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“Les choristes”: un film europeo agli Oscar

San Benedetto del Tronto | La proiezione unica al Cineforum Buster Keaton

di Giovanni Desideri

Avrà successo agli Oscar “Les choristes”, film di Christophe Barratier (Francia/Svizzera/Germania 2004)? Diversissimo dai film americani candidati ai “veri” Oscar (non “al miglior film straniero”). Ma come minimo non dispiacerà del tutto: come si dice, è un film ben girato, dalla sceneggiatura scorrevole. Ieri sera è stato proiettato al Cineforum, al solito “solo per oggi” del cinema a San Benedetto (per chi non c’era prendere l’A24).
 
Assomiglia a tante cose italiane: a cominciare dal “Cuore” di De Amicis (l’“Elogio di Franti” scatta in tutti gli spettatori che finiscono per tifare per il cattivo ragazzo dai capelli rossi, spedito in riformatorio). Poi a “Fantozzi” (i goffi preparativi completi di bottiglione di profumo dell’insegnante di musica – Clément Mathieu/Gerard Jugnot – per andare a ricevere la madre del suo migliore allievo, il co-protagonista, Pierre Mohrange, di cui il film è la storia in flashback); a “Nuovo Cinema Paradiso” (l’attempato protagonista che ricorda la sua giovinezza); al surrealismo della scuola in “Bianca” di Nanni Moretti. Ecc. Con venature dell’immancabile “Zéro de conduite” di Vigo: come un buon vino che secondo gli esperti sa di frutti di bosco.
 
Film leggero, divertente, poetico. Dallo schema semplice, con i buoni e i cattivi, molti cattivi che diventano buoni grazie al potere catartico della musica (i ragazzi della scuola “Fondo dello stagno”) e un ultimo cattivo che resta tale: il direttore Rachin, “resto” della divisione calcolata da Clément Mathieu. Il quale forma un coro all’interno della scuola, e dalle asperità di quei ragazzi disastrati (è il dopoguerra), ottiene un coro quasi angelico, con tanto di astro-solista: Pierre Mohrange, appunto, che vediamo all’inizio del film, direttore d’orchestra affermato, apprendere della morte della madre, prima dell’inizio di un concerto che si trova a dirigere a New York (con panoramica senza torri gemelle).

“Les choristes” è una fiaba, come il cinema francese ne produce da qualche tempo (p.e. Amélie). Non induce il desiderio di sparare sulla Croce Rossa, ma presenta per quello che sono le tinte pastello. È bello finalmente? È bello.

02/02/2005





        
  



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