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Coldiretti denuncia: “assurdo vietare la legna da ardere"

| PESARO - Luzi: "Le biomasse rappresentano una soluzione allo smog”.

“L’utilizzo della legna e delle biomasse in generale rappresenta una soluzione all’inquinamento, non un problema, e siamo dunque rimasti esterrefatti dinanzi all’iniziativa del Comune di Pesaro di vietare l’uso dei caminetti”. 

Lo afferma il presidente di Coldiretti Pesaro, Giannalberto Luzi, in merito alle polemiche sorte dopo la decisione della Giunta pesarese di scoraggiare i cittadini dall’utilizzare legna da ardere per tutto il mese di marzo. “Una scelta che, seppur parzialmente rientrata, proprio non capiamo – continua Luzi -, specie se pensiamo che gli stessi protocolli di Kyoto promuovono l’utilizzo di energie alternative come, ad esempio, quelle prodotte dalle biomasse”.

Fra gli inquinanti atmosferici, fa notare la Coldiretti pesarese, vengono annoverate cinque tipi di sostanze: ossidi di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi, ossidi di zolfo, particolati. Ma quanto incidono i tronchi bruciati nei camini delle abitazioni? Per l’ossido di carbonio, il 90% deriva dai trasporti, mentre appena l’uno per cento viene dalla legna, la quale produce ancor meno (0,2%) ossidi di azoto e idrocarburi (0,4%). L’incidenza della legna da ardere nelle emissioni di ossidi di zolfo è assolutamente trascurabile. Per i particolati, ovvero le particelle di smog, siamo invece allo 0,2%.

“Insomma, per affrontare il problema dello smog in città occorrerebbe piuttosto prendere altre iniziative – spiega Luzi -, come, per esempio, dare ulteriore sviluppo all’utilizzo di biocarburanti in grado di abbattere le emissioni inquinanti, secondo un orientamento sostenuto dall'Unione Europea; promuovere la realizzazione di unità fotovoltaiche nelle campagne; usare le biomasse, dalla legna alle colture energetiche, per gli impianti di riscaldamento. Le potenzialità produttive di energia da fonti rinnovabili dall'agricoltura nazionale potrebbero, infatti, coprire oltre il 6,4 % del fabbisogno energetico nazionale”.

Senza dimenticare che il divieto dei caminetti avrebbe pesanti ripercussioni economiche per le aziende che operano nelle zone montane. “Nelle Marche si producono circa 330mila metri cubi di legna da ardere – spiega Luzi -, e ciò rappresenta un’occasione di reddito per quelle imprese che si trovano nelle aree montane o svantaggiate, contribuendo alla manutenzione di un territorio altrimenti esposto ai rischi di dissesto idrogeologico e di spopolamento”.

21/02/2005





        
  



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