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Regione Marche: la crisi delle aziende del Tac (Tessile-Abbigliamento e Calzature)

| Come per le altre regioni italiane, anche per le Marche la fine dell’accordo Multifibre ha significato il rischio di una crescita insostenibile delle importazioni provenienti dai paesi a basso costo del lavoro, primo fra tutti la Cina.

di Francesca Romana Rinaldi

Analizzando il settore calzaturiero nella regione, la situazione risulta particolarmente critica: Confartigianato ha previsto l’ invasione di enormi quantità di prodotti senza marchio d’origine. L’associazione stima che, a causa dei processi di delocalizzazione e della fine del sistema delle quote, il settore rischia di perdere 15mila addetti nel giro di un semestre.
Secondo le previsioni di Rossano Soldini, presidente dell’Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani, nel 2005 le calzature importate in Italia saranno circa 250 milioni.
 
L’allarme è dunque molto alto soprattutto se si considera che il settore moda occupa il 5,9% delle imprese marchigiane e dà lavoro all’11% degli occupati.
In regione circa il 15% delle imprese sono in allarme: sono a rischio 7.500 imprese su una realtà regionale di circa 50mila aziende per il settore tessile, abbigliamento e calzature.
Sempre secondo dati forniti da Confartigianato, nei primi mesi dell’anno il tessile-abbigliamento della regione ha avuto un calo delle esportazioni pari a 5 milioni di euro, mentre il settore calzaturiero ha perso 133 milioni di euro.
 
Per il sostegno del Made in Italy le parti sociali continuano a chiedere di proseguire con l’impegno europeo per l’introduzione dell’obbligatorietà dell’etichettatura di origine sui prodotti del sistema tessile-abbigliamento-moda e di intensificare la lotta alla contraffazione dei marchi e dell’etichettatura di origine attraverso l’inasprimento di sanzioni come multe più elevate e distruzione della merce.
 
A livello nazionale la risposta del governo è stata l’introduzione del sistema di monitoraggio avviato da Bruxelles: si tratta di un sistema di controllo di certificati di sorveglianza per chi importa tessile in Europa. In questo modo si dà la possibilità all’UE di intervenire con misure di salvaguardia che rispettino gli obblighi della Wto.
 
L’ulteriore risposta che darà Unioncamere nei prossimi mesi consiste nella creazione di un’associazione per la difesa delle piccole medie imprese italiane dalla concorrenza straniera del tessile.
 
Per quanto riguarda la regione Marche, è in fase di studio la richiesta di adottare a livello regionale alcuni provvedimenti come l’eliminazione o la riduzione della componente “costo del lavoro” dalla base di calcolo dell’Irap, la riduzione temporanea dell’aliquota sugli acquisti di materie prime e sui prodotti finiti, agevolazioni a sostegno del credito e l’armonizzazione dei dazi doganali per tutti i prodotti del settore.

17/02/2005





        
  



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