarrita in un tempo votato al grottesco, alla banalità, all’autoreferenzialità del nulla."

07/01/2004





        
  



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